Pasquale Imperatore torna nella scena musicale con l’album ‘Voci dentro‘, un omaggio ad Antonio De Curtis, Eduardo De Filippo e al mondo napoletano presente dentro di lui. Ma non solo: il disco realizzato dall’artista parla di tematiche vere e pure, di dolori che si trasformano in speranze e di una musicalità particolare che incide sui significati dei brani.

Nel corso di una chiacchierata telefonica, Imperatore mi ha così raccontato tutti suoi sogni e progetti: la Napoli che si porta dentro, la musica che è stata per lui salvezza e lo speciale incontro con Elena De Curtis (nipote dell’indimenticabile Totò). Ecco, allora, di cosa è fatta la sua anima: ricordi, viaggi interiori e tanta (ma proprio tanta) musica.


Com’è avvenuto il tuo primo approccio con la musica? Quando hai compreso che questa sarebbe stata la tua strada?

Non sono figlio d’arte, né ho studiato musica. Non ho una formazione da musicista, ma mi sono nutrito di musica per tutta la vita. La musica è stata per me una necessità, e ho potuto avere la possibilità di questa trasformazione: il creare canzoni è sicuramente una mia esigenza interiore. E’ un percorso nato diversi anni fa, e che si è potuto concretizzare restando a Bologna. L’incontro con questa città è stato molto positivo e, grazie anche alle mie origini napoletane (la città di Napoli è impregnata di musica), ho iniziato a fare teatro. Il mio percorso musicale e teatrale è iniziato qui: l’attenzione verso il teatro e la narrazione mi ha portato all’incontro con Antonio De Curtis ed Edoardo De Filippo. Il mio mondo, impregnato della musica di De Andrè, Leonard Cohen, Pink Floyd e David Bowie, si incontra con Totò ed Eduardo. C’è quindi dietro anche la musica napoletana.

Oggi esce appunto il tuo ultimo album dal titolo ‘Voci dentro’: dove nasce l’idea per questo progetto e qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere? Perché hai deciso di omaggiare questi due grandi artisti?

Loro fanno parte dei momenti più significativi della mia vita. Grazie alla possibilità di fare musica, ho potuto trasformare momenti difficili in bellezza. Questi momenti sono diventati musica, e sono ‘Voci dentro‘. Sono le mie voci, e sono le voci che escono fuori e si liberano. Ho parlato ad esempio del momento in cui il mio papà è salito in cielo: dal dolore, è nata una canzone contenuta nell’album. Lo stesso è accaduto con il brano ‘Zona rossa‘, che racconta il mio ritorno dall’ospedale dopo il Covid della prima ondata. E’ un canto di libertà, un inno a riabbracciarsi e a respirare nuovamente aria libera. Sono canti che richiamano a un liberarsi. Ho voluto omaggiare Antonio De Curtis ed Eduardo, perché fanno parte della mia anima.

Che rapporto hai con la loro arte e cosa ti hanno lasciato professionalmente parlando?

Loro mi hanno lasciato più di tutto la musicalità del linguaggio (che è già presente nella lingua napoletana). Quel tipo di struttura la inserisco soprattutto nei brani: fondamentalmente, per me nasce in primis la musica e da lì prende forma il testo. Tutto nasce da una sonorità della parola: il significato del testo si forma man mano, ed è collegato a quel determinato momento di vita che l’ha generato.

Soffermandoci appunto su Totò, per il brano a lui dedicato, hai collaborato con sua nipote Elena De Curtis. Com’è stato lavorare con lei? È stato un po’ come avere accanto il Principe della Risata?

E’ nata una bella amicizia con Elena. Dopo una serata in teatro, mi presentai a lei: avevo iniziato a preparare delle canzoni su Totò. Le comunicai così la notizia. Lei mi lasciò il suo contatto, e da lì è iniziata la nostra condivisione. Ci sentiamo continuamente, anche perché abbiamo in cantiere un progetto teatrale: un recital che tratta appunto la vita del grande Totò. Mi ha messo a disposizione anche alcuni aneddoti e segreti su di lui, che portiamo in scena. Sono impegnati attori e musicisti: c’è la mia regia, la sceneggiatura condivisa con Elena De Curtis e la mano di amici. Ha collaborato anche mia figlia, Elena Imperatore (anche lei musicista).

Cosa rappresenta per te Napoli? Che rapporto hai con questa splendida città?

Mi porto dentro Napoli e, ovunque io sia, c’è sempre questa città. Sono le mie radici: ci vado spesso, torno nei miei Quartieri Spagnoli, mi nutro di quell’energia e me la riporto qui. In ‘Voci dentro‘, c’è una Napoli che io voglio sentire da dentro: un aspetto particolare è la copertina, realizzata dall’artista e architetto Donatella Mazzoleni. Siamo grandi amici, e ha fatto delle opere molto belle. Avevo bisogno di qualcosa che rappresentasse appieno l’album: lei ha così ascoltato il disco e ha realizzato questa opera intitolata ‘Voci dentro‘. C’era quindi l’intento di guardare Napoli dall’interno.

Quali sono i tuoi futuri progetti?

Sto lavorando al prossimo disco, nel quale ci sarà qualcosa di intrigante sempre con Antonio De Curtis ed Eduardo De Filippo. Ci saranno poi una serie di date per la promozione di questo album. Il 15 febbraio sarò al Bravo Caffè di Bologna, e saranno con me Rod Mannara al basso e chitarre, Damiano Trevisan alle percussioni ed Elena Imperatore alla voce.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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