“Fidarsi di sé stessi e diffidare da sé stessi”, Sgrò si racconta nel nuovo brano | Il cantante tra presente e futuro

DiStefania Meneghella

Lug 19, 2022

Il cantautore Sgrò torna sulla scena musicale con il nuovo singolo Noi Siamo Al Centro Del Mondo feat Fanfara Station, distribuito da ADA Music Italy. Il brano è un invito ad allontanarsi dal calcolo sicuro e comodo della propria quotidianità, ed è un inno alla scoperta di sé stessi e alla contaminazione. L’artista ha accettato di incontrarci e ci ha parlato di tutti i suoi progetti tra presente e futuro.


Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai scoperto che sarebbe stata la tua strada?

Un po’ come tutti quelli che iniziano a scrivere, si incontra la musica e la scrittura da adolescenti. Si ha la necessità di trovare una propria carta d’identità emotiva che possa scindere dalle parole degli altri che ti parlano addosso. Questo è stato il primo incontro: la canzone mi ha salvato la vita e mi ha insegnato a stare nel mondo. E’ venuto naturale scrivere ed esibirsi; sono uscito con il primo brano nel 2020. Più pubblico canzoni, più mi sento legittimato a scrivere e a pubblicarle. E’ come lavarsi la faccia appena ci si sveglia al mattino: per me scrivere è questo.

Parliamo del tuo nuovo singolo Non siamo al centro del mondo: dove nasce l’idea per questo brano?

Il mio primo disco Macedonia è uscito a novembre 2021, ed è molto concentrato su di me e sulla necessità di costruire una casa. Questa canzone è invece un uscire fuori casa, è un rendersi conto di non essere al centro del mondo. C’è il desiderio di contaminarsi, di uscire da quel centro – dal luogo di comodità – e andare ad abitare il fuori, le zone periferiche, le posizioni scomode. Nasce dopo aver fatto uscire un disco in cui avevo l’esigenza di centrarmi: ho sentito poi la necessità di uscire e di liberarmi.

Per l’uscita del singolo, hai collaborato con i Fanfara Station. Com’è nato il vostro incontro e cosa ti hanno insegnato loro professionalmente parlando?

Il nostro incontro nasce grazie ad Andrea Ciacchini, produttore del mio primo disco. Gli ho inviato questa canzone e lui ha intuito le mie intenzioni; in quel periodo stava ascoltando loro e ha così pensato di unire la mia poetica con la loro musica. Gli esperimenti e le posizioni scomode mi piacciono molto. Voglio essere messo in discussione, voglio sbagliare e sporcarmi. Ci siamo incontrati, abbiamo fatto delle prove e sono molto felice della nostra collaborazione.

Come ti sei approcciato invece a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?

Tutto è nato quando avevo 14 anni: avevo bisogno di parole. Mi sono aggrappato a quello che avevo intorno e, nella mia casa, c’erano grandi cantautori come Battiato, De Gregori e Lucio Dalla. Negli anni li ho rinnegati, e sono nomi che non vorrei più pronunciare perché altrimenti mi riportano ad un immaginario e ad un’idea di contaminazione.

Cosa consiglieresti a coloro che non riescono ad uscire dalla propria ‘comfort zone’ e a superare i propri limiti?

Direi loro di sporcarsi il più possibile e fare pace con l’orgoglio. Il narcisismo non serve a niente: è importante fidarsi di sé stessi e diffidare da sé stessi. Ho imparato ad uscire fuori nel momento in cui mi sono decentrato: le persone che vedo più ferme sono aggrappate a cose che non vogliono lasciare per paura di scomparire. Il mondo nuovo ci rende più grandi, stando sempre nel solito non si ricerca lo stupore. La paura e la vergogna sono sentimenti che vanno affrontati.

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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Sto lavorando a un disco; il progetto futuro è comunque continuare a promuovere il primo disco. Non voglio bruciarlo, voglio portarlo ancora in giro.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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