Sahar Gul, la forza delle donne

Donne convertite in angeli, nascoste nell’eternità delle emozioni;

donne a piedi nudi sulla sabbia bollente, mentre il Sole scotta su pelli fragili;

donne piangenti nell’oscurità della notte, che tirano corde per non farle spezzare.

Sono forti, le donne.

Forti come cristalli brillanti e lucenti.

Sono stelle, le donne.

Stelle che brillano mentre tutto intorno è buio,

mentre umanità ciniche spengono i loro occhi.

Ci sono donne cristallizzate nel cosmo come anime da non sciogliere, come corpi da non uccidere.. ci sono donne che potrebbero aprire gli occhi e, in qualsiasi momento, essere verità, essere consapevolezza, ed infrangere castelli di paura costruiti. E vivere come se nel mondo esistesse amore, e vivere come se non ci fosse morte. Questo potrebbe accadere davvero.. se solo una carezza sostituisse un pugno, se solo amore non fosse sinonimo di possesso. Se solo donna significasse vita. Se solo un maschio avesse la capacità di diventare uomo. E invece… invece ci sono luoghi dove vivere vuol dire morire, e non c’è soluzione per fuggire, non c’è soluzione per diventare stella e mostrare a tutti la propria luce. Non c’è soluzione per essere donna. Ci sono luoghi in cui donne sono paragonate ad oggetti: guardarle, comprarle, sfruttarle, gettarle via. Donne sono merce da gettare in mare, in un mare costruito con lacrime, con il sale del cuore. Non c’è tempo per diventare donna.. non c’è tempo per essere angelo, o camminare a piedi nudi sulla sabbia bollente, o piangere nell’oscurità della notte, non c’è tempo per brillare. Nascere donna significa non diventarlo mai: essere prematuramente oggetto da donare a maschi che uomini non saranno mai. Non esiste la donna; non esiste l’uomo. Solo oggetti e cavernicoli. Sono tanti i casi di bambine che, già all’età di 8 anni, sono costrette a diventare proprietà di qualcuno: qualcuno che non le amerà mai, che non le conoscerà mai, che non saprà il colore dei loro occhi, o il sapore della loro anima. E la vita per loro non sarà mai vita. Ed è proprio qui la forza delle donne. E’ proprio questo trasformare la non vita in vita, è proprio questo iniziare ad urlare per aprire occhi forzatamente chiusi, è proprio questo diventare donna. “Donne non si nasce, si diventa”, diceva Simone De Beauvoir. E diventare donna è l’unica soluzione per poter vivere in un mondo dove ancora esistono uomini, capaci di prenderle per mano e farle sentire angeli, nascoste nell’eternità delle emozioni, mentre camminano a piedi nudi sulla sabbia bollente. E’ proprio qui la forza di Sahar Gul, oggetto, ora diventata donna.Sahar è una ragazzina afghana di 15 anni che ha vissuto sulla proprio pelle fragile cose che noi donne non potremmo mai dimenticare. Occhi gonfi di botte da essere semichiusi, collo tumefatto, orecchio bruciato da un ferro da stiro, corpo così debilitato da essere costretto su una sedia a rotelle, mani ricoperte di croste nere, unghie strappate. E’ stato questo il destino di una fanciulla che, sette mesi prima era stata data in sposa al soldato GulamSakhi. Da allora, la sua vita era diventata un inferno: costretta a prostituirsi dal marito, dal padre, dalla madre e dalla sorella del marito. Si era rifiutata una volta ed era anche riuscita a fuggire, chiedendo aiuto ai vicini di casa. “Se siete dei musulmani dovete dire alle autorità quello che mi sta succedendo, vogliono farmi prostituire”, avevo detto disperata. Così qualcuno aveva avvisato la polizia di PuliKhumri, luogo dell’evento, ma essa, forse per paura, aveva restituito la ragazza alla famiglia torturatrice, con la promessa che non avrebbero più compiuto simili atteggiamenti. E, come era previsto, avvenne ciò che ci si sarebbe aspettati. Sahar fu chiusa in un seminterrato, dove venne picchiata per tre mesi.  Mesi di agonia, dove la speranza rischiava di essere uccisa assieme al suo corpo, mesi in cui Sahar si pentiva di esser nata donna, o meglio si pentiva di essere nata. Perché è così che ci si sente quando qualcuno spezza la tua dignità; è così che ci si sente quando qualcuno vende la tua libertà, il tuo essere prima di tutto una persona, il tuo essere prima di tutto vita. E la cosa peggiore era non avere nessuno dalla sua parte, nessuno che la sostenesse, o che la aiutasse. Era sola. Soprattutto quando un parente lontano arrivò a far visita nella loro casa, scoprendo la situazione. Decise dunque di avvisare le forze dell’ordine che, timorose di far scoppiare lo scandalo, accordarono con il marito per evitare che la vicenda finisse sulla stampa. Un comportamento diffuso in Afghanistan, dove la legge non comprendeva alcuna tutela per le donne, considerate sempre più oggetti. Anzi, dove lo Stato comprendeva legislazioni in cui chi si rivolgeva alla polizia per simili eventi, subiva ulteriori abusi, tra cui stupro e molestie, e veniva quindi riconsegnata alla famiglia e dimenticata. E’ vero.. Sahar era stata dimenticata, e forse lo sarebbe stata per sempre, se solo Dio non avesse avuto in serbo per lei un futuro migliore, un destino migliore, un esempio per l’umanità. Nell’ultima violenza subita, Sahar fu ridotta così: occhi gonfi di botte da essere semichiusi, collo tumefatto, orecchio bruciato da un ferro da stiro, corpo così debilitato da essere costretto su una sedia a rotelle, mani ricoperte di croste nere, unghie strappate. E, costretta a recarsi in ospedale, qualcuno le scattò delle foto. Foto che fecero immediatamente il giro del mondo, rendendola un’eroina, destando condanna e orrore. Il governo Afghano venne definito dall’intera umanità come il più orripilante dei governi per non aver aiutato la fanciulla. E dunque, per salvare la propria immagine, il presidente afghano HamidKarzai ordinò una commissione d’inchiesta e inviò il ministro della Sanità nell’ospedale per accertare i danni provocati sul corpo di Sahar. E’ stata proprio qui la forza delle donne, è stata proprio qui la forza di SaharGul, è stata proprio nel presentarsi in tribunale il giorno della sentenza e, per la prima volta, guardare in faccia i suoi torturatori; è stata proprio nel togliersi il velo e mostrare al mondo intero le cicatrici, simbolo di oggetti comprati e gettati, senza paura, senza vergogna. Perché è così che ci si sente quando qualcuno finalmente ti capisce, e i tuoi occhi vengono guardati, e per la prima volta ti senti fiera di esser nata donna, o semplicemente di essere nata. Così, i suoi torturatori sono stati condannati a dieci anni di prigione. E’ un grande passo per l’umanità, questo. E’ un grande passo per l’Aghanistan. Qualche giorno dopo l’avvenimento, l’ “Afganistan Times” titolava: “ROMPIAMO IL SILENZIO SULLO STATO DELLE DONNE” e, grazie a SaharGul, lo Stato ha per la prima volta approvato una legge che punisce la violenza domestica, nonostante sia ancora al sesto posto nella classifica dei Paesi in cui le disuguaglianze tra i generi sono più accentuate. Non possiamo negare, però, che negli ultimi dieci anni la situazione delle donne in Afghanistan è migliorata: quattro milioni di bambine ora possono andare a scuola e molte donne hanno trovato lavoro, grazie anche al contribuito del Premio Nobel per la Pace MalalaYousfazai. E Sahar oggi sogna un futuro: “voglio diventare avvocato” – dice la ragazza – “per evitare che capiti ad altre donne ciò che è capitato a me, voglio lavorare nella giustizia”. E’ questa la forza delle donne…

…donne convertite in angeli, nascoste nell’eternità delle emozioni; donne a piedi nudi sulla sabbia bollente, mentre il Sole scotta su pelli fragili; donne piangenti nell’oscurità della notte, che tirano corde per non farle spezzare. Sono forti, le donne. Forti come cristalli brillanti e lucenti. Sono stelle, le donne. Stelle che brillano mentre tutto intorno è buio, mentre umanità ciniche spengono i loro occhi. Ci sono donne cristallizzate nel cosmo come anime da non sciogliere, come corpi da non uccidere.. ci sono donne che potrebbero aprire gli occhi e, in qualsiasi momento, essere verità, essere consapevolezza, ed infrangere castelli di paura costruiti. E vivere come se nel mondo esistesse amore, e vivere come se non ci fosse morte. Potrebbe accadere davvero, ed è accaduto.. è proprio qui la forza delle donne, è proprio questo togliere veli vergognosi  e avere il coraggio di mostrare a tutti la propria vera natura: occhi che brillano, anime come neve, dignità infrangibili, libertà inviolate. E’ proprio qui la nostra forza: è proprio questo essere, nonostante tutto, donne… e diventarlo ogni giorno, anche quando qualcuno ha paura di guardare i nostri occhi: lì è contenuta l’eternità, e quella, davvero,nessuno può portarcela via


Articolo realizzato da Stefania Meneghella

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