yeva sai intervista

Yeva Sai è una delle protagoniste più amate della quarta stagione di Mare Fuori, la serie tv di successo targata Rai.

Nella fiction interpreta Alina, una giovane fanciulla con un passato difficile alle spalle. Tanti sguardi e poche parole: si può descrivere così la bellezza e la profondità del suo personaggio. L’attrice è fuggita dalla guerra in Ucraina e si è rifugiata in Italia, dove ha potuto incontrare l’affetto del pubblico e l’amore per la recitazione. Il suo volto è apparso in tv anche durante il Festival di Sanremo, che le ha dato la possibilità di mostrarsi per quello che è e per quello che è in grado donare.

Raccontandosi ai microfoni di Kosmo Magazine, Yeva Sai ha quindi ripercorso le tappe più importanti della sua vita e della sua carriera.


Come ti sei approcciata per la prima volta al mondo della recitazione? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

Questo mondo mi ha sempre affascinato sin da piccola; mi piaceva moltissimo il cinema e lo guardavo sempre con la mia famiglia. Crescendo, ho iniziato a fare teatro e ho lasciato per un po’ il mondo cinematografico, anche se pian piano ho capito che avrei voluto lavorare in entrambi gli ambiti. L’amore per la recitazione è insomma nato in me già dall’inizio.

Arriviamo alla tua esperienza in Mare Fuori: com’è stato il tuo primo provino e com’è stato entrare in questo grandissimo progetto che aveva già avuto un suo successo?

Il primo provino è avvenuto proprio nel momento in cui ero appena arrivata in Italia; mi hanno dato questa possibilità e l’ho colta subito. Il provino andò abbastanza bene, era senza parole, anche perché io non conoscevo ancora bene la lingua italiana. Quando sono arrivata sul set, ho trovato un mondo gigantesco: la prima volta avevo tantissima difficoltà a comprendere cosa stesse succedendo, anche perché non tutte le persone sul set parlavano inglese. Mi sentivo come in un altro pianeta. Il set però mi ha aiutato moltissimo anche nella lingua, e per me è stata un’esperienza davvero grandiosa.

Il personaggio di Alina ha subito in passato un trauma che l’ha segnata molto e che la porta a non parlare. Cosa c’è dietro la costruzione del tuo personaggio, e quanto c’è di te in lei?

Non parlare è stata per me una scelta molto forte. Nella serie lei è sempre silenziosa e non parla con quasi nessuno, ma questo è stato un personaggio che rispecchia molto la mia realtà. La sua storia è qui, e lei ha tantissime difficoltà nel cominciare a vivere di nuovo, ma è costretta a imparare come vivere dall’inizio. Ha difficoltà di essere molto diversa da tutti, di essere da sola, ed è una persona molto determinata. Nonostante sia sempre in silenzio, è sempre in ascolto: Alina non ha bloccato tutto il mondo, ma è molto attenta a tutto quello che succede intorno, è molto fragile ma ha questa difesa perché è molto sola.

Pensi che l’amore e l’amicizia possa aiutare una persona a superare queste situazioni?

Assolutamente, io credo tantissimo in questi legami. Può aiutare tantissima una persona che ti stia vicino e che ti ascolti, ed è proprio ciò che sta succedendo a Cardiotrap e Alina.

Com’è stato lavorare insieme a Domenico Cuomo, che nella serie interpreta Cardiotrap?

Lavorare con lui è stato bellissimo, io lo adoro. E’ un attore veramente bravo: è sempre sul pezzo e mi ha aiutato molto nell’interpretazione. A me è piaciuto tantissimo lavorare con Domenico, vorrei continuare.

Ti abbiamo vista sul palco dell’Ariston dove, insieme agli altri attori di Mare Fuori, hai interpretato un monologo sulla violenza sulle donne. Come definiresti questa esperienza e cosa ha rappresentato per te un palco così importante per la musica italiana?

All’inizio non capivo dove mi trovassi. Era tutto molto veloce e, prima di andare sul palco, mi sono chiesta cosa stesse succedendo. Si tratta di un palco storico e importantissimo, dove c’erano tanti cantanti così famosi. Ero emozionatissima all’idea di salire su quel palcoscenico e di incontrare il pubblico.

Commovente è stato anche il vostro discorso sulla violenza sulle donne. Ognuno di voi aveva una parola che rappresentava appieno il vero concetto di amore. Pensi che le parole siano davvero così importanti per sensibilizzare queste tematiche e per portare un miglioramento nella società?

Le parole sono importanti, ed è fondamentale parlare di quello che sta succedendo. Non c’è mai la fine della profondità, dobbiamo parlare di più dei femminicidi che stanno succedendo in questo periodo. Considerando la mia storia e il fatto di essere scappata dalla guerra in Ucraina ed essere venuta qui, è per me molto importante quando qualcuno ti dia la possibilità di dare voce alla propria storia. Dobbiamo continuare a parlare e soprattutto a fare. E’ stato importante per me aver avuto questa possibilità di salire su quel palco per dare un messaggio così prezioso.

Futuri progetti?

Dopo Mare Fuori, ho fatto anche il film Taxi Monamour di Ciro De Caro, ma non so ancora quando uscirà. Mi piacerebbe inoltre fare altri film e lavorare con diversi registi, tra cui Ivan Silvestrini.

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