Beppe Dettori (ex membro dei Tazenda e autori per vari celebri artisti) e l’arpista Raoul Moretti continuano la loro collaborazione musicale e presentano l’album Animas, un nuovissimo lavoro discografico che li rappresenta in pieno.

L’album, unico nel suo genere, va infatti a ripercorrere la cultura e il linguaggio del nostra Paese: parte dalle sue radici (il dialetto sardo) fino a giungere alla lingua italiana e a quella universale, ossia l’inglese. Il disco parla soprattutto di emozioni umane, e attraversa le tappe più importanti della propria anima: la tristezza, l’angoscia, il dolore che si trasformano in speranza, gioia, rinascita.


Com’è avvenuto il vostro incontro? Quando avete compreso che avreste potuto collaborare insieme?

Beppe: Il tutto è nato per una necessità, nel 2011-2012. Avevamo in atto un progetto che comprendeva un artista, il quale ha poi preferito fare altro. Cercavamo così un sostituto e, tramite amici in comune, abbiamo incontrato Raoul. Abbiamo così iniziato nel 2012. Tre anni fa abbiamo pensato di fermarci e di registrare qualcosa, tra tutto quello che avevamo accumulato con il tempo. E’ nato l’album L’Incanto delle Corde e, dopo quel progetto, abbiamo continuato e registrato live. Ci sono poi stati una serie di premi relativi al disco precedente e, lo scorso anno, abbiamo deciso di fermare le nostre idee su un nuovo lavoro e abbiamo per questo coinvolto dei nostri amici (sia famosi che non famosi). Abbiamo lavorato a distanza, ma abbiamo avuto sicuramente una sintonia perfetta.

Parliamo del vostro ultimo lavoro discografico Animas: innanzitutto, dove nasce l’idea del titolo e cosa vi ha ispirato nella creazione di questo album?

Raoul: L’album è nato nel periodo del lockdown: abbiamo ‘sfruttato‘ quel periodo in cui siamo stati chiusi per mesi per creare. Le tematiche del periodo risentono sicuramente di quel clima. Nei vari brani, c’è senz’altro sempre un messaggio finale di grande speranza, di rinnovamento e ripartenza, oltre alla tematica delle anime scosse, vibranti e forti. Il titolo è lo stesso di uno dei brani, che si chiama appunto Animas: rappresenta le nostre due anime, che sono raffigurate anche nella copertina del disco: le due barchette che guardano l’orizzonte prima di salpare. Insomma, parla dell’incontro che avviene tra le anime.

I brani da voi interpretati riprendono diversi tipi di linguaggi, dal dialetto alla lingua italiana. Qual è il motivo per cui avete deciso di omaggiare appunto varie lingue, arrivando poi anche all’inglese?

Beppe: Una delle nostre fisse è la voglia di sperimentare il suono vocale: soltanto con un linguaggio, questa voglia è preclusa. E’ sempre stata una nostra ricerca, un approfondimento di quello che è l’animo umano. Inseriamo spesso anche linguaggi che non esistono, e cerchiamo di raffigura l’idea di sonorità orientale o africana.

In questo album, sono state raccontate le varie emozioni umane. C’è qualcosa di autobiografico nel disco?

Raoul: Le nostre emozioni sono state filtrate, e spesso sono dipese anche dal periodo del lockdown che abbiamo vissuto. L’album rappresenta inoltre il nostro percorso di ricerca, e ci sono delle tematiche che nascono da esperienze vissute in determinati momenti. Parlando per me, ci sono molti elementi della mia anima.

Copertina Singolo Dettori-Moretti

Beppe: Ci siamo attenuti a quello che era la musica, e abbiamo dato una sonorità linguistica alle liriche che avevamo composto. Abbiamo preso come concetto la speranza, vista in tante prospettive. I brani hanno una voglia di positività, che va al di là del fatto oscuro. Anche se alcuni brani possono sembrare pessimisti, c’è sempre la morale di speranza.

Come sta procedendo la promozione dell’album?

Beppe: Siamo molto contenti. Parliamo in tutta Italia di quello che facciamo, stiamo realizzando dei live. Al momento, stiamo riempiendo i calendari.

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Quali sono i vostri futuri progetti?

Raoul: Suonare in più posti possibili, andare oltre i confini territoriali sardi. Stiamo preparando l’estate qui in Sardegna: ci saranno sicuramente concerti di importanza regionale e territoriale.

Intervista a cura di Stefania Meneghella

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