simonetta caminiti il bacioSimonetta Caminiti si racconta (foto gentilmente concessa dal suo Uff. Stampa) kosmomagazine.it

La giornalista Simonetta Caminiti ha aperto le porte delle librerie nazionali con il nuovo libro Il Bacio (Le Trame di Circe Editore) e si è raccontata ai microfoni di Kosmo Magazine.

Il terzo millennio è alle porte: è esso stesso una porta spalancata sulle promesse del futuro, per Diana e Khady, sorelle tardo-adolescenti dell’alta borghesia romana. Khady non è il frutto biologico della famiglia. Bellissima, adottata bambina dai genitori di Diana, è una ventenne di etnia meticcia e possiede il malioso dono del canto; ma si è integrata nella vita sociale prima e meglio di Diana. È Diana a raccontare la loro storia, sviluppata come romanzo di formazione e diario di quell’anno che mutò il suo sguardo verso l’amore, verso la vita, verso la sua stessa famiglia. Amica di una stravagante, anziana suora laica, innamorata di un ombroso musicista, Diana confessa senza pudore i sogni e i tabù di una generazione e di un’epoca.


Com’è nato il tuo primo approccio alla scrittura? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

Certamente da bambina. Non avevo idea di quale sarebbe stata la mia professione, ma che avrei sempre scritto lo sapevo bene. Recitavo a memoria le battute di Via col vento a otto anni, riempivo i quaderni di storie con protagoniste caparbie che scimmiottavano l’adorabile Rossella O’Hara. Oltre a una passione sempre più vorace per le storie, amavo, sin dalle scuole elementari, scrivere in versi.

È uscito da poco il tuo nuovo libro Il bacio: dove nasce l’idea per questa storia?

Un libro nuovo, sì, ma solo quanto a edizione (ne ha avute di precedenti, e un graphic novel, Sweet Eleanor 1999, è stato tratto da questo romanzo con tanto di cortometraggio animato). La stilla iniziale arrivò con il brano dei Beatles All the lonely people e la magica figura di “Eleanor Rigby”. E poi, la comprimaria Khady, una “sirena” afroamericana col dono della musica: la sorella adottiva della protagonista. Queste due ispirazioni sono alla base del romanzo, molto più di quello che poi si è sviluppato intorno a loro.

Nel tuo romanzo sono i giovani i veri protagonisti delle vicende. Cosa consiglieresti ai giovani sognatori che stanno cercando il coraggio di realizzare i propri sogni?

Di studiare e viaggiare più che possono. Di sperimentare, di sfruttare la tecnologia senza farsene risucchiare. Di tornare sanamente a conoscere il bello dell’attesa e del sogno che avevamo noi adolescenti degli anni ’90. Certamente, poi, di seguire le proprie vocazioni, se possibile: ormai, qualunque carriera si scelga, non c’è nulla di scontato!

simonetta caminiti il bacio
Simonetta Caminiti si racconta (foto gentilmente concessa dal suo Uff. Stampa) kosmomagazine.it

La storia viene narrata da Diana, che racconta appunto tutte le sfaccettature dei suoi legami. Com’è stato costruire il suo personaggio e cosa ti ha insegnato lei più di tutto?

Poco costruito, come personaggio. Ispirato, moltissimo. Differente da chi ero io alla sua età, ma neanche troppo. Bellissimo poter dire che mi ha insegnato ad avere più fiducia nel futuro, più immersione nel presente: cose che lei impara nel suo “viaggio” all’interno del romanzo.

Come ti sei approcciata a questo genere letterario?

I miei genitori insegnavano Lettere classiche, i romanzi di formazione mi sono stati somministrati come la più dolce delle vitamine. Trovo inoltre che leggere e scrivere buoni romanzi i cui protagonisti stanno affrontando le prime vere applicazioni alla vita insegni a interpretare molte sfumature del mondo adulto.

Futuri progetti?

Sono un editore, per cui la maggior parte del mio quotidiano è impegnata da questa professione. Ciò posto, ovviamente, scrivere. Dopo anni di giornalismo a tempo pieno, sceneggiature di libri a fumetti e traduzione, ho in cantiere due nuovi romanzi, molto diversi tra loro.

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