Natalia RakNatalia Rak - kosmomagazine.it

Abbiamo incontrato Natalia Rak, una famosa street artist polacca. Natalia, nella sua carriera, ha realizzato murales di grandi dimensioni commissionati da tutto il mondo. La sua arte è stata esposta in tutta Europa in città come Dusseldorf (Germania), Barcellona (Spagna) e Strasburgo (Francia). E’ stata anche protagonista di numerose mostre collettive a livello mondiale, e ha partecipato ad alcuni dei più prestigiosi eventi di street art, come POW! OH! (USA), Art Scape (Svezia), Mural Festival a Montreal (Canada), Blink (USA), Memorie Urbane (Italia).

L’artista polacca ha recentemente realizzato a Roma, in via Settecamini 108, un murale nell’ambito della rassegna Street Art for Rights. Quest’ultima si è prefissa di portare nei quartieri più difficili della periferia della capitale, i 17 Goals dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU. Natalia Rak, per l’occasione, ha deciso di interpretare il Goal numero 15: la “Vita sulla terra”.

Per l’aiuto editoriale al testo ringraziamo la curatrice d’arte Diana Di Nuzzo.


Come è nata la tua passione per i murales? Quali sono le emozioni che si provano nel realizzare un’opera d’arte di grandi dimensioni?

Durante i miei studi ho avuto modo di sperimentare tanti linguaggi espressivi, mentre dopo gli studi è stata la prima volta che ho avuto modo davvero di dipingere in luoghi abbandonati dove mi sono potuta esercitare sul campo come in case abbandonate, strade, sotto i ponti ecc. Nonostante abbia voluto sperimentare all’inizio nuove tecniche sconosciute, ho sempre voluto esplorare diverse soluzioni creative. Mi sento ogni volta come se stessi facendo qualcosa di importante, e fiera del fatto che io possa mostrare la mia arte in maniera pubblica. Fondamentalmente fare questo lavoro mi tocca sempre molto nel profondo dal punto di vista emotivo, però allo stesso tempo mi sento nervosa perché c’è sempre poco tempo, ed il tempo limitato mi limita. Non solo: anche le condizioni del tempo atmosferico condizionano il mio lavoro. Ogni volta vorrei sempre dare il meglio di me, come se fosse l’ultimo lavoro che stessi facendo. E’ come se lasciassi la mia firma nella città in cui vado. Inoltre mi sembra di ricaricare le mie pile, perché ricevo un sacco di supporto dalle persone che vivono e passano nei luoghi dove dipingo, e posso conoscere coloro che sono dei fan del mio lavoro.

Opera di Natalia Rak. THE FERN FLOWER Art Scape, Alingsås in Sweden 2019.
Credit: https://nataliarak.com/

Nelle tue opere troviamo molto spesso il volto femminile, ricco di colori luminosi. E non solo: le tue opere trasmettono felicità e vita, amalgamando il surreale con delle storie fiabesche. Il tuo obiettivo è colorare e trasmettere la voglia di vita nelle città? Anche per questo motivo inserisci la donna, come simbolo di creazione di vita?

Dal momento che sono una donna, sento una connessione con i ritratti delle figure femminili. Attraverso questo genere di rappresentazioni, posso descrivere delle emozioni a me note tramite le loro espressioni. Grazie ai forti contrasti di colore vorrei focalizzare l’attenzione delle persone su quello che stanno vedendo. I personaggi umani non sono il fulcro principale, ma desidero che la gente comprenda la relazione che esiste con il mondo della Natura. 

Nell’ultima edizione di Street Art Rights 2022 a Roma, sei stata invitata all’evento con altre due artiste di fama internazionale. Il tuo compito è rappresentare uno dei tre obiettivi dell’Agenda ONU: la “Vita sulla Terra”. Vuoi dirci qualcosa su questo evento? A cosa ti sei ispirata per la realizzazione della tua opera d’arte a Roma?

Sono stata contenta di realizzare qualcosa nella periferia di Roma, dal momento che in questi luoghi le persone non sono necessariamente esposte alle bellezze artistiche della città, e in questo modo persone dal centro magari si recheranno a Settecamini di proposito, per vedere ciò che è stato creato con questo evento. Ancora una volta, la mia cara amica e collega nostrana Diana Di Nuzzo è stata capace di influenzare il mio lavoro attraverso le sue conoscenze nel lato femminile dell’arte. Sono venuta a Roma dal momento in cui ho ricevuto l’invito a lavorare per Street Art Rights, che aveva come finalità quella di discutere di argomenti che interessano anche me, e supportare la loro causa mi sembrava un modo per dare personalmente il mio contributo. Il mio lavoro “Melody of the soul” è stato ispirato all’Agenda 2030, una collezione di 17 goals interrelati a livello globale che sono stati condivisi al fine di sostenere la pace e la prosperità tra gli uomini e il pianeta. La mia parete è ispirata al quindicesimo “La vita della terra“, per la difesa delle foreste, contro la desertificazione e la perdita di tanta parte di biodiversità. Siamo in un momento in cui urge ristabilire una profonda connessione con la natura

Opera di Natalia Rak. KNOCKIN’ ON HEAVEN’S DOOR collaboration with Mateusz Gapski Napa Vallery in USA 2017
Credit: https://nataliarak.com/

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Quali consigli daresti a chi vuole intraprendere una carriera nel mondo dell’arte, soprattutto nella street art? Per quanto riguarda le donne, ci sono ancora delle difficoltà per le artiste donne?

Prima di tutto non è un lavoro che si fa per guadagnare; spesso gli artisti hanno avuto biografie dove si narra che sono finiti poveri e soli, ed è quindi qualcosa che si fa per il desiderio di comunicare le proprie idee. La dedizione all’Arte deve essere il principale proposito della vita di un artista, in sé per sé. Se sei una donna ovviamente il tuo corpo è diverso da quello di un uomo che fa questo stesso lavoro, ma non credo che ci siano differenze fondamentali e difficoltà di fondo. Incontro sempre di più donne artiste man mano che vado avanti nella mia carriera.  Di certo il mio consiglio è quello di sperimentare, divertirsi con le varie tecniche e seguire la propria intuizione, osservare gli altri artisti e trattarli come se fossero parte della tua famiglia, supportandoci reciprocamente. Poi bisogna nutrirsi di un sacco di riferimenti, leggere libri, andare nei musei, viaggiare, o anche soltanto camminare nel proprio quartiere. Tutto può essere motivo d’ispirazione. 

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