Dora Romano è ritornata nel piccolo schermo con la serie tv (prodotta da Amazon Prime) Bang Bang Baby, nel quale interpreta il personaggio di nonna Lina. Il progetto televisivo è diretto da Michele Alhaique, Margherita Ferri e Giuseppe Bonito: tratto dal libro L’intoccabile di Marisa Merico, racconta una storia realmente accaduta e ispirata al mondo della criminalità organizzata degli anni ’80. Con alle spalle una lunga carriera e grandi successi, la Romano fa ritorno in tv e presenta al grande pubblico italiano la sua nonna Lina. L’attrice ha così accettato di incontrarci e ci ha parlato del suo percorso tra passato, presente e futuro.


Ha alle spalle numerose esperienze cinematografiche, teatrali e televisive. Quando si è accesa la fiammella per la recitazione? Quando ha compreso che sarebbe stata la sua strada?

La fiammella si è accesa molto presto, ero una bambina molto vivace. Abitavo a Castellammare di Stabia, ero l’ultima di quattro figli. Avevo circa 6 anni, e frequentavo le elementari. Avevo già manifestato a mia madre la voglia di diventare una ballerina. E’ stato però preso come uno scherzo: la mia famiglia era molto umile e non c’erano molte scuole all’epoca. Era semplicemente un sogno di bambina. Non ho però mai lasciato questo aspetto della mia vita, e ho iniziato a 8 anni a frequentare l’Associazione Cattolica che si trovava accanto alla mia casa. Giocavo a biliardino, ping pong e facevo anche teatro. Si realizzavano spettacoli per bambini, e io avevo scritto uno sketch prendendo spunto da Stanlio e Ollio. La fiammella si è accesa lì. Per quanto riguarda il professionismo, ci ho pensato verso i 18 anni: ho incontrato Anniballe Ruccello e abbiamo così pensato di entrare a far parte di una compagnia amatoriale. Ho iniziato lì a rapportarmi con il teatro e con la recitazione, e questo mi ha portato anche a prendere parte alla bottega teatrale di Vittorio Gassman.

Ha avuto inizio la serie tv Bang Bang Baby: il suo personaggio è nonna Lina. Quanto c’è di Dora in lei? Cosa le ha insegnato questo personaggio più di tutto?

Quando affronto un personaggio lo affronto dalla radice e, a seconda del testo e della sceneggiatura, cerco di andare oltre la descrizione ed entrare nella psicologia del personaggio. Uso sempre una chiave della memoria emotiva, che ho imparato frequentando maestri dello studio americano. Questa memoria emotiva crea il personaggio in modo profondo. Per creare un personaggio in una scena o in un dialogo, creo una sensazione emotiva che possa riportarmi al servizio di quella scena. Quella mia memoria emotiva può essere ripresa dalla mia memoria: c’è quindi un vero e proprio scambio emotivo che si basa sul ricordo. Nel caso di nonna Lina, ho scoperto una parte di me cattiva che non credevo di avere e che era così forte. La rabbia fa parte di tutti noi: ho sentito una sensazione di impotenza e una voglia di violenza.

In questo ruolo, fa appunto la parte della ‘cattiva’. Com’è stato immedesimarsi in questa veste? Quanta preparazione c’è stata?

La preparazione è stata lunga, la serie ha avuto un paio di anni di preparazione. Ho avuto il provino circa tre anni fa. Ho così studiato la storia delle donne della ‘Ndrangheta che è una storia attualmente presente nella nostra società; ho cercato inoltre di capire quali sono i meccanismi che muovono queste donne, quali sono i risultati di questi meccanismi. Nei due anni intercorrenti tra il provino e la realizzazione sul set, ho letto tutte le sceneggiature dei dieci episodi che sono state molto illuminanti per quanto riguarda il personaggio. E’ stato un ruolo esemplare, profondo, non facile da fare ma sicuramente facile fa capire. E’ stato importante l’aiuto di tutti, in primis dei registi. Con Michele Alhaique, abbiamo avuto la possibilità di girare le prime sei puntate: lui è molto attento. Essendo attore, è capace di tirar fuori quello che serve a un’attrice. È stato un percorso lungo e faticoso: il set non è una passeggiata ma è molto divertente: c’è stata la collaborazione di tutti, eravamo molto coinvolti. Non mi sono mai sentita sola, mi sono divertita molto a creare questo ruolo.

Ha preso recentemente parte anche al film E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino (candidato agli Oscar 2022). Com’è stato lavorare con Sorrentino?

E’ stata una piacevole sorpresa; pensavo che, essendo un genio della cinematografia mondiale, potesse essere un personaggio particolare, burbero, imprevedibile, ‘aggressivo’. Mi sono trovata invece di fronte a a un regista gentile, disponibile, generoso, educatissimo.

Cosa consiglierebbe ai giovani sognatori che intendono percorrere la strada della recitazione?

E’ una domanda molto difficile a cui rispondere. Ci sono tantissime opportunità cinematografiche oggi ma, secondo me, quello che ha un po’ ‘rovinato’ il tutto è stata la televisione, che lancia messaggi sbagliati soprattutto ai giovani. E’ diventata deleteria, e questo porta i giovani a sentirsi illusi e ad avere comportamenti di narcisismo e pessima informazione. Ci sono centinaia di scuole nel nostro paese, ma non tutte hanno la giusta qualità: questo porta infatti in loro anche molta frustrazione. Il lavoro dell’attore è un lavoro duro, faticoso, che comporta tantissimo sacrificio: spesso in Italia l’arte recitativa non viene molto considerata, e questa è la cosa più grave.

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Quali sono i suoi futuri progetti? Può anticiparci qualcosa?

Al momento sto preparando un film americano (prodotto da Cattleya) di cui non posso dire nulla, che sarà girato da un’importante regista americana che è venuta in Italia. Stiamo facendo la preparazione di questo film divertente e comico. Avrò un piccolo ruolo molto simpatico e a maggio si inizieranno le riprese. Non so cosa succederà per il resto, si parlava di una seconda serie di Bang Bang Baby ma non ci sono ancora conferme.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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