Stefania Convalle torna in libreria con il suo nuovo romanzo Una straordinaria solitudine, edito da Convalle Edizioni. Non sono state solamente pagine, quelle che l’autrice ha offerto ai suoi lettori: è stato come assaporare un po’ del suo spirito e donarlo a chi ancora non ne conosce tutte le sfumature. I protagonisti sono tre ragazzi – Sophie, Victor e Maryanne – ma quello che si nota sin dal primo momento è un’altra verità: la protagonista è in realtà la donna. “Quale donna?“, si può chiedere il lettore mentre è spinta da un ovvia – e spesso inconscia – curiosità. La donna che vive in ognuno di noi.

Quell’animo leggiadro, grazioso, buono che – quasi come una farfalla – si posa sui nostri occhi trasformandoli in piume. I tre personaggi vivono le loro vite e lo fanno in un modo diverso e spesso altalenante, ma facendo respirare – a chiunque stia su quelle pagine per conoscerli – un amore spesso nascosto ma sempre presente. Il tutto è incorniciato dallo stile dell’autrice che, come una piuma posata sulle anime di ognuno, riesce a catturare l’attenzione e a farci diventare suoi amabili spettatori.


Com’è nato il tuo primo approccio alla scrittura? Quando hai scoperto che sarebbe stata la tua strada?

Il mio rapporto con la scrittura è stato altalenante nel tempo. La prima poesia l’ho scritta da ragazzina, per esempio, e il primo romanzo risale a quasi trent’anni fa, ma tutto è rimasto nel cassetto mentre la mia vita percorreva strade del tutto diverse. Credo che il momento della svolta si possa collocare quando ho perso mia madre. Nonostante avessi più di quarant’anni e sapessi bene che la morte esiste, quando se ne va un genitore, che nel nostro intimo pensiamo essere immortale, si prende consapevolezza del fatto che la vita ha una fine e lì mi sono interrogata su come stessi conducendo la mia esistenza. È iniziato un lungo percorso di grandi cambiamenti che mi hanno portata sempre di più dentro la scrittura, oggi protagonista assoluta della mia vita.

Il tuo stile letterario mi ha colpito sin da subito, proprio per la grazia e la femminilità che utilizzi nelle parole. Come ti sei avvicinata a questo stile? Chi sono stati i tuoi maestri letterari?

Ti ringrazio, sentire definire il mio stile accostato alle parole grazia e femminilità mi gratifica molto. La mia scrittura è maturata negli anni, ho sempre scritto facendo parlare l’istinto, fatto di cuore e pancia. Credo, dunque, di essermi messa totalmente a nudo e che il mio stile non sia altro che il riflesso di quello che sono io, la parte più autentica del mio essere. I miei maestri sono stati scrittori che scrivono di getto, col cuore, con l’ardore di una penna ispirata dal talento che si esprime senza filtri.

Parliamo appunto del tuo nuovo libro Una straordinaria solitudine: come nasce l’idea per questo libro?

Questo romanzo è nato come tutti gli altri: senza un progetto. Quando inizio a scrivere mi approccio alla pagina uno senza un’idea, mi metto in cuffia, mi immergo nella musica e mi lascio andare. Il primo capitolo arriva così, da un trasporto. E poi tutto il resto, un capitolo alla volta, scrivo e intanto scopro cosa accade ai miei protagonisti.

Il protagonista del libro è senz’altro l’amore: un amore limpido, nascosto e a volte misterioso. Cosa rappresenta per te l’amore e quanto ha influito il tuo significato di amore in questa opera?

L’amore per me è tutto. L’amore in senso universale, intendo. Un modo di vivere. L’amore ha sempre guidato, e ancora lo fa, ogni scelta della mia vita. Sempre. E, nello specifico, l’amore per la scrittura mi spinge ogni giorno ad andare avanti, anche se la strada, spesso e volentieri, è in salita. Ma l’amore vince sempre, giusto? Inevitabilmente l’amore, per come lo intendo io, è tra le righe di ogni mio romanzo, anche in “Una straordinaria solitudine”.

I protagonisti sono Sophie, Victor e Maryanne: quanto c’è di te in loro e cosa ti hanno lasciato più di tutto durante la stesura?

In ogni personaggio c’è sempre qualcosa di me, a volte i pensieri, il modo di guardare il mondo; altre volte i sogni o la realtà. In questo romanzo, in Sophie rivedo il mio lato solitario, l’amore per la poesia. In entrambe le donne, Sophie e Maryanne, rivedo il senso materno che le guida nelle scelte. Victor è un parto della mia capacità di immedesimazione nel mondo maschile, spero di esserci riuscita.

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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Ho appena terminato di scrivere il nuovo romanzo e quindi sono molto contenta. Una storia ancora diversa dalle altre che affronta un argomento molto particolare, con un pizzico di noir, ma entrerò nei dettagli quando sarà il tempo giusto. Ho intenzione – dopo essermi tanto spesa a 360° per la mia creatura, Edizioni Convalle, e i miei autori – di concentrarmi un po’ anche sulla mia carriera e portare in giro le mie opere. Tanti altri progetti in corso, alcuni sono veri e propri sogni nel cassetto che potrebbero trovare concretezza, ma aspettiamo e vediamo se a breve potrò dare buone notizie in merito! In caso stapperemo una bottiglia insieme.

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