Chiarablue ha alle spalle diverse avventure musicali, che hanno portato la sua musica a crescere e formarsi sempre di più. Nel 2021, si è infatti classificata nella cinquina della Targa Tenco per Miglior Opera Prima. E’ tornata oggi sulla scena musicale con il nuovo singolo Indifesi: un brano, questo, che rivede l’accezione di difesa e – cambiando prospettiva – insegna l’importanza del superare il dolore senza il bisogno di difendersi. La cantautrice ce ne ha parlato in questa intervista, raccontandoci anche i suoi futuri progetti.


Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai scoperto che sarebbe stata la tua strada?

Sicuramente la musica ha sempre fatto parte della mia vita, sin da quando ero piccola. Ho immagini di me che canto sulla sedia con la spazzola. Credo di aver capito realmente che sarebbe stata così importante intorno ai 20 anni.

Hai avuto numerose esperienze musicali. Ad esempio, nel 2021 sei arrivata nella cinquina finale della Targa Tenco. Qual è il ricordo più bello di questa avventura e cosa ti ha lasciato più di tutto?

E’ stato un sogno! Credo che, per una persona che voglia fare il cantautore, la Targa Tenco sia un’aspirazione e un riferimento. E’ quello che ogni anno guardi per vedere chi se lo è aggiudicato. Quando abbiamo finito di registrare Indifesi, eravamo sotto scadenza e dovevamo scegliere se proporlo o meno. Eravamo ancora in piena pandemia, ma abbiamo provato a farlo con la speranza ma anche con la consapevolezza che c’era tantissimo materiale che era stato presentato. Un risultato incredibile e gigantesco, non me l’aspettavo affatto!

Parliamo del tuo nuovo singolo Indifesi: dove nasce l’idea per questo brano?

Questo brano nasce da un pensiero e da una riflessione sulla parola indifesi. Abbiamo l’abitudine a pensare alla parola come a una persona che non ha niente con cui difendersi, e questo diventa spesso un’accezione molto triste. In realtà è anche una persona che non vuole difendersi, che non ha bisogno di difendersi; può infatti avere anche un significato super positivo che diventa un’aspirazione della vita.

La tua canzone parla dell’importanza di riuscire a superare il dolore: cosa consiglieresti a coloro che si trovano in questo ‘limbo della sofferenza’?

Credo che non ci sia bisogno di difendersi. Viviamo in una società che ci chiede di essere sempre forti, ricchi, splendenti, e questa cosa ci sta modificando nella nostra sostanza più profonda. La personalità di un essere umano è fatta di tante sfaccettature, anche quelle negative. Sono necessarie e non possono essere cancellate con la gomma. Credo che sia importante praticare l’accoglienza e trarne un beneficio: c’è un motivo se arriva. Bisogna quindi capire questo motivo per poter uscire modificati dalla situazione.

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Come ti sei approcciata a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?

Tantissimi, sono una persona molto curiosa. Ascolto moltissimo, faccio tanta ricerca e quello che rappresenta la mia musica è un ‘fritto misto’: un frullato gigante di quello che con il tempo ha mosso la mia anima. Apprezzo molto la musica brasiliana (proprio per quello specifico sentimento che sanno esprimere), ma anche tutta la musica che fa parte della cultura latinoamericana (messicana, cubana, argentina, spagnola). Ascolto inoltre la musica mediterranea, i cantautori, il jazz. Sono tante le cose che fanno parte di me.

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Sicuramente la priorità assoluta è quella di portare la musica in concerto, di poterla suonare e avere il contatto con il pubblico. Stiamo già lavorando ai brani del secondo album, che sarà molto diverso.

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