Mattia Rame (kosmomagazine.it)Mattia Rame (kosmomagazine.it)

Mattia Rame torna sulla scena musicale italiana con il nuovo singolo Muoviti: un brano, questo, che esorta a non restare mai fermi ma, appunto, a muoversi da ciò che è statico e da quello che ci immobilizza. Ce ne ha parlato l’artista, svelandoci qualche dettaglio in più sul suo nuovo progetto discografico.


Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

Il mio primo approccio alla musica è avvenuto tramite una chitarra classica, una Aria della fine degli anni 70, che mio padre aveva comprato con i suoi risparmi appena approdato a Roma. Non imparò mai veramente a suonarla, devo dire neppure io tecnicamente potrei essere definito come un buon suonatore, ma è stato lo strumento che mi ha permesso poi di trovare una voce poetica. Negli ultimi anni del liceo ho capito che volevo che la musica divenisse la mia strada.

Parliamo del tuo nuovo singolo Muoviti: dove nasce l’idea per questo brano?

L’idea di questo brano nasce dalla fine di un lungo periodo di immobilità. Volevo tornare a scrivere canzoni e essendomi capitata proprio in quel periodo sotto gli occhi una frase di William James, il padre della psicologia americana, ho pensato di costruire attorno a questa una canzone un po’ ironica e scanzonata un po’ con esortazioni tendenti al serio che parlassero del Cuore e di uno dei vari modi per aprirlo e indirizzarlo al Bene. Una sorta di Wish List, una di quelle innumerevoli ”To do list” che stiliamo ogni qualvolta dobbiamo tirarci fuori da uno dei tanti buchi neri della Vita. La frase in questione recita, in maniera petissequa: ”È impossibile rimanere tristi manifestando i sintomi dell’Allegria”. 

Mattia Rame (kosmomagazine.it)
Mattia Rame (kosmomagazine.it)

Una frase che di per se ha un che di incantabile, è ostica nel suoinzepparsi di consonanti, tra le dentali e la ”r”, vibrante. Ho immaginato un gioco alla Battiato, quindi, in cui trovavo un modo efficace di cantarla (Battiato era solito trovare melodie incredibili, di grande grande cantabilità ed efficacia, con cui cantare a volte interi oscuri passi filosofici o citazioni dalla storia della poesia mondiale o della psicanalisi, la psicologia e la sociologia. E io credo che questa sia l’essenza del Pop, comunque vogliamo intenderlo, da Wahrol a Battiato, appunto). Su questa scia ho costruito una narrazione giocosa sull’idea di movimento. Da quello interiore, che ci traghetta nella nostra vera essenza, al di fuori degli schemi e dei possibili stereotipi o cristallizzazioni, a quello vero e proprio che ci regala le endorfine necessarie e vitali. La seconda strofa, ad esempio, inizia con questa frase ”Tutta la Vita è risolvere problemi”. Questo è esattamente il titolo di un opera di Karl Popper, il famoso filosofo ed epistemologo. La frase che la segue, ”tutti gli organismi sono inventori e tecnici” è dunque una frase contenuta in tale libro a cui io ho aggiunto la piccola chiosa come nel caso dei ragni”. Quindi, come dicevo, tutto si muove tra i confini slargati come quelli del sogno, di un gioco letterario, un movimento tra la letteratura e i campi affini.

La canzone esorta a riflettere su noi stessi e a focalizzarci sul nostro stato d’animo interiore. Qual è secondo te il modo migliore per fare questo? 

La prima affermazione che fai nella frase della tua domanda è vera e non è vera al contempo. La canzone invita proprio a non focalizzarci SOLO sul nostro stato interiore. Ma, appunto, a muoverci. Verso altri lidi. Anzi alla fine dice che sarebbe meglio focalizzarsi e sintonizzarsi sullo stato interiore degli altri. Come nel video della canzone, un uomo riflette su sé stesso, davanti al fiume dei suoi pensieri e, camminando, scopre che c’è il Mare, quello della Vita, della collettività, degli Altri, davanti a sé, da festeggiare e in cui perdersi. E il modo migliore per farlo è appunto il movimento. Come azione salvifica.

Come ti sei approcciato a questo genere musicale? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?

I miei maestri musicali sono sicuramente David Bowie e Franco Battiato. E Dylan, ovviamente. Bob Dylan credo sia il Dio, il cielo a cui si guarda, e la Terra sulla quale tutto si poggia, nella musica, dai suoi giorni ai nostri. Imprescindibile! Poi nel mio sviluppo personale artistico e musicale ha contato molto anche l’opera e la persona di Fabrizio de Andrè, oltre a quelle dei tre sopra citati, ma questo proprio non riesco a collocarlo nell’attualità. Infatti non lo ascolto praticamente quasi mai. Mentre i primi tre posso ascoltarli praticamente ancora sempre. 

Potrei aggiungere poi che Lucio Dalla, Venditti e De Gregori, Manuel Agnelli e gli Afterhours, Cristiano Godano e i Marlene Kuntz, Nick Cave e Tom Waits e, così, come di palo in frasca, l’attuale musica elettronica o pop new soul di tutto il mondo (in Italia come riferimenti dico sempre che vorrei fare qualcosa tra Cosmo e Vasco Brondi passando per Andrea Laszlo De Simone e i C+C = Maxigross) dai Radioehad a Apparat e Moderat agli M83, Labrinth, Chat Faker, James Blake, Billie Eilish e gli Alt j, Bonobo, Max Ritcher e Nicolas Jaar, insomma anime molto diverse anche tra loro, sono tutti riferimenti che adoro e a cui mi ispiro. Dalla composizione della parola scritta alla vera e propria composizione musicale, le due Anime che mi animano, in modo solo apparentemente contrastante e contrastato.

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