Il Maestro Bruno Santori è un direttore d’orchestra di fama mondiale, oltre che direttore musicale del Radio Italia Live: Il Concerto. Tra i suoi numerosi successi e riconoscimenti, ricordiamo anche la sua passata presenza al Festival di Sanremo: un’avventura, questa, che ha lasciato sicuramente un segno in lui e in tutti coloro che l’hanno seguito.

Oggi è tornato con un lavoro originalissimo dal titolo “The Best Movie Soundtracks – Vol.1″ della Mediterranean Orchestra, diretta appunto dal Maestro. Ascoltare il disco è come compiere un viaggio tra le colonne sonore più amate della storia della cinematografia internazionale. Ma anche un viaggio nelle emozioni e nell’animo umano, proprio come la Musica è in grado di fare sempre. Il Maestro ha così accettato di incontrarci e ci ha parlato della sua Arte e del suo mondo, fatto costantemente di ricerche e scoperte.


Benvenuto tra le nostre pagine, Maestro. Lei ha all’attivo numerosi successi e riconoscimenti, ma quando nasce la passione per la musica? C’è stato un momento particolare in cui ha compreso che sarebbe stata la sua strada?

Sì, quando ero molto giovane. Mio padre era appassionato di musica e suonava la fisarmonica. All’epoca avevo 5-6 anni e, vicino la nostra casa, c’era un minigolf in cui la sera suonavano. Lui mi portò lì e una piccola band si stava esibendo: un chitarrista aveva una chitarra glitterata che mi colpì molto. Lì ebbi la sensazione che sarebbe stata quella la mia strada. Non so se sia stato per quello che stavo ascoltando o se sia stata solamente la verniciatura colorata della chitarra, ma è stato sicuramente in quel momento.

Adesso passiamo al suo ultimo lavoro intitolato “The Best Movie Soundtracks Vol.1.”, dedicato appunto alle più grandi colonne sonore di tutti i tempi. Come nasce questo progetto?

Nasce perché, negli ultimi 15 anni, ho fatto registrare alcuni dei miei concerti sinfonici durante i quali eseguivamo le musiche da film. Durante il lockdown, ho avuto il tempo di ascoltare queste registrazioni (che in realtà non avevo mai ascoltato). Insieme a dei miei colleghi che si occupano di mastering, ho iniziato a lavorare per la masterizzazione di queste registrazioni. E’ così venuto abbastanza naturale che ci dicessimo che, il materiale ottenuto, era importante e adatto per poter essere realizzato in un disco. E’ successo così: eravamo anche nel periodo di Natale, e viene istintivo associare il cinema al Natale. Abbiamo pensato di farlo uscire come se fosse un cinepattone. Questo che è appena uscito è il primo volume, ma presto uscirà anche il secondo (con altre registrazioni). Vediamo poi cosa succederà.

Secondo lei, quali sono le maggiori similitudini tra il cinema e la musica? Ma soprattutto, quali elementi accattivanti dovrebbe avere una colonna sonora per trasformarsi in immortale e per lasciare un segno in milioni di persone?

Sicuramente un’importante similitudine tra i due sta nell’emozionalità. La musica può fomentare anche al di fuori delle immagini: con il supporto delle immagini diventa ancora più potente. Se quel connubio vive della capacità del musicista di realizzare le musiche adatte alle immagini (o del regista di saper indicare al musicista cosa stava realizzando nella sua mente al momento delle riprese) succede allora il miracolo. Quanto può essere importante la musica lo possiamo notare facilmente: ascoltando le musiche di un film, abbiamo la possibilità di avere quelle emozioni. La musica non è solo un commento, bensì una partecipazione attiva alla storia. La musica è però ancora più potente rispetto alle immagini perché, se si ascoltano le musiche di un film, si rivivono le emozioni. Se si dovessero invece vedere le immagini di quel film senza la musica, non si vivrebbero probabilmente le stesse emozioni.

C’è un brano, tra quelli da lei interpretati, a cui è particolarmente affezionato?

I brani che sicuramente prediligo sono Il Gladiatore ed Evita: questi due temi mi emozionano molto. Ovviamente è una questione di emozione e gusto personale.

Nella sua lunga carriera, ha collaborato anche con il Festival di Sanremo. Cosa ricorda di quel periodo?

Ricordo molta fatica ma anche tanta soddisfazione. Quando sono stato direttore musicale del Festival del 2009 (con Paolo Bonolis), ho eseguito un mashup tra il Requiem di Mozart e Another Brick in the Wall dei Pink Floyd. E’ stata un’apertura che è molto piaciuta al mondo intero. Durante un’intervista rilasciata da Paolo Bonolis, lui ha appunto ricordato i suoi due Festival di Sanremo e ha svelato che, il momento migliore da lui vissuto sul palco dell’Ariston, è stata proprio questa mia apertura musicale. Vivo con orgoglio tutto questo.

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Quali sono i suoi futuri progetti?

I miei futuri progetti sono tutti condizionati alla situazione pandemica. Per il momento, dato che i grandi eventi sono sospesi, non posso rivelare nulla di certo.

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Cosa consiglierebbe ai giovani sognatori che stanno per approcciarsi per la prima volta al mondo musicale?

Dico sempre ai giovani: “Non cambiate mai i vostri ideali di vita. Piuttosto rischiate di fallire, ma non cambiate in virtù di un successo facile che pensate di poter raggiungere”. Il successo non è una cosa scontata: si deve lavorare molto per poterlo avere. A mio parere, lo si può raggiungere se si ha un vero ideale e se si riesce a donarlo alla gente.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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