Immagine scattata dal satellite GOES-18 della NOAA, mediante lo strumento SUVI. Credits: NOAA/NASA/GOES-18 - SUVI

Lo strumento “Solar Ultraviolet Imager” (SUVI), a bordo del satellite GOES-18 della NOAA, ha catturato un’espulsione di massa coronale (CME) il 10 luglio 2022. Il CME si abbatterà contro il campo magnetico terrestre entro il 23 luglio 2022.

L’atmosfera superiore del Sole (la Corona solare) è costituita da un plasma estremamente caldo (gas ionizzato). Questo plasma, interagendo con il potente campo magnetico del Sole, genera degli anelli luminosi che raggiungono milioni di gradi di temperatura.

A volte, delle eruzioni possono espellere il plasma nello Spazio ad altissime velocità. Queste cosiddette espulsioni di massa coronale sono accompagnate da un’intensa radiazione e da un’emissione di particelle ad alta energia. Queste ultime, viaggiando nello Spazio, possono colpire un pianeta come la Terra.

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Lo strumento “Solar Ultraviolet Imager” (SUVI), a bordo del satellite GOES-18 della NOAA, ha catturato un’espulsione di massa coronale (CME) il 10 luglio 2022.
Credits: NOAA/NASA/GOES-18 – SUVI

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L’attività solare si sta amplificando, pertanto i fenomeni come l’espulsione di massa coronale e i brillamenti solari saranno più frequenti.

Ogni 11 anni circa, il campo magnetico del Sole si ribalta completamente. Questo fenomeno è chiamato “ciclo solare“. Durante questo periodo l’attività solare (cioè l’espulsione di massa coronale e i brillamenti solari) va da un massimo, quando compaiono un gran numero di macchie solari, a un minimo quando queste scompaiono.

POSSIBILI CONSEGUENZE

Le tempeste geomagnetiche si suddividono in cinque classi: da G1 a G5 (la tempesta in arrivo sulla Terra è di classe G1). Per una tempesta di classe G1 gli scienziati si aspettano un lieve impatto sulle linee elettriche, piccoli problemi alle operazioni satellitari e una possibile modifica nei comportamenti migratori degli uccelli e di altri animali che sfruttano il campo magnetico terrestre. Le aurore polari, che sono frutto dell’interazione tra le particelle cariche del vento solare e il campo magnetico terrestre, possono verificarsi a latitudini più basse del normale.

Articolo a cura di Fabio Meneghella

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