Stefania P. Nosnan ritorna in libreria con il suo nuovo romanzo: ‘C’erano tre rose rosse‘ edito da Bertoni Editore. Un romanzo semplice, ma in cui è insita una profondità disarmante. E’ infatti l’amore che primeggia più di tutto tra le sue pagine: un amore puro, sincero e che si trasforma ogni giorno.

E’ l’amore tra Davide e Francesca: giovani a tal punto da tuffarsi in questo nuovo mondo, e lì restare. “Ma in quale mondo?“, si chiede il lettore. In un mondo fatto di sostanze anziché apparenze, e di sentimenti trasparenti. Anzi, in un mondo fatto di sogni e, appunto, amore. Tutto ha inizio dal loro primo incontro: un incrocio di sguardi che rappresenta, per lui, salvezza. E’ proprio Davide a innamorarsi di lei. Lei, così indifferente, così diversa, così profonda. Francesca lo rifiuta, e lo fa in un modo totalmente esplicito. All’inizio accade questo, tra i due protagonisti: poi tutto subisce un cambiamento.

Lei apprezza il suo essere testardo e dolce allo stesso tempo, e apprezza anche tutte le attenzioni che ha nei suoi confronti. L’amore è imprevedibile e, improvvisamente, colpisce anche la ragazza: Francesca cade ai piedi di lui, e i due iniziano una bellissima (e importante) storia d’amore. L’amore diventa così il vero protagonista di questo romanzo: un elemento cardine che porta il lettore a trasformarsi continuamente, ma non solo. Nel leggere queste pagine, si ha l’impressione di vivere le loro storie, di credere nei loro sentimenti e di gioire con il loro mondo sincero. Accade tutto questo nella mente del lettore, ma accade anche ben altro.

Una malattia. Sarà proprio questa a sconvolgere la storia e il lettore stesso: “L’amore sarà in grado di sconfiggere anche il male più temuto?“, ci si domanda in continuazione. Sebbene il finale non possa essere svelato, mi sento di affermare come l’amore (in tutte le sue forme) possa continuare in ogni momento ad essere il sentimento primario del libro, e come il lettore senta costantemente di farne parte: di far parte appunto di un mondo a forma di cuore (e di rose rosse) che è stato costruito su quelle pagine bianche.


Ciao Stefania, e benvenuta tra le nostre pagine! Partiamo dall’inizio: come nasce in te la passione per la scrittura? C’è stato un momento particolare in cui hai compreso che questa sarebbe stata la tua strada?

Grazie a voi dell’invito. Ho sempre amato leggere, ma la scrittura è arrivata molto dopo. È stata catartica in alcuni momenti della mia vita, poi ho capito che mi piaceva e ho continuato, ma senza il coraggio di pubblicare. Una mia amica professoressa di italiano mi ha spronato a superare la timidezza e a tentare: così ho fatto.

Passiamo adesso al tuo ultimo lavoro ‘C’erano tre rose rosse’ (Bertoni Editore). Si tratta di una storia realmente esistita: dove nasce l’idea di raccontarla?

Nasce dalla voglia di far conoscere una storia d’amore un po’ particolare. Non è stato facile “metterla su carta”, è forse uno dei miei romanzi per cui ho impiegato più tempo nella scrittura.

Davide e Francesca sono inizialmente due sconosciuti, ma che diventano poi un’unica anima. Cosa è per te l’amore e quanto ha influito nel tuo percorso di crescita personale e professionale?

Dell’amore si può dire tutto ed è in tutto. Nel mio percorso ha influito e influisce ogni giorno. Lo trovo nella famiglia, negli amici e nei lettori. Dovrebbe (e uso questo tempo apposta), assieme al rispetto, essere il sentimento primeggiante in ognuno di noi. Ma a volte questo non succede e lo si vede ogni giorno.

La malattia: un elemento molto presente tra le tue pagine. Pensi che ci sia il modo giusto per affrontare questi momenti, psicologicamente parlando?

Se c’è la presenza di una persona forte che sostiene, aiuta e supporta, tutto è più affrontabile.

Quanto c’è di te nel tuo romanzo? In quale dei personaggi ti riconosci maggiormente?

Sicuramente in una delle figlie. Di me… come in ogni romanzo c’è sempre qualcosa dell’autore.  

‘C’erano tre rose rosse’ non è il tuo primo libro: ne hai scritti infatti altri cinque. Ci sono delle similitudini o differenze tra tutti i tuoi lavori?

Credo ci siano entrambe, ho scritto vari generi per capire quello che più era nelle mie corde o possibilità. Ho scoperto che amo l’ambientazione storica e il giallo, quindi mi vorrei posizionare tra questi due generi.

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Come procede la promozione del tuo libro? Parlaci dei tuoi futuri progetti.

La promozione procede bene, sono molto impegnata con Una salita per amore – Donne al fronte, il libro sulle portatrici carniche del 2019 e posso dire con orgoglio che è il primo romanzo pubblicato su questo argomento. In primavera verrà pubblicato il nuovo romanzo Il silenzio delle aquile, ad ambientazione storica (1944), con la casa editrice Bonfirraro Editore, tratto da una vicenda realmente accaduta. Ho appena concluso la stesura di un giallo ambientato a Udine e sono in scrittura con un altro ad ambientazione storica.

Recensione e intervista a cura di Stefania Meneghella

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