Abbiamo incontrato Alfonso Cheng, che ci ha presentato il suo nuovo singolo Piccola Miss: il brano è in uscita su tutte le piattaforme da venerdì 14 ottobre. Il cantante – componente della band campana Lamecca – ci ha parlato del suo personale stile musicale, basato soprattutto sui suoni dell’hypnagogic pop (ossia quella ‘musica pop rifratta attraverso il ricordo di un ricordo‘).


Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai scoperto che sarebbe stata la tua strada?

Il primo disco in assoluto che ho sentito è Disintegration dei The Cure e da lì è cambiato tutto. A sedici anni ho poi iniziato a suonare il basso perché dei miei amici avevano formato una band e necessitavano urgentemente di un bassista.

Sei il componente della band campana Lamecca: com’è nato il vostro incontro?

In verità ho conosciuto Rossella, la cantante, una sera del 2017 durante una partita di Lupus in Fabula. Qualche giorno dopo, mi venne in mente l’idea di mettere su questa band chiamando a rapporto altri membri che ritenevo validi.

Parliamo del tuo nuovo singolo Piccola Miss. Dove nasce l’idea per questo brano?

Nasce a caso nella mia stanzetta, come tutto il resto dei brani che ho fatto. Ho sfruttato l’esigenza del momento: mi viene un riff in testa e subito corro a registrarlo col cellulare, poi sviluppo il riff con il synth juno, la chitarra, il basso e via dicendo. La citazione dei The Smiths è chiara, perché Please, please è un brano che spesso ho suonato con la chitarra nelle situazioni cringe in mezzo alla gente. E’ un brano rivolto alla mia ragazza, ma chiunque può dedicarlo alla propria ragazza/crush/donna ideale.

Mi ha sicuramente molto colpito il tuo stile musicale. Come ti sei approcciato a questo genere? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?

L’approccio è stato del tutto normale. Ho iniziato a scrivere canzoni mie nel 2020 all’inizio della pandemia, e ho iniziato a registrare con i pochi mezzi grezzi che avevo, ovvero un Mac fisso del 2013 (senza nessuna cassa monitor audio), un Logic 9, una scheda audio Focusrite, una chitarra acustica – che trasformavo in elettrica su logic -, un basso fender e una tastierina Casio di 40 euro senza uscite Jack. I miei maestri musicali – per questo secondo disco – sono stati Molchat Doma, El Ultimo Vecino, Oberhofer, Buerak, Spill tab, Motorpsycho, Ploho, Sipper, Purity Filter, Suave Punk, Alex G, I Cani, Bartolini, M!R!M.

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In cosa consiste invece l’hypnagogic pop ossia la “musica pop rifratta attraverso il ricordo di un ricordo”?

Il mio genere – che è stato definito dai miei amici di Coltellini dischi “Hypnagogic Pop”- è in realtà un mix di Lo-fi, indie rock, post-punk, shoegaze, elettronica, hyper con molti simbolismi e citazionismi, e tutto in una salsa retrò. E’ una musica che trasmette il ricordo di qualcosa del passato, tipo il video di Peppe fetish che canta “datemi i piedi” oppure Zequila che urla contro Pappalardo.

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Da qui a Gennaio usciranno vari singoli, per poi arrivare al disco a Febbraio. Nel frattempo farò un po’ di date in questa stagione invernale (Roma, Napoli, provincia di Salerno ecc ). Poi verso Marzo voglio preparare già un disco nuovo, ho in mente di fare un EP solo elettronico e un EP solo in napoletano ma lofi-emo-shoegaze. Per ora questo è quello che frulla nella mia mente, poi si vedrà.

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