Riccardo Bertoldi ritorna in libreria con il suo nuovissimo romanzo “Mi prometti il mare. Ricomincio da me” (Rizzoli Editore), ma ritorna soprattutto con un sorriso. E’ questo il primo aspetto che ho immaginato quando ho chiuso le pagine dell’autore: il sorriso. Un sorriso leggero, delicato, fatto senza troppi sforzi: il sorriso di una donna che, dopo le tempeste, riesce a scorgere la bellezza del cielo e ad intravederne il Sole.

Il sorriso di Sofia che, nel corso della sua vita, ha saputo vivere ma anche piangere: ha saputo stringere i pugni e camminare su quella strada fatta di un cemento sempre troppo bagnato. Mai asciutto, quel percorso su cui ha dovuto camminare. Mai con un fiore che assapora la propria libertà. L’amore di Sofia è stato un amore pieno di sfaccettature: lo è stato quando era solo una ragazzina e il mare si attaccava alla pelle come un vestito. Lo era anche da donna, quando il tradimento dell’uomo che amava aveva ucciso i suoi sogni e li aveva resi cenere.

E’ un libro leggero, appunto, quello di Riccardo Bertoldi: è un libro che viene letto senza macigni sul cuore e con una piuma tra le mani. Lo stile è semplice e, nel corso delle pagine, si ha come l’impressione di prendere Sofia tra le mani e abbracciarla lentamente. Si avvertono brividi, e mai timori: si avverte soprattutto la profondità del messaggio che vuole trasmettere. Il mare è sempre lì per noi, e ci farà rinascere. Il mare, con le sue onde infinite, non è mai riuscito a tornare indietro: anzi, ci fa nuotare nel suo azzurro e lì ci fa restare. Senza più pesi nell’anima, senza più paure. Un sorriso: ed è subito rinascita.


Come nasce questa passione per la scrittura? Quando hai compreso che sarebbe stata la tua strada?

Ho questa passione da sempre: in primis come lettore. Ho poi iniziato a scrivere qualcosa quando frequentavo il liceo. Nel 2015, ho pubblicato due libri molto piccoli con un piccolo editore, ed erano andati molto male. Quando mi sono iscritto alla Facoltà di Lettere, ho provato a vedere le cose in modo diverso: dopo la laurea, ho così accettato la scommessa di una piccolissima casa editrice che stava aprendo in zona. E’ andata bene, perché ho pubblicato un libro che abbiamo poi ceduto a Rizzoli. Ho così conosciuto il direttore di Rizzoli: prima dell’incontro, sapevo che quella avrebbe potuto essere la mia opportunità. Sono nato in un piccolo Paese e non avevo mai avuto contatti con questo mondo. L’ho così chiamato alle due di notte, e lui mi ha risposto molto male. Il giorno dopo, sono andato da lui con il mio titolare: eravamo con la mia macchina. Quando è finito l’incontro, mi ha chiamato il direttore di Rizzoli e mi ha chiesto di fermarmi a Milano e di parlare con lui. Io dovevo tornare a Trento con il mio titolare, dato che eravamo con la mia macchina. Lui ha così fatto partire quest’ultimo con il treno, e io sono rimasto. Abbiamo chiacchierato ed è nata l’idea del primo romanzo. Un mese fa, il direttore mi ha confessato il perché avesse cambiato idea su di me: io sapevo che stavo facendo qualcosa di sbagliato chiamandolo alle due di notte ma, nonostante questo, l’ho fatto ugualmente. Ha così confessato di essere rimasto colpito dal mio comportamento e dal mio non voler assolutamente perdere questa occasione. Da lì, è nato tutto.

Parliamo adesso del tuo ultimo lavoro ‘Mi prometti il mare. Ricomincio da me”. Hai raccontato, in modo dettagliato, l’universo femminile. Dove nasce questa idea e cosa ti ha dato l’ispirazione?

Questo è il mio primo romanzo scritto dal punto di vista di una donna: era una cosa che volevo fare da un po’. Per scrivere un romanzo, ho sempre bisogno di una nuova sfida: questa idea è nata dal fatto che, nell’ultimo periodo, sono stato circondato da donne in rinascita. Ricevo inoltre spesso messaggi dai miei lettori, che mi chiedono sempre consigli: mi scambiano come psicologo. Ho così voluto creare un libro dedicato alla rinascita, con il quale rispondere anche a loro.

Quando Sofia decide di lasciare definitivamente suo marito, crea una lista mentale degli obiettivi da raggiungere. C’è molta psicologia e psicoterapia in questi momenti. Hai studiato questa disciplina durante la stesura?

Per essere più credibile, durante la stesura di questo romanzo, mi sono fatto affiancare da uno psicoterapeuta. Con lui, abbiamo creato questa lista. E’ un percorso verosimile che una persona può fare quando affronta un momento difficile, come un tradimento o un lutto. L’idea era quella di scrivere un romanzo “utile“: mi piacerebbe che una persona, che sta affrontando un periodo del genere, possa mettere in pratica questa lista anche nella vita reale. Ho sempre avuto la passione per la psicologia, ma non l’ho mai approfondita. E’ un ambito che mi piace: nei miei romanzi, parlo sempre di sentimenti. Quest’anno, avevo proprio bisogno di un aiuto esterno, dato che non volevo scrivere inesattezze. Credo che sia anche importante fare un percorso dallo psicologo, ed è stato bello scoprire vari aspetti. E’ stato terapeutico, anche per me.

C’è un personaggio, tra quelli che hai descritto, a cui ti senti più simile e a cui sei particolarmente legato?

Questo è il mio romanzo meno autobiografico. Mi nascondo in quello che dicono i personaggi e nei loro punti di vista. Nel carattere dei personaggi, non mi rivedo molto. Sofia ha ovviamente una sensibilità più femminile, in quanto donna. Mi sono nascosto in quello che dicono.

La musica è un elemento molto presente tra le tue pagine. Quali pensi che siano le similitudini tra la scrittura e la musica? Quello musicale, è un ambito molto presente anche nella tua vita?

Le canzoni di oggi sono le poesie di una volta. Il mio modo di scrivere è molto diverso: io scrivo in prosa e, per scrivere canzoni, occorre utilizzare la metrica. Io sono figlio di musicisti, ma è un ambito che in realtà non conosco. Inserisco sempre le canzoni nei libri; ascolto musica mentre scrivo. Nei ringraziamenti, ringrazio solitamente le canzoni che ascolto durante la stesura. Per scrivere questo romanzo (che è ambientato verso il 1995), ho fatto così una ricerca delle canzoni dell’epoca. E’ stato bello ricreare il mondo che c’era allora, attraverso i brani e la moda del tempo.

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“Mi prometto il mare” è un po’ il significato centrale del tuo libro. Secondo te, qual è il segreto per trovare la forza di ricominciare e di promettersi, appunto, il mare?

Secondo me, dipende molto spesso tutto dalla rabbia. E’ un sentimento sottovalutato e di cui si parla poco: nel caso di eventi negativi, riusciamo anche a perdonare ma non riusciamo ad essere arrabbiati. Il problema è che la rabbia ti tiene ancorata a quello che è successo: dovremmo invece mettere un punto a quell’evento, metterlo in un cassetto, considerarlo vero ed archiviarlo senza rabbia o rancore. A quel punto, riusciamo a ricominciare e a prometterci il mare. Ad essere veramente felici.

Come procede la promozione del tuo libro? Ci sono già alcuni progetti in ballo?

Adesso abbiamo fatto alcune date di presentazioni, e sono andate davvero molto bene. Spero di poter continuare con altri eventi.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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