roberto oliveri si raccontaRoberto Oliveri, l'intervista (foto gentilmente concessa dal suo uff. stampa) ph. Bernardo Tuccillo kosmomagazine.it

Roberto Oliveri è il giovane Vincenzo nella nuova serie tv La Voce che Hai Dentro, di e con Massimo Ranieri, in onda su Canale 5.

L’attore è tornato nel piccolo schermo dopo una serie di esperienze in ambito cinematografico e televisivo. Nel corso della sua carriera, è infatti apparso nella serie tv Gomorra, ma anche in Diavoli e Vostro Onore. Al cinema ha invece partecipato al film I due Papi con Jonathan Pryce, in Ritorno al Crimine e in E’ stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino. Si è adesso raccontato ai microfoni di Kosmo Magazine, svelando qualche particolare in più sul suo passato, presente e futuro.


Sei molto giovane e hai già collezionato molte esperienze in ambito artistico, ma quando nasce questa propensione verso la recitazione?

Avevo questo desiderio già da bambino, quando partecipavo alle varie recite scolastiche. Avevo voglia di mettermi al centro dell’attenzione, ed ero sempre in prima fila quando si trattava di fare recita. Questo accadeva anche nelle feste di famiglia, anche se la ma prima grande passione è stata quella del calcio. A 18 anni ho dovuto però mollare lo sport a causa di un incidente e, pian piano, lavorando nei villaggi turistici, ho capito che mi sentivo davvero bene su un palco. Ho pensato quindi che sarebbe stata la mia strada: un giorno ero a piedi scalzi e, nello stare su un palcoscenico, mi veniva la pelle d’oca. Da lì è iniziato tutto.

Tra i tanti progetti a cui hai partecipato c’è stato anche E’ stata la mano di Dio di Sorrentino. Com’è stata per te questa avventura e cosa ti ha lasciato Sorrentino più di tutto?

E’ stata un’esperienza molto importante: lavorare con lui è stata una grandissima sorpresa, e anche un inizio di qualcosa di nuovo. Mi ha regalato molta precisione nella recitazione, nell’interpretare i ruoli e nell’essere maniacale.

roberto oliveri si racconta
Roberto Oliveri, l’intervista (foto gentilmente concessa dal suo uff. stampa) ph. Bernardo Tuccillo kosmomagazine.it

Oggi ti stiamo vedendo nella fiction Mediaset La voce che hai dentro, dove interpreti il personaggio di Vincenzo. Cosa ti ha insegnato più di tutto questo ruolo?

Questo ruolo è nato dopo un selftape che ho fatto l’anno scorso, mentre ero in un parcheggio. Il personaggio è stato per me molto divertente: Vincenzo è un cantante che ha il desiderio di avere il successo e di lavorare nella musica. Per una serie di vicissitudini, non riesce però ad esaudire il suo sogno, ma viene in seguito richiamato da Antonio, cioè il figlio di Michele (interpretato da Massimo Ranieri). In lui si riattiva quindi questo sogno che ha nel cassetto. Caratterialmente, è una persona semplice ma che si diverte, un po’ dispersiva ma con un carattere molto frizzantino.

La serie vede la presenza di Massimo Ranieri: com’è lavorare con lui? Come lo definiresti?

Quando lavoro con persone di un certo calibro, tendo sempre a “rubare” qualcosa da loro. E’ quello che ho fatto anche con Massimo, che definirei una persona molto accogliente. Da lui ho preso la forza d’animo che ha e, in questo, è davvero invidiabile. E’ un artista a tutto tondo: a volte resti lì ad ammirarlo e capisci di quello che la vita gli ha regalato.

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Roberto Oliveri, l’intervista (foto gentilmente concessa dal suo uff. stampa) ph. Bernardo Tuccillo kosmomagazine.it

Ci sono attori o attrici a cui ti sei ispirato per il tuo stile artistico?

Io ho sempre cercato di avere una formazione abbastanza ampia: ho fatto danza, tango, hip hop. Ho amato molto Johnny Depp e il suo trasformismo: il mio film preferito è infatti Edward Mani di Forbice. Mi piacerebbe molto cambiare esteticamente nell’interpretare i ruoli, e mi ispiro molto a quel tipo di recitazione e anche ai film di Tim Burton. Tornando però con i piedi per terra, non ho riferimenti ben precisi anche se, quando vedo prodotti nazionali o internazionali, c’è sempre qualcosa che mi colpisce.

Futuri progetti?

Ci sarà presto un film diretto da un regista messicano, che mi ha selezionato dopo aver visto la mia interpretazione nella serie tv Gomorra. Ho fatto inoltre il mio primo cortometraggio, che deriva dal testo teatrale Guappa di Cartone e che racconta la storia di un clochard che criticava la società ma si rende infine conto di esserne lui stesso vittima. Il protagonista soffre infatti di una fobia sociale, ma associata al fatto che osserva il mondo da un buco di un cartone.

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