giusy frallonardo intervistaGiusy Frallonardo si racconta (PH. Marcello Norberth) kosmomagazine.it

Giusy Frallonardo sta per tornare in tv con la serie Elisa: Il Caso Claps, in onda su Rai Uno dal 24 ottobre.

Il suo personaggio interpreterà un ruolo complesso, profondo ma comunque bellissimo: si tratta del magistrato Rosa Volpe, diventata nota per aver riaperto – dopo un decennio – il caso di Elisa Claps. La storia dell’uccisione di questa fanciulla ha rappresentato un momento storico di grande fragilità umana, ma anche di incertezze. A fare da sfondo a tutto questo è stata la famiglia Claps che, con il dolore cucito sulla pelle, ha lottato con tutte le forze per riportare un po’ di giustizia alla morte, incompresa, della loro figlia e sorella.

L’attrice ha così aperto le porte del set confidandosi tra le pagine di Kosmo Magazine, a cui ha anche svelato i suoi recenti progetti e ha trasmesso tutto ciò che le sta più a cuore. Prima di tutto, l’amore per la recitazione.


Come ti sei approcciata alla recitazione per la prima volta? Quando è nata questa fiammella?

La passione è nata durante il liceo, perché avevamo un abbonamento a teatro. Andavamo a vedere spettacoli teatrali e lì mi sono appassionata. Quando ero piccola facevo anche gli show, ho frequentato una scuola elementare meravigliosa in cui c’era anche un palcoscenico vero. E’ nato tutto da lì, guardando il teatro in tv e le operette. Il primo approccio vero è però nato durante gli anni liceali.

Dal 24 ottobre ti vedremo in tv nella serie Per Elisa – Il caso Claps. Un progetto importante, questo, ma soprattutto colmo di significato. Cosa ha rappresentato per te essere parte di una storia così delicata come quella di Elisa Claps?

Io non amo solitamente i prodotti che drammatizzano le storie vere, di solito mi allontano un po’ dal fatto che si raccontino fatti eclatanti. In questo caso, la serie Per Elisa mi ha fatto un po’ cambiato idea, perché ho conosciuto tutta la famiglia Claps e la loro vicenda. E’ come se questo prodotto riesca a restituire a tutte quelle famiglie che si sentono sperdute – per non sapere più che fine abbiano fatto i loro famigliari – un po’ di speranza. Ho visto che l’ha restituita alla famiglia Claps. Per me, che ho molta reticenza sulla vita privata delle persone, credo che questo prodotto apra una finestra su un mondo che deve essere preso in considerazione. Il tema è stato trattato con molta delicatezza: i famigliari di Elisa sono persone incredibili e straordinarie, che non provano odio nei confronti delle persone che hanno fatto del male alla loro figlia, ma indignazione nei confronti di questa storia.

La cosa più impressionante è la loro dignità: sono sempre state persone umili – il papà faceva il ferroviere – ma hanno dimostrato sin dall’inizio una dignità, una forza nelle loro convinzioni che hanno portato avanti con determinazione, lottando contro i potenti. Il mio personaggio – il magistrato Rosa Volpe – è stato colpito da questo desiderio di giustizia. Gildo Claps mi ha anche chiesto come abbiamo fatto a capire che questa giudice è stata davvero così empatica con noi. In realtà è difficile non essere coinvolti nella storia: gli sceneggiatori sono stati bravi, e leggendo mi hanno fatto capire che c’era un coinvolgimento emotivo da parte di questo magistrato. Lei inizialmente non vuole riaprire il caso, ma quel signore che si reca da lei – per dirle che un suo collega ha fatto male il suo lavoro – è talmente persuasivo nella sua volontà di giustizia. Si rende conto che ha ragione, che purtroppo senza le prove non può fare niente.

Tu interpreti il magistrato Rosa Volpe, che riapre il caso Claps e lo risolve. Cosa ti ha lasciato questo personaggio? Quanto c’è di te in lei?

Di me non lo so, tutto nella mia vita ho pensato che fare il magistrato. L’idea di decidere delle vite altrui mi ha sempre spaventato. Per me è stato molto difficile interpretarlo, perché ho parlato con diversi magistrati e nessuno di loro prende a cuor leggero quello che fa. Sono anche piuttosto basita quando si parla male dei magistrati. Credo che, chi faccia questo lavoro, non lo fa a cuor leggero. Il punto di contatto che ho trovato è proprio nell’umanità di questo personaggio, nell’incontro con delle persone che ti tocca delle corde che sono profonde e che sono quelle dei rapporti umani, della tua impotenza.

Secondo te, cosa ci insegna la storia di Elisa Claps? Qual è il suo testamento nei nostri confronti?

Sicuramente che non bisogna mollare, ma che quando si ha un’idea di giustizia bisogna perseguirla. La famiglia Claps si è trovata sola contro il mondo. Questa storia insegna che, quando si è nel giusto, si deve lottare. In realtà, il vero colpevole della morte di Elisa Claps è la famiglia del suo assassino, che aveva appunto un disturbo psichiatrico. Essendo una famiglia molto in vista nella società, non voleva ricevere giudizi per il malessere del figlio e gli ha quindi permesso di ucciderla. La salute mentale è in realtà un disagio in crescita, poiché ci troviamo sempre più in una società che ci squilibra.

Non ci sono nemmeno luoghi sufficienti dove potersi curare: i centri sono pochi e non mettono le famiglie in condizioni di essere tranquille. Il vero disagio è infatti non trovare rispondenza nei servizi della società: se una famiglia ha una persona che è portatrice di handicap, ha tantissimi problemi. Una famiglia che ha una persona con disagi mentali vede i suoi problemi aumentati. Questo è un disservizio molto grave. Spero che questa fiction ponga anche una piccola luce su questo: è stupido e molto dannoso provare vergogna se nella propria famiglia c’è un caso psichiatrico. È quindi lodevole questo atteggiamento nei confronti dell’omicida di Elisa: è compatimento per la persona in sé e indignazione per la famiglia.

Il tuo futuro lavorativo è pieno di nuovi progetti: Io sono Leggenda, Il Metodo Fenoglio e il film tv La luce nella masseria, che andrà in onda nel mese di gennaio 2024, in occasione della prima messa in onda della Rai. Parlando proprio di questo ultimo prodotto televisivo, cosa ha lasciato in te?

E’ la storia del passaggio dell’Italia dal mondo contadino al mondo del benessere. La storia si svolge a Matera, dove è arrivata più tardi la rivoluzione televisiva rispetto a tutta Italia. C’era ancora l’architettura della vergogna: a Matera c’erano 40 tv su una popolazione piuttosto consistente. Questa esperienza è stata fantastica, siamo stati tutti insieme e si è creato un clima famigliare perché abbiamo vissuto sempre insieme. Al di là di questo, per me è stata una cosa speciale. Mi sono sentita completamente nei miei panni con questo personaggio: ho ricordato il mio vissuto e questa cosa è stata straordinaria. Non ho mai vissuto in campagna, eppure l’ho sentita mia. C’era qualcosa di familiare in questa donna, qualcosa dei miei nonni. E’ stato veramente molto emozionante.

Sei l’ideatrice, insieme a Enrico Romita, di Hell in the cave che si svolge ogni anno nelle Grotte di Castellana. Com’è nata questa idea?

Nasce in maniera stranissima: sono innamorata di Dante da quando avevo 12 anni, questo amore è nato grazie alla mia insegnante di lettere Celli Maria Cristina che era barese. Per me è stato una figura fondamentale, mi ha fatto conoscere Dante e da allora ho iniziato a leggere la Divina Commedia. All’Università ho fatto anche un corso monografico sulla Divina Commedia. Enrico Romita aveva invece un vissuto nelle grotte; quando era bambino si è spaventato perché ha avuto la percezione dell’inferno. Lui ha anche una visione culturale ampia, aveva studiato un progetto in Francia di teatro stanziale e ha pensato di protrarlo a Castellana unendolo all’inferno dantesco. È nato così questo spettacolo, grazie a un fondo della regione.

Il primo approccio è stato auto-prodotto, ma abbiamo poi potuto continuare lo spettacolo che ancora si vede. Tutti coloro che hanno contributo a questo show hanno rappresentato una parte importante. Moltissimi degli attori sono diventati famosi: è diventata una factory per attori, noi siamo in prova sempre. La cosa che mi riempie il cuore di gioia è che, quando tornano in Puglia, vogliono tornare a indossare i costumi dei dannati.

Futuri progetti?

A parte gli audiolibri, in questo momento sto portando in scena tre produzioni teatrali con tre compagnie diverse.

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