NASA's Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), HiRISE. Credits: NASA/JPL Caltech/UArizona

La sonda della NASAMars Reconnaissance Orbiter (MRO)”, giunta nell’orbita di Marte nel 2006, possiede un potentissimo telescopio chiamato HiRISE (High Resolution Imaging Science Experiment): un riflettore da 0,5 metri di apertura, costato 40 milioni di Dollari.

HiRISE, costruito dalla “University of Arizona” e dalla “Ball Aerospace & Technologies Corp.”, è il telescopio più grande mai utilizzato in una missione interplanetaria, capace di catturare foto di Marte con una risoluzione di 0,3 m/pixel (riuscirebbe a fotografare un pallone da calcio dall’orbita marziana).

Una curiosità: i satelliti in orbita attorno alla Terra hanno una risoluzione di 0,1 m/pixel; Google Maps, invece, ha una risoluzione di 1m/pixel.

Il suddetto telescopio, installato nella sonda della NASA “Mars Reconnaissance Orbiter (MRO)”, orbita a circa 260/300 km dalla superficie di Marte, e il suo scopo è mostrarci ogni dettaglio del territorio marziano, affinché si possano scegliere i siti di atterraggio più idonei per le future missioni, e anche per capire come cambia la superficie nelle varie stagioni e negli anni.

Foto scattata dalla sonda della NASA “Mars Reconnaissance Orbiter (MRO)”, attraverso il telescopio “HiRISE”.
Credits: NASA/JPL-Caltech/UArizona

Marte, circa 3 miliardi di anni fa, era costellato da fiumi e laghi, i quali potrebbero aver fornito un habitat per una ipotetica vita microbica. Successivamente, a causa di una diminuzione del campo magnetico marziano, i potenti raggi solari hanno cominciato a penetrare e ad assottigliare l’atmosfera del pianeta, facendo evaporare l’acqua presente nei fiumi e nei laghi.

Alcuni scienziati, studiando i dati della sonda MRO della NASA, hanno scoperto che Marte potrebbe aver avuto fiumi e laghi anche 2/2,5 miliardi di anni fa. Questo significa che l’ipotetica vita microbica avrebbe avuto circa 1 miliardo di anni in più per svilupparsi ed evolversi, prima di estinguersi per la perdita di una buona parte dell’atmosfera.

I nuovi dati si basano sugli studi effettuati sui depositi di sale di cloruro, lasciati sul suolo dopo l’evaporazione dell’acqua. Essi forniscono le prime prove minerali della presenza passata dell’acqua liquida.

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Foto scattata dalla sonda della NASA “Mars Reconnaissance Orbiter (MRO)”, attraverso il telescopio “HiRISE”.
Credits: NASA/JPL-Caltech/UArizona

COME HANNO FATTO A CAPIRLO?

L’acqua, dopo l’evaporazione, ha lasciato il sale di cloruro sulla superficie marziana, quindi è bastato datare il sale per capire quando è evaporata l’acqua.

In altre parole, i ricercatori dopo aver analizzato i vari canali sui quali scorreva l’acqua, e dopo aver capito che giungeva da zone ghiacciate o dal permafrost, hanno datato i crateri su cui si trovavano i sali: meno crateri ha un terreno, più giovani sono i crateri, più recente è il sale depositato su di essi e più tardi è evaporata l’acqua sul pianeta Marte.

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IL GHIACCIO SECCO E LE VALANGHE DI POLVERE

La sonda “Mars Reconnaissance Orbiter” (MRO) e la sonda “2001 Mars Odyssey“, entrambe realizzate dalla NASA, sono state fondamentali per capire un altro grande mistero di Marte: perché a volte il ghiaccio è invisibile? E perché compaiono le valanghe di polvere?

Gli scienziati hanno notato che il ghiaccio, illuminato dalle prime luci dell’alba, diventava più visibile quando lo si studiava con la telecamera termosensibile della sonda “2001 Mars Odyssey“.

Il ghiaccio marziano è sostanzialmente fatto di anidride carbonica (ghiaccio secco), il quale si forma durante la notte e poco dopo l’alba appare come brina sul pianeta rosso. Un’altra domanda interessante, sorta dopo i vari studi sul ghiaccio secco, è la seguente: Perché il ghiaccio è visibile solo in alcuni luoghi?

Foto scattata dalla sonda della NASA “Mars Reconnaissance Orbiter (MRO)”, attraverso il telescopio “HiRISE”.
Credits: NASA/JPL-Caltech/UArizona

Poiché Marte ha un’atmosfera estremamente rarefatta (solo l’1% della densità di quella terrestre), il Sole riscalda rapidamente il ghiaccio formatosi durante la notte: anziché sciogliersi e poi evaporare (come accade sulla Terra con il ghiaccio d’acqua), il ghiaccio secco evapora immediatamente nell’atmosfera in pochi minuti, passando direttamente dallo stato solido allo stato gassoso.

il motivo per cui il ghiaccio non è sempre visibile nelle zone equatoriali, è perché esso potrebbe mescolarsi con i granelli di polvere marziana, i quali lo renderebbero visibile solo agli infrarossi.

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Questo fenomeno potrebbe spiegare anche la presenza di “strisce scure” sulla superficie marziana (ghiaccio secco mescolato con i granelli di sabbia, i quali modellano il paesaggio con l’aiuto del vento).

In altre parole, si pensa che le strisce scure siano il risultato dell’evaporazione del ghiaccio secco, e del conseguente allentamento della pressione sui granelli di sabbia. Il ghiaccio, evaporando, alleggerisce i granelli di sabbia, provocando una valanga di polvere, e la conseguente creazione della “striscia scura”.

Articolo a cura di Fabio Meneghella

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