NASA's Space Launch System (SLS). Credits: NASA/Ben Smegelsky

Il Mega Moon Rocket “Space Launch System” (SLS) della NASA è ritornato sulla rampa di lancio 39B di Cape Canaveral (Florida), dopo aver risolto alcuni problemi scaturiti da una valvola di ritegno. Il 19 giugno 2022 il team ritenterà l’ultimo test pre-lancio, chiamato “the wet dress rehearsal test”.

IN COSA CONSISTE L’ULTIMO TEST?

La squadra di lancio per la missione “Artemis 1” caricherà il propellente criogenico (700.000 galloni, cioè 2,6 milioni di litri di idrogeno liquido e ossigeno liquido) nei serbatoi del razzo SLS; condurrà un conto alla rovescia completo e dimostrerà che è possibile ritardare un lancio e svuotare i serbatoi, seguendo le stesse linee temporali e le stesse procedure di un vero lancio.

Quando i test pre-lancio saranno terminati, il razzo SLS verrà riportato nel “Vehicle Assembly Building” e, successivamente, nel mese di agosto 2022 ritornerà sulla rampa di lancio 39B, per il suo primo lancio nello Spazio.

Per osservare in diretta i preparativi dei test pre-lancio, del Mega Moon Rocket “Space Launch System” (SLS) della NASA, presso il Kennedy Space Center di Cape Canaveral (Florida), Clicca QUI.

Il Mega Moon Rocket “Space Launch System” (SLS) della NASA.
Credits: NASA/Kim Shiflett

LA PRIMA MISSIONE ARTEMIS

Dove andranno SLS e Orion dopo il lancio di agosto 2022?

Il super razzo SLS e la navicella Orion (situata sulla sommità di SLS) saranno utilizzati per la missione lunare Artemis 1 senza equipaggio. La suddetta missione, oltre a testare le nuove tecnologie, invierà la navicella Orion verso l’orbita lunare alla velocità di 32.000 km/h (Orion si avvicinerà a soli 100 km dalla superficie lunare).

All’interno della Orion vi saranno anche dei manichini pieni di sensori, i quali cercheranno di capire il livello di radiazioni che gli astronauti assorbiranno nelle successive missioni, e la qualità della sicurezza della navicella.

E non solo: nella missione Artemis 1 debutterà anche la nuova tecnologia “Callisto”, creata dalla Lockeed Martin, Amazon e Cisco. Callisto è una interfaccia uomo-macchina, installata nella navicella Orion, con l’obiettivo di creare una comunicazione vocale tra gli astronauti e la navicella stessa; oppure tra i controllori di volo sulla Terra e la navicella.

Grazie a “Callisto”, l’equipaggio umano potrà accedere, con facilità e rapidità, alle informazioni sullo stato del volo, sulla telemetria, sull’orientamento del veicolo spaziale, i livelli di approvvigionamento idrico o lo stato della batteria. Questa tecnologia possiamo paragonarla all’assistente vocale “Alexa”.

Orion, in totale, percorrerà circa 2 milioni di chilometri in 4/6 settimane, allontanandosi dalla Terra di 450.000 km (la distanza Terra-Luna è di circa 400.000 km), e la sua velocità di rientro sulla Terra sarà di 24.500 mph (Mach 32). In altre parole, Orion ritornerà verso la Terra alla velocità di 39.500 km/h.

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In questo video possiamo scoprire alcune caratteristiche della navicella Orion.
Credits: NASA/Lockheed Martin

La missione terminerà con il rientro sulla Terra della navicella Orion, la quale ammarerà nell’Oceano Pacifico (vicino Baja, California), dopo aver resistito ad un fuoco di circa 2.760 gradi Celsius (il fuoco che si crea per l’attrito generato dopo l’ingresso nell’atmosfera terrestre, il quale avviene ad altissima velocità).

E’ impressionante pensare che Orion entrerà nel nostro pianeta alla velocità di 11 km al secondo (nelle prossime missioni ci saranno degli esseri umani al suo interno).

Solitamente, quando gli astronauti rientrano sulla Terra dopo aver lasciato la Stazione Spaziale Internazionale, il fuoco che avvolge la loro navicella raggiunge i 1.300 gradi Celsius di temperatura (in questo caso la temperatura è inferiore, rispetto alla temperatura che raggiungerà la navicella Orion, perché la Stazione Spaziale si trova a soli 400 km dalla superficie terrestre, quindi la velocità di rientro è inferiore).

Una curiosità: il modulo di servizio della navicella Orion, che fornirà il principale sistema di propulsione e alimentazione del veicolo spaziale (oltre ad ospitare aria e acqua per gli astronauti delle successive missioni Artemis), è fornito dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea).

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In questo video possiamo vedere l’animazione del trailer della missione Artemis 1.
Credit: NASA

LE SUCCESSIVE MISSIONI ARTEMIS

Nel 2024 la missione sarà ripetuta con “Artemis 2”, ma questa volta vi saranno gli astronauti veri all’interno della navicella Orion. Il primo equipaggio Artemis, non solo arriverà in orbita lunare, ma si allontanerà di altri 60.000 km dalla Luna, battendo così un nuovo record dell’umanità: mai nessun essere umano sarà stato così lontano dalla Terra, addirittura a 460.000 km dalla propria casa.

Sempre nel 2024, ci sarà il primo lancio della prima Stazione Spaziale Lunare: il “Lunar Gateway del programma “Artemis”. L’obiettivo è creare una stazione spaziale in orbita lunare, per permettere la discesa e l’ascesa di uomini e donne sui vari siti della superficie lunare.

Entro il 2028 (attualmente la NASA dice tra il 2026 e il 2028) partirà la missione “Artemis 3”, la quale porterà sulla superficie lunare la prima donna e il prossimo uomo.

In breve, la missione “Artemis 3” partirà con il super razzo SLS della NASA, il quale porterà la navicella Orion verso la Stazione Spaziale Lunar Gateway in orbita lunare. Dopo l’attracco, gli astronauti usciranno dalla Orion ed entreranno nel Lunar Gateway, dirigendosi verso la gigantesca astronave “Starship” della SpaceX di Elon Musk, anch’essa attraccata al Gateway (la Starship è alta circa 50 metri, quasi come il Colosseo).

La Starship, con gli astronauti entrati al suo interno, si sgancerà dal Gateway e comincerà la discesa verso la superficie lunare, per l’atterraggio, o meglio, per l’allunaggio sulla Luna.

Attualmente la Starship di Elon Musk è in fase di sviluppo. Tra luglio e agosto 2022 ci sarà un test molto importante: la Starship sarà montata su un super razzo alto 70 metri, chiamato “Super Heavy” (la Starship è alta 50 metri e il Super Heavy 70 metri, quindi insieme diventeranno un mega razzo di 120 metri). Ed è proprio questo razzo “Super Heavy” che porterà nello Spazio l’astronave Starship.

In seguito, dopo aver lasciato nello Spazio la Starship, il razzo Super Heavy tornerà indietro, atterrando nuovamente sulla Terra, per essere riutilizzato (come accade a tutti i razzi della SpaceX).

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In questo video possiamo vedere l’animazione creata per spiegare una parte del programma “Starship”, il quale include le missioni sulla Luna, su Marte e in orbita terrestre.
Credit: SpaceX

QUALI SONO LE CARATTERISTICHE DI SLS DELLA NASA?

Lo “Space Launch System” (SLS) della NASA, nonché il razzo più alto del mondo e il più potente della storia, è alto ben 110 metri (più alto della Statua della Libertà, o quanto due Colossei di Roma o, per essere precisi, un po’ più alto della “Torre Velasca” di Milano).

Il suo peso è di circa 2.500 tonnellate e, durante il lancio, i motori produrranno una spinta di circa 4.000 tonnellate (il 15% più potente del razzo Saturn V, che portò l’uomo sulla Luna tra il 1969 e il 1972).

SLS è l’unico razzo al mondo in grado di inviare la navicella Orion, astronauti e merci direttamente in orbita lunare, in una singola missione. Esso può trasportare fino a 27 tonnellate di carico.

Nei prossimi anni la NASA lavorerà a delle varianti del razzo SLS: vi saranno delle versioni che trasporteranno solo merci, riuscendo a portare nello Spazio fino a 46 tonnellate di carico.

Il Mega Moon Rocket “Space Launch System” (SLS) della NASA.
Credits: NASA/Ben Smegelsky

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IL FUTURO DI SLS

Lo “Space Launch System” (SLS) della NASA è considerato un Mega Razzo “provvisorio”, quasi un ponte per le future missioni spaziali, soprattutto per gli alti costi che occorrono per ogni lancio.

Infatti, ogni lancio costerà circa 4 miliardi di Dollari (3,6 miliardi di Euro), e potrà portare nello Spazio tra le 27 e le 46 tonnellate di carico.

Invece, la Starship della SpaceX di Elon Musk, assieme al suo razzo Super Heavy, avrà un costo di soli 2 milioni di Dollari (1,8 milioni di Euro) per ogni lancio, e potrà portare nello Spazio circa 100 tonnellate di carico.

Articolo a cura di Fabio Meneghella

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