Francesca Marsetti ha una carriera di tutto rispetto, costellata di numerose esperienze e vari riconoscimenti. L’abbiamo vista – e continueremo a vederla – nel colorato e ricco studio televisivo di E’ sempre mezzogiorno, il tv show culinario di Antonella Clerici. La Chef vive di cucina, di cibo, di semplicità, di tutto ciò che è genuino e ce ne ha parlato con la luce negli occhi. Nel 2009, ha anche creato Chef a domicilio: un progetto tutto nuovo che porta la cucina nelle case degli italiani. “E’ come un teatro“, ci dice parlando di come certe emozioni vadano gustate solamente dal vivo. Niente di più vero. La Marsetti ce lo racconta così.


Com’è nato il tuo primo approccio alla cucina? Quando hai scoperto che sarebbe stata la tua strada?

Il mio è stato il più classico dei classici approcci: vengo da una famiglia di cuochi, e il destino era segnato.

Sarai presente anche quest’anno alla nuova edizione di E’ sempre mezzogiorno: cosa riserveranno queste nuove puntate? Ci saranno novità che puoi anticipare?

Avrò una co-partecipazione in una nuova rubrica, e ci sarà quindi questa collaborazione a cui tengo moltissimo. Ci speravo e questo desiderio è stato realizzato. Avrò comunque la mia rubrica, durante la quale tratterò i cibi della cucina bergamasca e bresciana, ma anche internazionale (come quella giapponese).

Cosa ti lascia più di tutto questa esperienza e cosa ti ha insegnato Antonella Clerici professionalmente parlando?

Antonella mi ha insegnato che niente nella vita è semplice; si pensa spesso che la televisione sia improvvisata. Nulla può esserlo in tv, e tutto dev’essere ben pianificato, come le ricette e le tempistiche.

Hai una carriera di tutto rispetto, e hai ottenuto anche numerosi riconoscimenti in ambito culinario. C’è stato un momento – del tuo percorso professionale – che ti è rimasto più nel cuore rispetto ad altri?

Tutte le esperienze che ho fatto mi hanno portato un passo avanti; la mia è stata una gavetta pesante. Sicuramente il giorno che più mi fa stringere la gola è quando mi hanno autorizzato il mutuo per aprire la mia attività. Nel 2009, ho infatti creato Chef a domicilio: all’epoca non esisteva l’inquadramento fiscale e non sapevano valutare il tasso di interesse.

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Cos’è cambiato da allora?

Ero più giovane e molto schiava delle mode del momento; mi lasciavo un po’ ammaliare dai vari chef. Cercavo di voler fare tutto; poi mi sono presa un periodo di pausa e mi sono chiesta cosa volessi fare. Ho iniziato a perfezionarmi e a formarmi, a non avere vergogna di quello che volevo fare. Solo quando si ha piena coscienza di ciò che si vuole fare, si riesce a fare le cose bene: la mia cucina è semplice e fatta di materie prime molto buone. Mi sono quindi cucita addosso un abito super sartoriale che mi fa stare bene. Nel crescere io mantengo sempre salda la mia idea, e questo mi è servito in tutti i periodi, in televisione, nella vita privata, nella famiglia, in un momento come questo. Sono consapevole della mia cucina che, nella sua semplicità, funziona. Dietro ogni piatto c’è lo studio dell’energia e della completezza dei sapori. Tutto deve essere perfetto, e la difficoltà sta nel dosare, nel calibrare, nel fare. I miei clienti mi vedono cucinare e io li vedo mangiare: si crea così un’empatia. È come il teatro: le emozioni vengono fuori in modo accentuato e questo permette di creare un piatto che venga capito.

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Al momento voglio concentrarmi ancora di più sulle cene a domicilio, perché voglio che passi il messaggio che può essere per tutti. Non è una cosa esageratamente proibitiva.

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