valerio santoro intervistaValerio Santoro si racconta (foto gentilmente concessa dal suo uff. stampa) kosmomagazine.it

Valerio Santoro è stato di recente il protagonista dello spettacolo teatrale Il Malloppo, presentato il 15 e il 16 luglio 2023 durante il Festival di Borgio Verezzi.

L’attore si è così raccontato ai microfoni di Kosmo Magazine, annunciando i suoi nuovi progetti e parlando delle sue esperienze passate.


Com’è nato il tuo primo approccio alla recitazione? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

Sono stato attratto dal mistero del teatro già da ragazzino, perché i miei genitori mi portavano sempre a teatro. Dalla provincia andavo con loro, e sono sempre rapito da questo mondo. Non ho avuto mai dubbi su cosa voler fare nella vita, dato che il primo approccio è stato proprio con una scuola di recitazione. Il mio primo spettacolo è stata un’esperienza meravigliosa che mi ha portato poi nella Compagnia De Filippo. Da allora non ho mai smesso di lavorare.

Il 15 e il 16 luglio sei stato in scena con lo spettacolo Il Malloppo: quali erano le vostre aspettative inizialmente?

Quando si iniziano nuovi progetti, le aspettative sono molto alte. È un autore “maledetto”, non rappresentato spesso in italia. Noi siamo andati a leggere questo testo meno rappresentato, che impersona ancor di più la personalità di questo autore che morì in circostanze particolari. Nei suoi testi si legge questo vissuto abbastanza punk, forte, e allo stesso tempo fatto di un grande sarcasmo e di una grande ironia. Lo spettacolo ha portato in scena tematiche che erano molto frequenti all’epoca in Inghilterra e che oggi sono ancora più attuali. L’asticella era già molto alta, e questo spettacolo si è posto sin da subito l’obiettivo di far ridere.

Cosa ti ha lasciato invece il tuo personaggio e com’è stato interpretarlo?

Mi ha appassionato davvero molto questo ruolo, anche grazie al regista che ha fatto con me un lavoro molto interessante. Io rappresento colui che subisce le angherie degli altri personaggi. Il mio personaggio potrebbe quindi rappresentare la società borghese di allora e il pubblico stesso.

Oltre ad attore, sei anche un produttore di vari spettacoli teatrali tra cui quello che ci sarà in futuro con Flavio Insinna. Com’è stato lavorare con lui?

Io e Flavio ci conosciamo da 25 anni; io con lui feci Don Matteo molti anni fa e da allora siamo rimasti amici. Quando ero adolescente, vidi uno spettacolo con Nino Manfredi e fui affascinato dalla sua personalità. Avendo incontrato il figlio, ho così avuto sempre l’idea di portare in scena qualcosa di suo. Flavio è inoltre un attore strepitoso che ha delle caratteristiche che si avvicinano molto a quelle di Manfredi attore, e ho così pensato di chiamarlo per lo spettacolo Gente di facili costumi.

Quali sono invece le prossime attività de La Pirandelliana?

La Pirandelliana è una società che è cresciuta moltissimo nell’ultimo periodo, e rappresenta una delle realtà più importanti d’Italia. In questo futuro prossimo c’è veramente tanta carne al fuoco, e durante la prossima stagione ci saranno in giro tanti spettacoli come Il Malloppo, Trappola per Topi, Gente di facili costumi. Ci sono insomma ancora tanti progetti in corso, e le idee sono moltissime.

Futuri progetti?

Presto sarò nel film di Luca Lucini e Ago Panini, dedicato a Mameli e che sarà trasmesso su Rai 1. Sarò inoltre sul set di Renato Giordano con Asia Argento, dove sarò Ugo (il co-protagonista del film). Ad agosto dovrei prendermi una pausa, e ad ottobre continuerò invece a girare l’Italia con il mio tour teatrale.

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