Dopo la pubblicazione del loro ultimo album Ho sognato pecore elettriche, PFM – Premiata Forneria Marconi torna a suonare dal vivo con il tour “PFM 1972-2022” abbracciando potentemente la meravigliosa poesia di Fabrizio De André. La loro musica continua a conquistare l’affetto del pubblico e, con uno stile davvero inconfondibile e originale, rende i fans partecipi di un mondo speciale. Nel corso della loro lunghissima carriera, sono stati inoltre posizionati al 50esimo posto tra i 100 migliori artisti più importanti del mondo. Franz Di Cioccio e Patrick Dijvas (rispettivamente voce/batteria e basso) hanno accettato di incontrarci, parlandoci di tutto quello che hanno sempre costruito e del loro futuro sul palcoscenico.


Avete collezionato grandissimi successi musicali in tutti questi anni, ma qual è il segreto per riuscire a raggiungere grandi risultati musicali senza mai perdere di vista l’obiettivo?

E’ molto semplice nel nostro caso: rimanere quello che siamo e quello che siamo stati. Siamo rimasti gli stessi, dal primo giorno in cui abbiamo suonato. Abbiamo sempre avuto lo stesso atteggiamento; quando siamo sul palco siamo quello che abbiamo dentro. Altrimenti ci sentiamo male, e diventa un impedimento fisico. Siamo musicisti, a noi piace suonare. Cercare di scoprire cosa c’è la prossima volta e incontrare il pubblico fa molto bene e aiuta a capire dove va la propria musica. Il pubblico resta spesso affascinato da quello che facciamo: ama le sfide, i cambiamenti. Il nostro non è insomma un lavoro: noi pensiamo davvero di poter suonare per tutta la vita. Siamo arrivati a 50 anni di carriera, e siamo ancora molto eccitati per quello che facciamo ogni singolo giorno. La nostra fortuna è proprio che la musica – a differenza del calcio – ti porta a suonare tutta la vita.

Avete iniziato il tour che riprenderà diverse date estive: cosa vi aspettate dal pubblico? Quale sarà, secondo voi, la loro reazione?

Il pubblico sa benissimo che i PFM non fanno mai una minestra riscaldata: noi cambiamo i brani, e abbiamo una visione sempre nuova e diversa. Adesso abbiamo un concerto, che parte dall’ultimo album per arrivare da dove siamo partiti. Inizieremo il live partendo da Ho Sognato Pecore Elettriche: ci sono molte cose che un pubblico dovrebbe capire e sentire nelle canzoni. Partiamo con quello, e spaziamo con quello che ci va di fare. È un concerto molto ondulato, non è una somma di canzoni ma un respiro diverso di come ci si possa confrontare con il pubblico. Ci sono inoltre momenti improvvisativi in cui facciamo pezzi strumentali, e questa è una cosa meravigliosa.

Il vostro tour abbraccia la poesia di Fabrizio De André: cos’ha rappresentato per voi questo bravissimo cantautore?

Ha rappresentato per PFM quello che è diventato. Dovevamo incontrare qualcuno che lo portasse “Sulla cattiva strada” (come citava lui). Fabrizio ha raccontato le sue canzoni con una scrittura poetica bellissima, e noi ci siamo incontrati nel momento giusto. Lui non aveva mai fatto un disco live e, con questo tour, ha scoperto cose che non aveva mai scoperto prima. Ha suonato canzoni in una dimensione che prima non esisteva, svelando lo spessore della musica e degli arrangiamenti. La nostra amicizia si è così consolidata ed è diventata una passione: lui voleva andare in giro a fare concerti. De André aveva capito che, fino a quel momento, aveva camminato con una gamba sola: gli mancava tutta l’altra parte, che era fatta della comunicazione con un pubblico ampio. All’inizio aveva infatti un pubblico prettamente intellettuale, ma lì ha capito che la musica stava diventando un veicolo. Lui stesso ha così compreso che avrebbe dovuto camminare con due gambe, e lì non si è più fermato. Noi abbiamo così regalato De André al pubblico per altri 20 anni: la sua poesia scorre nelle nostre vene, e in questo concerto è davvero importante.

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Parliamo del vostro album Ho sognato pecore elettriche: dove nasce l’idea per questo progetto?

L’idea nasce dal fatto che Patrick e io (Franz ndr) siamo amanti della fantascienza, e non ci siamo mai persi un film. Abbiamo ad esempio amato Blade Runner, di cui abbiamo apprezzato lo stile e il modo di interpretare. E’ stato infatti immaginato il futuro in una chiave particolare: il mondo è molto simile alla sua visione delle cose, e lui è sempre stato un narratore capace di capire cosa sarebbe successo nel futuro. Il mondo è adesso pieno di problemi, e in questo disco abbiamo messo a fuoco uno dei problemi più importanti: l’utilizzo sfrenato e molto superficiale dell’informatica. E’ diventato uno strumento di marketing a bassissimo livello che cerca di influenzare la vita delle persone. Abbiamo così voluto parlare di questo, sono passati pochi mesi e sembra che questo problema sia triplicato. Viviamo in un mondo di fake news, ed è purtroppo diventata quasi la normalità. Si sta creando un mercato di ragazzini, e tutto questo è una follia. Come amanti della fantascienza, abbiamo quindi pensato di fare questo disco raccontando due mondi paralleli: uno normale e l’altro virtuale. Abbiamo inoltre voluto spiegare come gli artisti siano invece ancora capaci di sognare.

Quali sono i vostri futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Faremo un’altra tournée per presentare il cinquecentenario della PFM; stiamo preparando dopo due anni una tournée internazionale che facciamo di solito. Abbiamo dovuto interrompere a causa della pandemia, e la stiamo adesso riproponendo. Andremo in vari Paesi del mondo come Giappone o Sud America.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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