Immagine scattata dalla sonda Juno della NASA. Credits: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS Image processing by Brian Swift © CC BY

La sonda Juno della NASA, giunta nell’orbita polare di Giove nel 2016, ha catturato una serie di enormi vortici al polo nord del pianeta Giove.

I suddetti uragani gioviani, osservati il 5 luglio 2022 dallo strumento JunoCam di Juno, hanno un’altezza di 50 chilometri e una larghezza di centinaia di chilometri.

Studiare la formazione di queste tempeste ci aiuta a comprendere l’atmosfera di Giove, la dinamica dei fluidi e la chimica delle nuvole gioviane.

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Immagine scattata dallo strumento JunoCam della sonda Juno della NASA il 5 luglio 2022, ad una distanza di 25.100 Km dalle nubi gioviane..
Credits: NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS
Image processing by Brian Swift © CC BY
Un fulmine poco profondo su Giove rilevato dalla missione Juno della NASA. Questa animazione porta lo spettatore in un viaggio simulato nelle esotiche tempeste elettriche ad alta quota di Giove. Le più piccole nuvole bianche “pop-up” in cima al Nautilus sono larghe circa 100 km. Il viaggio prosegue attraverso gli imponenti temporali di Giove, schivando gli spruzzi di pioggia di ammoniaca e lampi di luce poco profondi. A queste altitudini – troppo fredde per l’uscita di acqua liquida pura – il gas di ammoniaca agisce come un antigelo che scioglie i cristalli di ghiaccio d’acqua, lanciati a queste altezze dalle potenti tempeste di Giove – dando a Giove un’inaspettata nuvola di ammoniaca che può elettrizzare il cielo. L’animazione è stata creata combinando un’immagine di nuvole d’alta quota della JunoCam di Juno della NASA con un’animazione generata dal computer.
Credits: Animation: Koji Kuramura
Music: Vangelis
NASA/JPL-Caltech/SwRI/MSSS/Kevin M. Gill

MISSIONE ESTESA FINO AL 2025

La missione nell’orbita polare di Giove, partita nel 2011 e arrivata nel 2016, è stata estesa fino al 2025.

A bordo della sonda vi sono numerosi strumenti scientifici, tra cui due a partecipazione italiana con supporto dell’Agenzia spaziale italiana (Asi): lo strumento Jiram, realizzato in Italia dalla Leonardo e guidato dall’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf); e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-band Translator), realizzato da Thales Alenia Space e guidato dall’Università La Sapienza di Roma.

La suddetta missione ha compiuto scoperte sulla struttura interna, sul campo magnetico e sulla magnetosfera di Giove. E non solo: ha compreso che le dinamiche atmosferiche del pianeta sono molto più complesse di quanto gli scienziati pensassero in precedenza.

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La missione, estesa fino al settembre 2025, non solo continuerà le osservazioni chiave di Giove, ma amplierà anche le sue indagini al sistema gioviano, con sorvoli ravvicinati alle lune Ganimede, Europa e Io.

Articolo a cura di Fabio Meneghella

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