Paul M. SutterPaul M. Sutter - kosmomagazine.it

Abbiamo incontrato Paul M. Sutter, cosmologo teorico, divulgatore scientifico pluripremiato, conduttore e scrittore. Sutter ha una cattedra di ricerca presso l’ “Institute for Advanced Computational Science” della “Stony Brook University” (Stato di New York), e una posizione di ricercatore ospite presso il “Flatiron Institute” di New York City. E’ autore di due libri: “Your Place in the Universe” e “How to Die in Space” (il suo terzo libro, “A Sickness in Science”, è in uscita nel 2023). Paul M. Sutter possiamo trovarlo come ospite in numerosi programmi televisivi, tra cui: “How the Universe Works” su Science Channel; “Space Out” su Discovery; “Edge of Knowledge” su Ars Technica.


L’Universo ci fa sentire come una farfalla sulla Terra, poiché le farfalle vivono solo pochi giorni, e non riescono a vedere “l’inizio” e la “fine” della vita di un essere umano. Noi viviamo troppo poco per vedere l’inizio e la fine dell’Universo, proprio come le farfalle. Pensi che un percorso, nato dal Big Bang e durato centinaia di miliardi di anni, un giorno possa finire e creare il nulla? Oppure tutto ricomincerà con un nuovo Big Bang?

Tutte le prove disponibili dicono che il nostro Universo continuerà ad espandersi, e tutto il materiale contenuto in esso, sarà mandato in posti infinitamente lontani, facendoli distanziare l’uno dall’altro a una temperatura che si avvicinerà allo zero assoluto. Il problema più grande è l’energia oscura, che è l’artefice dell’espansione accelerata dell’Universo. Per quanto ne sappiamo, l’espansione dell’Universo non mostra segni di rallentamento. Quindi questa è una realtà piuttosto cupa! Attualmente non sappiamo come potrebbe trasformarsi nell’energia oscura in futuro. E’ un peccato non poter essere presenti di persona, quando qualcosa di nuovo accadrà dopo l’espansione.

Perché è così importante studiare i “vuoti cosmici”?

I vuoti cosmici sono delle vaste distese in cui c’è quasi il nulla, ed essi dominano il volume dell’Universo. Per decenni i cosmologi li hanno ignorati, preferendo lo studio delle strutture più ricche e visibili, come le galassie e gli ammassi. Oggi abbiamo scoperto che i vuoti cosmici sono il luogo perfetto per studiare l’evoluzione dell’Universo, poiché non sono cambiati molto in miliardi di anni, e conservano ancora un ricordo del cosmo primordiale. Quindi, guardando nei vuoti cosmici possiamo aprire una capsula del tempo del nostro lontano passato, per conoscere l’Universo primordiale. Improvvisamente abbiamo scoperto che anche il “nulla”, o meglio il “vuoto”, può essere molto prezioso.

Intervista del Dr Paul M. Sutter su “Wired”. Credit: Wired on YouTube

Ricordando il tuo libro “Your Place in the Universe”, pensi che le varie teorie cosmiche, come ad esempio la “Relatività Speciale” e la “Relatività Generale” di Albert Einstein, possano unirsi per permetterci di viaggiare nell’Universo, e poterci collegare con altri mondi? Oppure le leggi della Fisica ci obbligano a rimanere distanti e soli nell’Universo?

Bene, io amo i libri e i film di fantascienza quanto chiunque altro, ma non credo che i viaggi interstellari saranno possibili per molto, molto tempo. Un futuro viaggio interstellare sarà dolorosamente lento: occorreranno migliaia di anni solo per arrivare alla Stella più vicina. Ovviamente tutto questo si basa sulla nostra attuale comprensione della fisica, la quale può cambiare in qualsiasi momento, ma per ora mi accontenterò di sapere che posso guardare attraverso un telescopio, e usarlo per raggiungere gli angoli più distanti dell’Universo.

Nei tuoi libri “Your place in the Universe” e “How to die in Space”, quali sono stati gli argomenti che hanno aperto maggiormente la tua mente, e che ti hanno lasciato sorpreso dinanzi alla grandezza della natura?

Uno degli aspetti più affascinanti della nostra comprensione dell’Universo è come la fisica sia universale. Abbiamo scoperto leggi comuni e universali che si applicano a ogni parte del cosmo senza eccezioni. Questo è fantastico! Possiamo eseguire esperimenti in laboratorio e utilizzarli per capire come funzionano le Stelle e le galassie lontane. Possiamo scrivere sulla lavagna le equazioni che si applicano non solo qui sulla Terra, ma in tutto il cosmo. Questo rende la fisica uno strumento incredibilmente potente e un bellissimo regalo.

Riprendendo il tuo libro “How to die in Space”, noi esseri umani siamo abituati ad andare dove “non possiamo vivere”, come ad esempio a 10.000 metri di altitudine con gli aerei, oppure nella Stazione Spaziale Internazionale. Pensi che gli esseri umani siano una specie perfetta per esplorare un Universo inospitale e ricco di pericoli? Le leggi della natura ci dicono che dobbiamo rimanere nel nostro pianeta, ma la nostra curiosità è più forte. E’ giusto seguire le leggi della natura o l’istinto dell’esploratore, che ci dice di uscire e viaggiare per dare un futuro alla nostra specie umana?

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Per mia stessa natura sono un esploratore. Credo che la scienza sia la ricerca della curiosità, e questo è un obiettivo degno da essere perseguito. Non credo che gli umani rimarranno bloccati sul pianeta Terra per molto tempo. Il nostro senso di avventura e di curiosità ci spingeranno a diffonderci in tutto il sistema solare.

Oltre ad essere uno scrittore sei anche un ottimo divulgatore scientifico. Qual è il tuo segreto per avvicinare il pubblico di ogni età e di varie provenienze scolastiche, a materie complesse come l’Astrofisica, la Cosmologia e lo studio dell’Universo?

Apprezzo il complimento! Sinceramente, mi sto solo divertendo. Adoro esplorare l’Universo e spiegare cosa abbiamo scoperto ad un pubblico di ogni tipo. So che le persone con cui parlo sono curiose quanto me, riguardo al mondo naturale. Nel mio lavoro cerco di coltivare quel senso comune di avventura ed esplorazione. E sono umilmente grato per ogni singola persona che arriva nel mio percorso.

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