Jacopo De Michelis ritorna in libreria con ‘La Stazione‘ (edito da Giunti editore), e dimostra al lettore le sue piene (e attente) capacità stilistiche e interpretative.

Riccardo Mezzanotte è un giovane ispettore che ha però vissuto un passato difficile e burrascoso. La sua vita inizia a cambiare, quando prende servizio nella Sezione di Polizia Ferroviaria della Stazione Centrale. Colto da quella sana determinazione che lo caratterizza, l’uomo inizia così ad indagare su un caso misterioso ma comunque importante: la presenza di alcuni cadaveri di animali che sono stati disseminati proprio in quel luogo. Lì conosce Laura Cordero, una giovanissima volontaria di un centro di assistenza per gli emarginati che frequentano la Stazione.

Il protagonista è però solo uno: quel luogo misterioso che vede passare amori e speranze, quel posto in cui passano i treni. Tutto ruota attorno al buio che nasconde la Stazione, e anche alle storie che diventano ormai impossibili da raggiungere. Sembra quasi una sfida, il romanzo di De Michelis, e sembra quasi una scommessa. “Riuscirò a terminarlo?“, si chiede il lettore quando conserva tra le mani il volume. La verità è che le pagine scorrono inesorabilmente e non riescono a fermarsi.

L’autore ha utilizzato i suoi pensieri e li ha trasformati in una storia costruita su più generi stilistici: il thriller si sovrappone al sentimentale ma anche al dramma. Non c’è un’unica via, tra quelle parole, ma tante strade che si intersecano tra di loro e che trasformano il lettore in spettatore: si guardano i personaggi e si assiste ad un cambio di maschera improvviso e repentino.

Il tutto è inoltre descritto con uno stile impeccabile: il lavoro di Jacopo De Michelis lo definirei straordinario. L’autore è riuscito a trasmettere a parole tutto il suo mondo. Lo definirei anche minuzioso e dettagliato, il suo stile: a tratti caotico e confuso, ma comunque meraviglioso. De Michelis racconta tutti gli eventi senza tralasciare nulla, e lo fa con un’assoluta consapevolezza di sé stesso e di quello che sta raccontando.

Poi ci sono i mondi di Riccardo e Laura: due luoghi distanti, appunto. Sembrano davvero distanti, questi personaggi, all’inizio della lettura. Poi accade qualcosa: la loro profondità e la loro voglia di scoprire e di risolvere, li portano a diventare quasi un tutt’uno.

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Anzi, a divenire un tutt’uno con il lettore: è quasi impossibile smettere di leggere, si vuole arrivare fino in fondo, si vuole capire e, nonostante il buio, si vuole vivere quella Stazione. Si vuole sopravvivere, anche, e si vuole ritornare ad essere persone diverse. Soprattutto però, si resta a bocca aperta nell’ammirare il grande lavoro (sacrificato, sicuramente) dell’autore: lo studio si tasta con le proprie mani, si tocca e si percepisce in ogni modo. Jacopo De Michelis – possiamo dirlo apertamente – ha realizzato un capolavoro: è riuscito a dare perfettamente l’idea di cosa significhi guardare ogni giorno quella Stazione, e sentirsi di parte di essa. Ci è riuscito perfettamente, e il lettore ha saputo accogliere ogni suo pensiero (come se fosse un amico a cui che non vedeva da anni).

Recensione a cura di Stefania Meneghella

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