marco puccioni intervistaMarco Puccioni si racconta (foto gentilmente concessa dal suo Uff. Stampa) kosmomagazine.it

Marco Puccioni sarà Presidente di giuria del Premio Atena Nike, che si terrà il 29 e 30 giugno e che vedrà la vittoria di numerosi attori.

Con alle spalle una lunga carriera, il regista è stato di recente in prima linea nel mondo cinematografico grazie al film Il Filo Invisibile: un modo tutto suo di raccontare la famiglia omogenitoriale e la sua storia di vita. Si è raccontato ai microfoni di Kosmo Magazine, parlando di quanto sia importante – e basilare – ascoltare l’altro donando la libertà di godere dei propri diritti.


Sei un affermato regista e produttore, ma quando è nata questa fiammella per il cinema e per la regia?

È iniziata molto presto da spettatore, ma mi sono poi reso conto che raccontare delle storie con questo mezzo era la cosa che mi sarebbe piaciuto di più fare nella vita. È un modo per creare dei mondi e dei personaggi che mi piacciono e che vorrei vedere anche io al cinema. Pian piano questa passione si è concretizzata, prima lavorando come assistente e poi studiando cinema in America. Sono poi tornato in Italia e ho iniziato con i miei primi lavori.

Famosissimo è diventato il tuo film Il filo invisibile, che mette al centro della narrazione un adolescente figlio di due padri. Pensi che questa pellicola abbia smosso la società su questa importante tematica?

Sì, ma solo per chi ha il cuore aperto su questi argomenti e che vuole capire. Penso che il film, emozionando e intrattenendo, faccia pensare su questi tempi che stiamo vivendo e faccia capire meglio com’è composta la famiglia arcobaleno. La rende più umana e vicina a tutti, e penso che sia riuscito in questo. Tutti mi hanno detto di aver imparato moltissimo da questo film. Chi invece parte già da una questione di chiusura, diventa un argomento delicato come il fare famiglia e il concepimento. Il tema va affrontato con delicatezza, ma la cosa importante è ascoltare chi vuole vivere questa esperienza e chi la sta vivendo, chi aiuta questi figli a venire al mondo.

Sei tra i primi registi in Europa ad aver affrontato il tema omogenitoriale e ad aver parlato anche della tua esperienza genitoriale. In particolare, cosa hai voluto raccontare della tua famiglia all’interno del film?

Ci sono due documentari che hanno preceduto questo film e che hanno un comune denominatore, cioè quello di far conoscere alla società questo tipo di famiglia per smontare i pregiudizi e le chiusure. Questo perché io, insieme a mio marito, abbiamo due figli e da genitori sentiamo l’esigenza di accompagnare e proteggere i nostri figli. Un modo per farlo è far conoscere le nostre storie e far vedere che siamo molto simili agli altri. Il nostro comportamento non si distacca molto da quello degli altri; diventare genitore è una delle spinte positive della società, così come la solidarietà. Le donne che decidono di aiutare coppie etero e omo ad avere figli sono donne che mostrano una grande generosità, e un grande desiderio di aiutare gli altri, al contrario di quello che si pensa. È un modo offensivo da parte dell’Italia pensare che i Parlamenti di questi paesi non abbiano a cuore la libertà delle donne. È bene ascoltare, anche quando i comportamenti degli altri ci sembrano impossibili da credere.

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Marco Puccioni si racconta (foto gentilmente concessa dal suo Uff. Stampa) kosmomagazine.it

Sei il capo di giuria del Premio Atena Nike, che si terrà il 29 e 30 giugno. Quali sono le vostre aspettative in merito a questo evento?

Sono molto onorato di avere questo ruolo di Presidente della giuria; l’anno scorso sono venuto da premiato. Mi piace molto tornare a Taormina in questa veste, dato che amo molto il cinema degli altri. Io insegno regia e vedo tantissimo il lavoro degli altri. Questo premio ha anche “miglior attore/attrice under 30” e la categoria “Cinema di impegno sociale“.

Cosa consiglieresti a tutti coloro che intendono approcciarsi per la prima volta nel mondo del cinema?

Bisogna credere in sé stessi, nel proprio talento e nella propria capacità. Bisogna essere caparbi e non mollare: questo è un campo dove si ricevono anche molti no. Bisogna quindi saper resistere e continuare a formarsi. La formazione dura tutta una vita.

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Ci sono uno spettacolo teatrale, una serie e due film ma non racconto più di tanto la natura di questi progetti perché siamo all’inizio della produzione.

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