Ogni donna ha il diritto di indossare ciò che vuole, di camminare con tranquillità per strada anche di notte, di essere madre e lavoratrice, di percepire lo stesso stipendio di un uomo, libera di scegliere se divenire madre o meno, di votare, di esprimere in qualunque luogo la sua opinione. Oltre le gambe, il seno, le labbra c’è di più. Un cervello dinamico e cretivo: capace di donare tanto alla comunità. Essere donna è una scelta quotidiana, una lotta continua incominciata tanti e tanti anni fa.

Una conquista importante giunge il 2 giugno 1946. Le donne italiane furono chiamate a votare, per il Referendum che prevedeva la scelta tra la Monarchia e la Repubblica . Il 30 gennaio del 1945 con l’Europa ancora in guerra e il Nord Italia sotto l’occupazione tedesca, durante una riunione del Consiglio dei Ministri si discusse del suffragio femminile che fu approvato come qualcosa di inevitabile. Il decreto fu emanato il giorno successivo: potevano votare le donne con più di 21 anni ad eccezione delle prostitute che esercitavano “il meretricio fuori dai locali autorizzati”. Le donne italiane, a dispetto di quanto viene erroneamente ricordato, ebbero la prima occasione di voto per le elezioni amministrative del 10 marzo 1946. Ma bisogna fare un passo indietro per capire meglio. All’inizio dell’Ottocento, infatti, In Italia si verificarono alcuni episodi di accostamento delle donne alle urne. In Lombardia ad esempio, durante la dominazione austriaca, le donne benestanti e amministratrici dei loro beni potevano esprimere una loro preferenza elettorale a livello locale attraverso un tutore. In Toscana, invece, un decreto del 20 novembre 1849 sanciva il diritto di voto amministrativo per le donne per mezzo di una procura. Un ruolo determinante per il diritto di voto concesso anche alle donne, è stato espresso da Anna Maria Mozzoni : giornalista ,attivista dei diritti civili e pioniera del femminismo in Italia. Si batté per tutta la vita per i diritti delle donne, presentando al Parlamento la prima petizione a favore del voto femminile. Le donne italiane, raggiunsero però questo diritto in ritardo rispetto alle altre presenti nel mondo. La Nuova Zelanda fu la prima a riconoscere il diritto di voto alle donne nel 1893, insieme alla Repubblica Corsa 1755, L’Isola di Man 1881 e le Isole Pitcairn 1838, Franceville e Tavolara. La prima nazione indipendente a concedere il voto fu la Svezia , mentre il primo Stato europeo fu il Granducato di Finlandia, con le prime donne elette in parlamento nel 1907. Se la possibilità di votare è stata lenta e inizialmente ostacolata, perché votare era concesso solo ad individui “Liberi”, “maturi” e “ Capaci” ovvero solo uomini: le lotte per raggiungere la parità tra uomo e donna in Italia devono ancora raggiungere l’obiettivo prefissatosi.

La strada è ancora lunga da percorrere, ma nonostante ciò bisogna ricordare e rivendicare quei diritti che almeno “ Sulla carta” sono stati concessi al sesso femminile.


Articolo realizzato da Marika Carolla

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