Luca Arnaù ha alle spalle una lunga carriera nel mondo giornalistico: genovese di nascita e milanese d’adozione, ha diretto testate storiche come Eva 3000, Vip, Ora e Di Tutto. Lavora oggi come autore di cinema, documentari e serie tv. Dopo il grande successo del suo libro Le dieci chiavi di Leonardo, Arnaù torna – sempre in collaborazione con Newton&Compton Editore – con il nuovo romanzo L’enigma di Leonardo. Una storia, questa, che riprende la magia del grande Leonardo in veste di investigatore.


Com’è nato il tuo primo approccio alla scrittura? Quando hai scoperto che sarebbe stata la tua strada?

Ero giovanissimo: a 18 anni ho infatti iniziato a fare il giornalista e, l’anno successivo, sono entrato nel Quotidiano di Genova. L’ho capito dopo il liceo, dato che sapevo solamente suonare e scrivere. Ho così dovuto decidere quali delle due poteva essere il mio percorso. Ho scelto la scrittura.

Sei diventato noto soprattutto grazie al romanzo Le dieci chiavi di Leonardo: ti aspettavi tutto questo successo? Cosa è cambiato da allora?

Sono il Direttore di vari giornali da un sacco di anni; sono quindi abituato al mercato e alle sfide del mercato. Ero già consapevole di quella che poteva essere tutta la dinamica dell’editoria. Prima facevo il direttore con uno stipendio fisso, adesso cerco di fare lo scrittore.

Parliamo del tuo secondo libro L’enigma di Leonardo: dove nasce l’idea per questo libro?

Nasce da un articolo di Focus che ho letto un anno e mezzo fa. Si diceva che nel 1480 arrivavano i primi archibugi, ossia le prime armi da fuoco. I primi erano apparsi una ventina di anni prima, ma erano ancora armi rozze e incapaci di essere utili; inoltre, non colpivano da un albero a venti metri di distanza. Ci volevano diversi minuti. Nel 1480, c’è stata invece la scoperta di questo acciarino che aveva una molla aspirale di acciaio. Questa veniva inserita e faceva scattare una scintilla. Divenne – in questo modo – tutto più semplice e più veloce. E’ nata così l’idea del libro.

Il protagonista indiscusso della tua storia è senz’altro Leonardo Da Vinci. Cosa rappresenta per te questo grande artista e cos’ha rappresentato nella costruzione del racconto?

Rappresenta il protagonista dei mie libri. E’ un Leonardo Da Vinci giovane, che viene fuori da un periodo molto complicato. Dal ’76 all’80, non esistono infatti opere d’arte fatte da Leonardo, e non esistono nemmeno quadri o sculture. Quello fu un periodo molto complicato per lui: venne processato per sodomia. Fortunatamente ne uscì, perché il suo co-imputato era il nipote di Lorenzo De’ Medici e non potevano condannare il nipote del Magnifico. Da allora, gira su di lui una voce sulle sue peripezie sentimentali e perde per questo il suo bacino di clienti. Leonardo entrò in crisi ed ebbe questo periodo molto vuoto. Io mi sono immaginato che, in quel periodo, Leonardo fosse diventato un investigatore.

Si parla di una Firenze del ‘400 e di un periodo storico fatto di tensioni e di conflitti. Com’è stato parlare di quel momento della storia e com’è stato immedesimarti in quel periodo?

Io adoro il ‘400: è un periodo di profondi cambiamenti soprattutto in Italia. Ci sono Stati che muoiono ogni giorno, oppure grandi Stati che cambiano bandiera da un momento all’altro. Leonardo visita Pisa, Genova, Milano, combatte contro la Francia e contro Milano: insomma, è un periodo di alleanze e strategie. E’ un periodo in cui c’è un fermento pazzesco.

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Cosa c’è dietro il tuo stile letterario? Chi sono stati i tuoi maestri letterari?

Scrivo gialli, trhiller, ho fatto il cronista di cronaca nera. Conosco quindi molto bene le indagini, dato che ho incontrato i veri serial killer. Il mio stile viene da lì: il primo libro era molto horror; il secondo è invece un’avventura. Ho cercato di metterci arrembaggi, battagli, duelli.

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

A dicembre esce un terzo libro che è un romanzo storico, ma staccato da Leonardo, da Firenze e dal ‘400. Si chiama Yeshua: è il nome ebraico di Gesù e si svolge nei primi 30 anni di vita di Gesù. C’è una serie di personaggi che incrociano le loro storie, c’è una ribelle ebrea, c’è Barabba che è un capo ribelle, c’è il piccolo Gesù di cui non si sa assolutamente nulla. Con Newton, uscirà invece un terzo Leonardo: si chiama L’arcano di Leonardo, e sarà il terzo della serie. Ho poi scritto una sceneggiatura che si chiama La banda del Buffardello: è una commedia moderna che uscirà al cinema nel mese di Novembre; ci sono Umberto Smaila e altri comici degli anni ’70 come Max Cavallari, Pippo Franco e Mattioli. Uscirà inoltre una serie tv – di cui ho sempre scritto la sceneggiatura – che si chiama Italians e che verrà trasmessa su Chili. Sarà una sorta di gossip sui grandi personaggi del passato.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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