Bruno Falanga ha messo le firma su molti progetti del panorama cinematografico italiano. Diplomato al Conservatorio di Salerno sotto la guida di Lucia Ronchetti, ha composto le musiche di Un giorno all’improvviso (di Ciro D’Emilio). E’ nata da lì la sua collaborazione con Emilio De Virgilio, Sound Engineer laureato alla SAE di Londra, fonico degli Air, Rufus Wainwright e collaboratore di Dave McDonald dei Portishead. Falanga ha recentemente firmato la colonna sonore della serie tv L’ora – Inchiostro contro piombo e del film Per niente al mondo. Parlare con lui è stato come chiacchierare con la musica, porle qualche domanda sulla sua bellezza ed eleganza, ma anche stringerle la mano e avere in dono un’emozione inaspettata.


Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai scoperto che sarebbe stata la tua strada?

Sin da quando ero giovane mi sono sempre appassionato alla musica, trasmessa da mio padre che suonava il flauto e il sax. Ho ascoltato i dischi delle band più famose, che hanno fatto la storia della musica rock. Ho iniziato a suonare la chitarra, mi sono iscritto al Conservatorio nella classe di composizione multimediale e mi sono appassionato alla composizione di musica per film. Nel 2011, il Conservatorio di Salerno creò un’unione tra i compositori del conservatorio e i giovani registi del Giffoni. Lì ho conosciuto Ciro D’Emilio ed è stata la mia prima esperienza. Ho studiato con più accuratezza l’applicazione della musica nei film, e si è formato così tra di noi un connubio artistico.

Hai recentemente realizzato la colonna sonora del film Per niente al mondo: com’è nata questa collaborazione e dove nasce l’idea per queste musiche?

La collaborazione con il regista era già un connubio molto stabile, quando mi ha presentato il soggetto e la sceneggiatura. Cerco sempre di scrivere musica alla lettura del soggetto e della sceneggiatura per crearmi questo suono, e per crearmi un linguaggio che sia giusto per quello che ho letto, facendo così in modo che il regista sul set possa ascoltare i provini che ho scritto per il suo film. Ovviamente il film passa poi al montaggio, e lì cambiano delle cose: ci si rende conto che ci sono da fare tantissime altre modifiche. Per quanto riguarda le musiche di questo film, il mio scopo era creare una musica che accompagnasse il personaggio. La storia racconta la vita di Bernardo che, per un errore giudiziario, viene accusato ingiustamente ed è costretto a rincorrere la vita che faceva prima.

Il pubblico vede il risultato finale, ma cosa c’è dietro una colonna sonora?

Io ho scritto le musiche, il fonico ha co-prodotto le musiche con me, abbiamo fatto passare gli archi in amplificatori per chitarra; il pedale, quando si muoveva, modificava l’onda sonora al suo interno, e l’abbiamo sollecitato durante la registrazione per ottenere questi suoni. E’ stata una lavorazione molto lunga: il film, essendo ovunque su tre linee temporali, richiedeva delle esigenze particolari. A volte non eravamo così lucidi da capire se la musica stesse sottolineando troppo il salto temporale. Abbiamo lavorato per mesi, prendendoci anche delle pause: la cosa più dura è stata proprio cercare di ‘pulire il cervello‘, e quindi cercare di essere il più lucido possibile. Alla fine ci siamo riusciti.

Com’è nato il tuo incontro con il regista Ciro D’Emilio e cosa ti ha insegnato lui professionalmente parlando?

E’ stato innanzitutto il mio primo regista: lui è molto pragmatico e va al dunque della storia. Mi ha insegnato che, quando ci si approccia ad un film, si deve cercare sempre di capire: anche se una cosa entra in un modo non convenzionale, l’importante è sempre costruire la scena nel modo migliore. Abbiamo fatto anche molti ripensamenti su alcuni temi, e mi piace dare la possibilità al regista di immaginare il suo film.

Per la realizzazione della colonna sonora, hai collaborato anche con Dave McDonald: com’è stato lavorare con lui e cosa ti ha lasciato questa esperienza?

C’è sempre un po’ di preoccupazione, per un compositore, interfacciarsi ad un’altra persona che mette le mani sulla musica. C’era in me preoccupazione, perché lui ha fatto la storia della musica: è stata un’esperienza bellissima. Ci siamo incontrati virtualmente e lui ha messo tutto a servizio dell’opera: è stato facilissimo. L’ha fatto con quella genialità e creatività che lo contraddistingue. Per me è stato un onore; era tutto perfetto.

Secondo te, qual è il segreto per riuscire a creare la colonna sonora perfetta per un film? Per riuscire, cioè, a rappresentare il significato del film con l’ascolto?

Io cerco sempre di creare una colonna sonora perfetta per il film: quando si ascolta una colonna sonora e si immagina intanto il film, si può essere felici del lavoro svolto. Penso che la più grande vittoria sia questa: una delle colonne sonore che mi fa più emozionare è ad esempio Interstellar. Quando ascolto i brani, mi ricordo sempre le scene. Vorrei fare proprio questo: cerco sempre di lasciare un segno con la mia musica, e mi approccio in maniera molto umile verso il film e verso la storia. Approcciandomi in questa maniera, l’utilizzo della musica diventa abbastanza misurato: se il film avrà bisogno di 10 minuti, scriverò 10 minuti. Quando facciamo la prima visione del film, quello che penso è che – in realtà – il regista, con i suoi movimenti di macchina, mi sta dicendo dove ci sarà la musica.

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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Ora stiamo lavorando a una commedia che dovrebbe essere pronta per inizio dicembre. Sto inoltre facendo un film indipendente di un regista italiano. Sto lavorando anche con dei registi con cui avevo già lavorato per altri lavori, e sono in preparazione per i loro film. Sto scrivendo inoltre della musica sulle sceneggiature.

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