Nell'immagine vediamo la parte centrale della nostra Galassia, la Via Lattea, come la riprende nel vicino infrarosso lo strumento NACO del VLT (Very Large Telescope) dell'ESO. Gli astronomi, seguendo per 16 anni i moti delle stelle al centro dell'immagine, hanno potuto determinare la massa del Buco Nero che si nasconde proprio nel centro galattico. Credit: ESO/S. Gillessen et al.

Il 12 maggio 2022 alle ore 13:00 Universal Time (le 15:00 in Italia), vi saranno una serie di conferenze stampa simultanee in tutto il mondo, le quali annunceranno i risultati rivoluzionari ottenuti dal progetto “Event Horizon Telescope”. Gli astronomi hanno rivelato che sarà una scoperta sensazionale, inerente agli studi sul centro della nostra galassia (Via Lattea).

Le conferenze stampa saranno trasmesse dalle seguenti località:

  • Garching bei München, European Southern Observatory (ESO)
  • Mexico City, CONACyT
  • Santiago de Chile, Joint ALMA Observatory
  • Shanghai, Shanghai Astronomical Observatory
  • Taipei, Academia Sinica Institute for Astronomy and Astrophysics
  • Tokyo, National Astronomical Observatory of Japan
  • Washington D.C.,  National Press Club
  • Ulteriori eventi sono in programma anche a Madrid e in Corea del Sud
Possiamo vedere i telescopi del progetto “Event Horizon Telescope”, situati in tutto il mondo.
Production credit: NSF

COS’E’ IL PROGETTO “EVENT HORIZON TELESCOPE”?

L’Event Horizon Telescope (EHT) è un progetto internazionale nato con l’obiettivo di studiare il Sagittarius A* (una sorgente di onde radio molto compatta e luminosa, situata nel centro della Via Lattea) e i buchi neri supermassicci, come ad esempio il buco nero situato al centro della Via Lattea o al centro della galassia Virgo A.

Il 10 aprile 2019, gli astronomi dell’Event Horizon Telescope (EHT), hanno pubblicato la prima foto di un buco nero supermassiccio (la sua massa equivale a 6,5 miliardi di Soli), scovato al centro della galassia Virgo A (o m87), lontana 55 milioni di anni luce da noi. Per riuscirci hanno utilizzato un telescopio grande quanto il pianeta Terra. Ma come è possibile?

L’immagine ottenuta dai telescopi dell’Event Horizon Telescope (EHT) è il prodotto di un processo chiamato interferometria, il quale combina le osservazioni di più telescopi in un’unica immagine. In altre parole, i vari telescopi situati sulla Terra, sono stati direzionati verso un unico obiettivo: il buco nero M87.

Gli astronomi, attraverso i telescopi del Messico, delle Hawaii, dell’Arizona, del Cile e della Spagna, hanno puntato gli occhi verso il centro della galassia Virgo A, per scovare il buco nero supermassiccio M87.

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Possiamo vedere la collocazione dei telescopi del progetto “Event Horizon Telescope (EHT)” . Immaginate, tutti questi telescopi guardano lo stesso obiettivo. Grazie a questo sistema riusciamo a creare un telescopio grande quanto il pianeta Terra.
Credits: ESO/O. Furtak

Guardare il buco nero con i telescopi del EHT, è un po’ come ascoltare una canzone suonata con un pianoforte con molti tasti rotti: se ci fossero telescopi posizionati ovunque sul pianeta, gli astronomi riuscirebbero ad ascoltare tutte le note possibili. Tuttavia, poiché il team dispone di telescopi solo in alcune zone della Terra, deve imparare ad ascoltare la canzone con poche note, colmando le lacune che si creano durante l’ascolto.

Per studiare e per fotografare un buco nero occorre conoscere anche la Teoria della Relatività di Albert Einstein (Generale e Ristretta): gli scienziati, utilizzando degli orologi atomici, hanno verificato che il tempo scorre più lentamente quando ci avviciniamo al centro della Terra (su un grattacielo il tempo scorre un pò più velocemente, in modo impercettibile, perché siamo più “lontani” dal centro della Terra). Il medesimo fenomeno si verificherebbe se ci avvicinassimo ad un buco nero.

Un’altra conseguenza della teoria di Einstein è la curvatura dei raggi luminosi che passano in prossimità di un corpo massiccio, come ad esempio un buco nero. In pratica, l’enorme attrazione gravitazionale piega anche la luce, che passa nelle vicinanze, e proprio questo strano effetto ci permette di “vedere” un buco nero.

Per approfondire l’argomento sui buchi neri è possibile visitare il sito internet dell’Event Horizon Telescope (clicca QUI).

Articolo a cura di Fabio Meneghella

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