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Antonio Manzini torna in libreria con ‘Le ossa parlano’, ma parlano anche le parole

Lo scrittore Antonio Manzini torna tra gli scaffali delle librerie, ma stavolta lo fa in un modo ancora più diretto: ‘Le ossa parlano‘ (Sellerio editore) è una delle tante storie dell’ormai famosissimo Rocco Schiavone. L’uomo ritorna sulla scena letteraria, e ci proietta (sempre di più) in quel suo mondo fatto di misteri e ricerche di verità. Ma quale caso dovrà affrontare l’indimenticabile Schiavone?

E’ quello che si chiede il lettore quando, nell’aprire la pagina del libro, vuole a tutti i costi scoprire cos’ha in serbo per lui Rocco. Solita vita, solita professione. Se non fosse per quel caso (ancora più enigmatico) che si trova improvvisamente ad affrontare. Tutto inizia quando, un medico in pensione, scopre casualmente delle ossa umane in un bosco. Sono le ossa di un bambino che, all’età di 10 anni, è stato brutalmente ucciso.

Rocco Schiavone riflette così tutti i suoi successivi giorni su quel caso così doloroso e così misterioso. “Chi ha osato mettere le mani su un bambino?“, si chiede continuamente lui. Il resto diventa sfocato e fa da sfondo ad una storia che, il lettore in primis, vuole scoprire e capire. Non è stato per nulla facile leggere queste pagine: quando si tratta di bambini, è sempre un dolore affrontare tutto questo.

Schiavone in primis ne resta traumatizzato e, a tratti, ha quasi paura di arrivare alla realtà: di scoprirla e di renderla cenere, da soffiare su tutti coloro che vogliono saperla, la tanto temuta verità . Il tutto è attorniato dalle vicende personali che il vicequestore si trova (di nuovo) ad affrontare, ma anche da qualche novità che sconvolgerà la sua vita. E cosa dire, invece, dello stile di Manzini?

Semplice e mai banale: anzi, a volte pare di trovarsi nello stesso identico luogo nel quale l’autore ha scritto queste pagine. Sembra di stare lì con lui e di vivere, improvvisamente, tutte le sue avventure. Insomma, se è vero che ‘le ossa parlano‘, nel libro di Antonio Manzini parlano anche le parole: anzi, direi che urlano così forte da stordirci. Provocano dolore, e a tratti sofferenza sincera. “Chi ha osato mettere le mani su un bambino?“, si chiede continuamente il lettore.

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La verità è che si giunge alla fine del libro con un amaro in bocca, che lascia perplessi ma che fa anche riflettere. Grazie Manzini per questa nuova opera! Ci hai ridonato la capacità di pensiero, ma anche la voglia assoluta di scoprire la verità, di risolvere i misteri, di esistere nella testa altrui. Non potevamo chiedere avventura migliore!

Recensione a cura di Stefania Meneghella

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