Il Festival Musicale Naturalmente Pianoforte sta per tornare, e si terrà dal 20 al 24 e il 27 luglio 2022: c’è grande attesa per la nuova edizione di questo festival che ha fuso – da sempre – musica e natura e che fa vivere un’esperienza unica nella valle del Casentino (in provincia di Arezzo). A parlarcene, è stato Enzo Gentile: il giornalista e direttore artistico dell’evento ha così raccontato tutti i dettagli di un Festival che ha messo – sin dal primo giorno – la musica al centro di tutto.


Sei il direttore artistico del festival Naturalmente Pianoforte, che unisce la musica con la natura. Secondo te, quali sono le affinità tra questi due mondi? Cosa li lega più di tutto?

Le abbiamo cercate in modo che venissero esaltate grazie al territorio che ci ospita. In una città con cemento e poco verde, sarebbe più complicato. Siamo nel cuore verde dell’Italia, a 500 metri tra le colline e i boschi dove esiste anche una sorta di colonna sonora ideale e naturale. Abbiamo così cercato questo matrimonio con il pianoforte: è uno strumento molto plastico e che si adatta a tanti generi.

Questo è sicuramente un evento che ha un grande impatto mediatico: dove nasce l’idea di creare questo progetto?

Nasce una decina di anni fa grazie ad un’associazione che opera a Pratovecchio. Io sono subentrato nel 2016, e da allora questo festival ha acquisito un grande affetto e interesse da parte del pubblico. Abbiamo avuto sin da subito gli spazi utili per aumentare le proposte, e per diffondere degli stili e i mondi che non fossero di un festival pianistico. Siamo senz’altro un Festival dove il pianoforte è al centro.

Quali sono le vostre aspettative? Secondo voi, quale sarà la reazione del pubblico?

Abbiamo delle buonissime sensazioni. Nonostante in queste ultime settimane siano aumentati i contagi, ci sono comunque molte richieste nelle strutture ricettive della zona. Quello che più mi preme dire è che sentiamo un affetto e un interesse che non è quello che si sviluppa in un concerto in uno stadio. In un concerto c’è più gente, ma noi passiamo da una strada diversa dove non ci sono i numeri. Puntiamo a questo rapporto caldo e realistico con il pubblico.

Com’è avvenuto il tuo primo approccio a questo Festival? Ti saresti mai aspettato di diventare il direttore artistico?

No, non potevo pensarlo. Il primo anno in cui sono stato ero un giornalista, mi sono recato lì in questa veste. Si è poi sviluppata una simpatia, un bel rapporto con i dirigenti. Mi hanno poi chiesto di poter interagire con diverse impostazioni, dato che avevo già organizzato un po’ di festival in Italia. Si è estesa la mia consulenza che ho fornito con entusiasmo; il posto è sicuramente bellissimo. Ci sono tutti gli estremi per lavorare bene con persone piene di empatia.

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Il pianoforte è sicuramente il protagonista indiscusso del Festival: cosa rappresenta per te questo strumento?

Io non lo suono, ma sono un grande appassionato di musica. Indubbiamente il pianoforte ha caratteristiche varie; ci si può suonare qualsiasi stile e qualsiasi genere. Per questo, nella nostra rassegna, ci sono degli ospiti e proposte molto diversi. Spettacoli che comprendono la danza, teatro, jazz, musica classica, cantautorato. È questa la spina dorsale della rassegna.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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