Annalisa Minetti intervista, dall’infanzia dolorosa al successo: “Così la musica e lo sport mi hanno salvata”

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Annalisa Minetti è tra i personaggi più amati della tv e dello sport italiani, e continua oggi a sorprendere i suoi con la sua musica.

Perde la vista definitivamente quando aveva diciotto anni a causa di una retinite pigmentosa progressiva di cui già soffriva da bambina. Ma questo non l’abbatte ed 21 anni partecipa al concorso di bellezza Miss Italia (1997) dove si posiziona al settimo posto. Segue il Festival di Sanremo con la canzone Senza te o con te che vince sia la sezione Giovani, che quella dei Campioni. Partecipa ancora due volte in coppia con Toto Cutugno. Inpegnata nell’attività agonista para-olimpionica dal 2012, ha vinto negli anni numerosi riconoscimenti tra cui: la medaglia di bronzo nei 1500 metri alle Paralimpiadi di Londra (record del mondo per la categoria ‘non vedenti’) e, l’anno dopo, la medaglia d’oro ai campionati del mondo di atletica leggera paralimpica negli 800 metri  (record mondiale). Ma la musica è la sua passione più importante e mai interrotta. 

Dopo alcuni singoli usciti tra il 2022 ed il  2023, ha lanciato (agosto 2024) il suo ultimo singolo Diversamente pazzesca, singolo che segna il ritorno sulla scena musicale dell’artista Il brano – prodotto da Roberto Panfili – è stato scritto da Laura Polverini e Marcello Balena con Chiara Peduzzi. Uscito in concomitanza con l’inizio delle Olimpiadi e Paralimpiadi 2024, il singolo riporta riferimenti, soprattutto nel video, alla sua passione per lo sport, messo da parte per tornare al suo pubblico con la cosa che ama di più nella vita: la Musica. Per tutto il 2024 è in concerto nelle principali piazze italiane con il suo concerto Invincibili Tour.


Mi piacerebbe iniziare questa intervista con l’immagine di te bambina. Cosa vedi quando pensi alla tua infanzia? Che bambina sei stata?

Sono stata una bambina estremamente posata e responsabilizzata subito dall’inizio, perché sin da piccola ho dovuto vivere cose importanti, che non è la cecità (quella è accaduto quando avevo 18 anni). La mia infanzia è stata segnata dalla morte di mia sorella Barbara e dalla situazione di mio fratello Fabio, che è nato con un ritardo cognitivo. La vita dei miei genitori è quindi stata abbastanza impegnativa.

Forza, grinta, determinazione e tanto talento: in molti ti riconoscono con questi aspetti. Quanto pensi che l’amore per la musica e per lo sport ti abbia aiutata ad affrontare questi momenti negativi?

Sono due terapie per chiunque, credo che musica e sport siano terapie quasi infallibili rispetto ai dolori e alle sofferenze, ma anche agli ostacoli e alle difficoltà. La musica permette alla mia anima di esprimersi e lo sport alla mia tenacia.

Dall’infanzia sei passata all’adolescenza e poi all’età adulta. In tutti questi anni hai sempre messo al primo posto le tue passioni. Com’è nato il tuo vero primo approccio alla musica e cosa ti ha fatto innamorare di questa arte?

Io ero una ballerina di danza classica, e credevo inizialmente che il movimento fosse la mia espressione attraverso la musica. Mio zio iniziò invece a cantare e io a canticchiare insieme a lui; è stato proprio lui che ha visto in me il timbro di voce giusto per iniziare questo percorso. Iniziò così a portarmi con lui nella sua band, e insieme abbiamo iniziato a suonare nei pianobar.

Nel mese di agosto 2024 è infatti uscito il brano Diversamente pazzesca, in concomitanza con le Olimpiadi e Paraolimpiadi. Dove nasce l’idea per questo singolo?

Volevo trovare un linguaggio musicale che fosse chiaro e che permettesse alla gente di dire che lo sport non è soltanto la medaglia vinta, ma un percorso da realizzare. Mi piaceva raccontare di tutti i miei colleghi paralimpici e olimpici, e dire che si è Atleti con la A maiuscola a prescindere dalla deprivazione sensoriale.

Quando si parla di sport, si parla di sport per tutti, e nei paralimpici c’è anche uno sforzo mentale che va oltre. Diventa quasi una ragione di vita ed è meraviglioso quello che accade: lo sport risana, riabilita e rieduca alla vita. L’importante è non vederli come supereroi, perché lo sono i medici, i soldati che hanno perso la vita. Loro sono soltanto grandi atleti.

Musica e sport: due mondi diversi che ti hanno sempre accompagnato. Come sei riuscita ad alternare questi due ambiti?

Sono molto diversi, anche se il ritmo li accomuna. Sono i miei due linguaggi, e quindi appartengono a me. In realtà, nonostante siano tanto distanti, l’unica difficoltà è l’impegno che richiedono. Quando ho deciso di dare spazio allo sport, inevitabilmente ho messo da parte la musica. Ho dato modo allo sport di portare medaglie e coppe, ma dall’altra parte c’era la musica che restava come mia colonna sonora. La parte confidenziale con il pubblico l’ho sempre mantenuta, ma avevo interrotto la mia attività discografica.

Qual è il consiglio più prezioso che ti senti di dare a chiunque voglia percorrere la strada dell’arte o dello sport?

Nel mondo dello sport, si può emergere se si ha un grande talento ma anche una grande voglia di fare tanta fatica. Se non spaventa la fatica, e si ha la metodologia e l’aspetto riflessivo delle emozioni, nello sport si hanno tantissime chance. Nello spettacolo è invece tutto molto più complicato: i palcoscenici diventano diversi gli uni dagli altri, perché cambia il pubblico oppure cambiano i giudici.

Tutto è sempre sotto il giudizio degli altri e non sempre la propria emotività arriva dove vuole arrivare; ci vuole quindi tanta pazienza e tanta fortuna. Gli investimenti non sono pochi, ed è inutile che raccontano che è tutto molto semplice come sembra, non è affatto così. Soprattutto, bisogna studiare tanto: in ogni ambito la formazione non deve mai bastare.

Futuri progetti?

Io sto lavorando a tantissimi progetti, che sorprenderanno tanto il mio pubblico. Sto lavorando a tanti brani musicali, con cui esprimerò una nuova Annalisa, e ci saranno quindi tantissime sorprese.

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