Antonella Albano è la Prima Ballerina del Teatro alla Scala di Milano. Originaria di Bari (Puglia), ha una carriera internazionale di tutto rispetto fatta di tanti sacrifici e altrettanti successi. Non è solo passione per la danza, la sua: è un modo tutto speciale di vivere la danza, di sentirla sulla propria pelle e assaporarla ad ogni passo. Il suo amore per le scarpe da punta si avverte ad ogni parola, ad ogni timbro di voce, ad ogni sorriso. L’artista ha infatti accettato di incontrarci e di presentare i prossimi progetti del rinomato Teatro alla Scala. Ci ha presentato anche sé stessa, rendendoci ancora una volta consci di quanto lei non sia solo ballerina, ma di quanto sia sinonimo di Danza. E questo accade quando c’è Amore, e nient’altro di più.


Nella tua carriera hai avuto numerosi successi e riconoscimenti, ma com’è nata questa fiammella per la danza? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

Sono nata con la danza, e ho sempre amato ballare. Non ricordo un momento in cui non amassi danzare; ballavo sempre, soprattutto quando guardavo Heather Parisi in tv. I miei genitori mi hanno così iscritto a una scuola di danza, e da lì non ho più smesso.

Sei la prima ballerina del Teatro alla Scala: quali sono gli insegnamenti più grandi che questo ruolo ti ha dato?

E’ sicuramente stato difficile raggiungere questo obiettivo: bisogna lavorare tanto. Sono entrata in Scala ed ero una delle poche esterne, dato che avevo studiato con Silvia Humaila a Fasano. Lei la considero la mia maestra, ed è stata per me un’insegnante grandissima. Ho poi studiato a Montecarlo e sono entrata in compagnia. Da lì c’è stata una lunga gavetta, che mi ha aiutato a diventare quella che sono oggi. Sicuramente non basta solo la passione per la tecnica, ma bisogna cercare di superarsi e di andare oltre. E’ importante cercare una propria maniera di raccontare e di arrivare al pubblico, e questa è la cosa fondamentale. Essere prima ballerina del Teatro alla Scala mi ha aiutato ad emozionare e ad essere generosa con il pubblico: prima lo facevo per me ma, essere prima ballerina, dà consapevolezze e incarichi più grandi, oltre che a delle aspettative più alte. Bisogna imparare a fare tutto con amore per emozionare il pubblico.

Dal 27 settembre al 1 ottobre ci sarà La Scala in città, un evento che riempie le strade di Milano di musica, danza e teatro. Quali sono le vostre aspettative in merito a questo evento?

E’ un’aspettativa meravigliosa, e l’abbiamo già fatto l’anno scorso. E’ bellissimo perché si arriva alla città e al pubblico che non ha la possibilità di arrivare in Scala. E’ un modo di arrivare a qualsiasi pubblico, ed è progettato in un modo eccezionale: è come se fosse un gala, ma si possono proporre tanti stili come il classico o il passo a due contemporaneo. Quest’anno ballerò ad esempio il passo a due La strada, che ho danzato anche durante il Gala Fracci. E’ un capolavoro creato da Mario Pistoni, e noi abbiamo avuto l’onore di lavorare con suo nipote. Questo passo a due si ispira a un film di Fellini, e io mi sono ispirata molto al personaggio: è pieno di pathos.

Uno degli obiettivi di questo evento è sicuramente quello di avvicinare i più giovani al mondo del teatro: cosa consiglieresti a coloro che stanno per approcciarsi al mondo della danza per la prima volta?

Lavorare e amarla. La danza non è semplice, è fatica: bisogna lavorare alla sbarre, si deve essere sempre in sala di danza, ci sono tante cose che vengono negate, ma queste difficoltà le si superano solo se la si ama veramente. Bisogna amarla, tuffarsi nella danza. Ci sono sacrifici che si fanno nella vita quotidiana, ma che sono ripagati quando si iniziano a vedere i risultati e si arriva a degli obiettivi.

Parliamo invece di Variazioni di Bellezza che si terrà al Teatro Arcimboldi di Milano, e che vedrà l’unione di un repertorio classico con quello contemporaneo. Secondo te, quale sarà la reazione del pubblico?

Ci saranno dei pezzi che abbiamo proposto in altri spettacoli, e il pubblico li ha amati. Saranno cinque fotografie che spaziano tra il classico e il contemporaneo. Abbiamo lavorato anche con András Lukács e Natalia Horecna, due grandissimi coreografi che sono anche due persone meravigliose. Quando si fanno delle creazioni per la compagnia, è bellissimo confrontarsi con i coreografi perché loro trasmettano il proprio senso del balletto. Il pubblico sarà secondo me entusiasta e sarà una serata meravigliosa.

Durante i vostri spettacoli, il pubblico vede il meraviglioso risultato finale. Ma cosa c’è dietro tutto questo? Quanto lavoro impiegate nella preparazione di ogni spettacolo?

Non è un lavoro molto semplice, e il tutto dipende da vari fattori. Quando c’è una nuova coreografia, il tempo di preparazione è di circa un mese. Al momento abbiamo tanti progetti in corso, e stiamo preparando vari pezzi.

LEGGI ANCHE –> Pasquale La Rocca pronto per Ballando con le Stelle: “Un’edizione speciale” | Il ballerino racconta il suo ritorno in Italia

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Oltre a questi due eventi, è in programma anche un mio spettacolo, Intimamente. E’ stato creato da me e lo porterò in scena al Teatro Piccinni di Bari, la mia città. Sono emozionatissima perché è la prima volta per me che danzo a Bari, e devo ringraziare l’Assessore Ines Pierucci e il Teatro Pubblico. L’ho chiamato Intimamente perché è un po’ come ritrovami con la mia famiglia e in quell’atmosfera intima. Ho scelto dei coreografi, anche loro miei amici; ho inoltre ideato la serata insieme al regista Nicola Valenzano. Ci saranno anche Piero Salvatori, musicista e compositore, e Gioacchino Starace che sarà il mio partner. I passi a due e i singoli saranno alternati con la voce di Nicola Valenzano e i brani di Piero Salvatori. L’evento è sicuramente dedicato a Bari. Il 5 settembre ho invece danzato con Roberto Bolle.

Com’è lavorare con lui e cosa ti ha insegnato più di tutto?

Quello che stimo tanto di Roberto è la sua semplicità. Roberto è Roberto, ma è la persona più umile che ci sia. Fa sempre sentire a proprio agio, e con lui mi trovo benissimo. E’ un partner eccezionale e, nonostante le sue fattezze da ballerino, ha avuto il coraggio di approcciarsi a coreografi contemporanei riuscendoci benissimo. Abbiamo danzato insieme Madina: lui era il mio zio cattivo. E’ la storia di una ragazza kamikaze che ha avuto il coraggio di ribellarsi, ma suo zio la induce a diventare appunto una kamikaze. Alla fine lei butta la cintura per terra. In scena, lui era pazzesco ed è capace di creare una magia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *