Lorenzo Marone ritorna in libreria con il suo nuovo lavoro “Il bosco di là“, edito da Aboca Edizioni. Una storia leggera e passionale, che racconta il coraggio e la forza delle donne. In particolare, di Matteuccia: un essere solo, che vive nel bosco e che non parla con gli umani.

Matteuccia è però anche molto altro: è una continua ricerca, ma anche una scoperta. Di tutto quello che è la bellezza, e di tutto quello che la natura può costruire. Che la sua anima può continuare a donare. Ma è anche la scoperta di tutti i sogni e i ricordi che hanno fatto di lei la donna che è. Lorenzo Marone ne parla con il suo sempre impeccabile stile, e lascia segni indelebili nel lettore: segni incancellabili e colmi di significato. Segni colmi di tutto e di quello che vuole raccontare.


“Il bosco di là”: un titolo che si comprende appieno solo dopo aver letto le tue pagine. Da dove nasce l’ispirazione per queste quattro parole che rappresentano un significato così profondo?

L’idea è in realtà un po’ forzata. E’ stato richiesto da questa bella collana della Aboca Edizioni, che è appunto una casa editrice che si occupa di queste tematiche. C’è stato un invito, che ho quindi accolto con grande entusiasmo. Il titolo è nato per questo, ma è un po’ un’appendice della “Donna degli Alberi”: Matteuccia è ispirata a un personaggio di questo mio libro, anche se poi c’è sicuramente un risvolto diverso alla storia.

Il tuo libro parla di Matteuccia, una donna anziana che vive in completa solitudine. Soprattutto però, a lei mancano le parole. Quanto sono per te importanti le parole? Secondo te, sono necessarie per sconfiggere la solitudine?

Le parole sono fondamentali per me, dato che appunto ci lavoro. Tramite le parole, riesci a esternare il tuo mondo interiore e a togliere un po’ di fardelli dalle tue spalle. Riesci anche a conoscerti meglio. Le parole servono per comunicare e per costruire empatia. Questa società ipertecnologica utilizza però male le parole: l’eccesso crea sempre situazioni negative. Proprio per questo eccesso di parole, non sappiamo più restare in silenzio e non sappiamo più ascoltare. Nonostante questo, tutto nasce dalle parole: ci aiutano a formare un’identità.

Quello che più mi ha colpito del tuo scritto è il fatto di averlo dedicato alle donne: al loro coraggio e alla loro resistenza. Allora, quanto secondo te loro possano essere forti dinnanzi ad eventi disastrosi come una guerra?

Le donne lo hanno dimostrato: ci sono foto di ragazze partigiane che sorridevano, inconsapevoli e incoscienti (come si è solitamente a quell’età). I loro occhi mi sembrano sempre incredibili: loro mettevano a repentaglio le loro vite per la libertà e per la loro famiglia. Si può cadere nella banalità, ma le donne sono qualcosa di più: geneticamente, sono impregnate di coraggio e di analisi della realtà.

Dove nasce l’idea di inserire la guerra nella storia?

Avevo inizialmente questa voglia di parlare della natura, ma mi sono preso anche la libertà di poter spaziare. Ho liberato la mia fantasia e ho voluto inserire un tema storico in questo racconto (ho da un po’ di tempo il desiderio di scrivere appunto un romanzo storico). Pensando al bosco, mi interessava raccontare la storia dei partigiani. Mi è venuto naturale raccontare di loro, e mi è sembrato utile cercare di incastrare queste due tematiche (la natura e la guerra).

Matteuccia non parla con gli umani, bensì con la natura. Con il bosco, appunto. Sei anche tu amante della natura? Credi davvero nel suo potere di migliorare gli animi e spesso di salvarli?

Assolutamente sì. Credo molto nella natura: spesso non ci rendiamo conto del nostro valore nel tutto. Penso che nella natura ci sia sempre qualcosa di sacro, soprattutto nella montagna e nel bosco; sento di far parte di qualcosa di grande. Per me è un sentire necessario, e la natura è sicuramente un ambiente in cui ognuno dà un proprio contributo (a partire dagli esseri vegetali). E’ questo che ho cercato di raccontare.

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Dove pensi si possa trovare finalmente la pace di cui tutti vanno alla ricerca durante la loro vita? Ma soprattutto, pensi che esista davvero una pace interiore capace di annullare tutto quello che c’è fuori?

La felicità non è un qualcosa da ricercare, ma è un qualcosa alla quale prestare attenzione. E’ tutto lì: nella vita quotidiana, si cerca di incontrare il piccolo brivido e di riempirsi di questo. Qualcuno diceva che “nella vita di un uomo, le grandi giornate saranno cinque”. E’ tutta lì l’accortezza, la bravura nello scorgere la bellezza.

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Come procede la promozione del tuo libro? Parlaci dei tuoi futuri progetti.

La promozione è al momento sospesa a causa della situazione pandemica. Il mio nuovo romanzo uscirà invece nel 2022.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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