Carlo Mey Famularo è un cantautore e musicista napoletano, noto per aver interpretato la sigla della celebre soap opera italiana Un Posto al Sole. Da allora, la sua carriera è sempre stata colma di successi: il suo percorso l’ha infatti portato a collaborare con i più grandi artisti del panorama musicale italiano. Oggi ritorna con l’album Cuba Cafè: per l’uscita di questo progetto discografico, Famularo ha collaborato con Max Marcolini (storico co-produttore di Zucchero Fornaciari).

Il ricavato dell’album sarà interamente devoluto all’Associazione benefica Emergenza Musica, che si occupa di regalare strumenti musicali ai ragazzi appartenenti ai ghetti più poveri dell’Africa occidentale seguendo lo slogan ‘Mettiamo strumenti di pace nelle mani dei ragazzi‘. Carlo Mey Famularo ha così accettato di incontrarci, e ci ha parlato di come la musica abbia sempre il potere di salvare il mondo.


Com’è avvenuto il tuo primo approccio alla musica? Quando hai compreso che sarebbe stata la tua strada?

È stato un approccio un po’ magico: ho sempre fatto il musicista, ma ho preso la cosa un po’ più seriamente quando due grandi della musica internazionale come Billy Preston (famoso come il “quinto Beatles”) e Sam Moore erano a Napoli. Ho avuto la fortuna di incontrarli per caso in un bar, e lì mi hanno invitato a suonare con loro sul palco. Io, tra l’altro, non avevo mai suonato su un palco, ci salii direttamente con questi giganti della musica. Suonammo “Let it be” e “Soul man” dinnanzi a ventimila persone.

Sei diventato noto grazie al brano ‘Un posto al sole’, sigla dell’omonima serie tv. Cos’è cambiato da allora e quanto hai influito questo importante riconoscimento sul tuo percorso di crescita?

Questo è un brano inserito nel mio primo disco nel ’96. La Rai pubblicò un bando per scegliere la sigla di una fiction, e ho pensato che il mio brano interpretasse bene quanto era richiesto dalla Rai. Così quello che doveva essere un brano di complemento del mio album, è diventata una sigla che tutt’oggi viene sentita ogni sera da milioni di italiani. Ovviamente però, non mi sono fermato a questa canzone.

Tornando ai giorni nostri, hai adesso pubblicato l’album Cuba Caffè. Dove nasce l’idea per questo disco e qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere?

Io sono sempre stato un fan di Zucchero Fornaciari. Ho avuto la fortuna di conoscere il suo produttore Max Marcolini alla presentazione di un suo album a Milano. Da lì, è nata un’empatia che mi ha portato a produrre quest’album. In quel periodo ero a Cuba per una vacanza, e mi è così venuta voglia di dedicare l’album al Sud America e a questi luoghi magici; inoltre avevo un precedente, perché mio padre ha vissuto sei anni in Venezuela e questo ha portato il Sud America nel mio sangue e nelle mie note.

Per l’uscita dell’album, hai collaborato con lo storico produttore Max Marcolini. Com’è avvenuto il vostro incontro e com’è stato lavorare con lui?

Con Max Marcolini, per la prima volta ho incontrato un produttore che non mi ha parlato immediatamente di soldi ma di musica. Ha amato da subito il mio stile e abbiamo avuto un feeling importante da cui è nata un’amicizia fraterna.

Il ricavato dell’album verrà interamente devoluto all’Associazione benefica Emergenza Musica, che regalerà gli strumenti musicali ai ragazzi dei ghetti più poveri dell’Africa. Secondo te, quanto può aiutare e salvare la musica?

Noi oggi parliamo solo di guerra, ma sembra quasi che ci dimentichiamo che la musica è l’unica cosa che mette d’accordo le persone, che le tiene unite. Secondo me, regalare delle chitarre a dei ragazzi che non hanno niente potrebbe essere una svolta a livello mondiale. È una cosa che fecero già John Lennon e Bob Dylan durante la guerra in Vietnam: anch’io, come loro, sono convinto che la musica può davvero cambiare il mondo.

LEGGI ANCHE –> I Whiteshark presentano il nuovo singolo Cachet: “E’ il nostro momento”

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Io ora ho iniziato le prove live con il mio gruppo, perché voglio portare in giro per l’Italia il mio show che chiamiamo “Un posto al soul”: a me piace la musica blues e soul, quindi ho presto il titolo di “Un posto al sole” e l’ho modificato in base al tipo di musica che mi piace. Inoltre, è presente una nuova versione della sigla della serie, con la voce della compagna di Max Marcolini, che è corista di Zucchero. Siamo stati due anni fermi, speriamo di ripartire quanto prima.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *