Il telescopio spaziale James Webb, realizzato grazie alla partnership tra NASA, ESA (Agenzia Spaziale Europea) e CSA (Agenzia Spaziale Canadese), ha catturato una nuvola multicolore a forma di clessidra sullo sfondo nero e stellato dello Spazio. Questa nube di polvere e gas è illuminata dalla luce di una protostella, una stella nelle primissime fasi di formazione.

Al centro della forma a clessidra c’è una piccola linea di demarcazione scura. Questa linea è una vista di taglio di un disco protoplanetario, un disco di materiale che viene trascinato in una stella mentre si forma.

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La protostella all’interno della nube oscura L1527, catturata dal NASA’s James Webb Space Telescope Near-Infrared Camera (NIRCam).
Credits: NASA, ESA, CSA, and STScI. Image processing: J. DePasquale, A. Pagan, and A. Koekemoer (STScI)

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PERCHE’ WEBB E’ UN TELESCOPIO AGLI INFRAROSSI?

Webb è il primo telescopio capace di osservare le primissime galassie, e forse anche alcune delle prime stelle nate dopo la creazione dell’Universo che conosciamo (dopo il Big Bang). L’Universo conosciuto è nato 14 miliardi di anni fa con il Big Bang.

Con il telescopio Webb potremo quindi vedere la luce proveniente da 13,5 miliardi di anni fa, cioè poco dopo l’inizio di tutto. Con gli attuali telescopi ottici classici a luce visibile, riusciamo a vedere la luce proveniente da 13,2 miliardi di anni fa. Ciò vuol dire che con Webb ci spingeremo oltre, molto più vicino alla Genesi.

Per capire l’importanza e la necessità dell’osservazione agli infrarossi, dobbiamo ricordarci che la famosa “espansione dell’Universo”, cominciata dopo il Big Bang, non espande solo lo Spazio (allontanando fra loro stelle e galassie), ma espande anche la luce. Quest’ultima, col passare dei miliardi di anni di viaggio, inizia a subire gli effetti dell’espansione: viene talmente “stirata” e allungata da non essere più visibile ai nostri occhi o dai telescopi ottici classici.

La luce visibile ai nostri occhi è formata da onde corte e strette; la luce agli infrarossi è invece formata da onde più lunghe. Perciò, per osservare fino a 13,5 miliardi di anni luce, occorre un telescopio che capti queste onde allungate, cioè un telescopio agli infrarossi.

Queste onde, per esempio, hanno viaggiato per 13,5 miliardi di anni per arrivare fino a noi, e nel frattempo hanno subìto gli effetti dell’espansione dell’Universo. Questo vuol dire che sono partite dalla loro stella come luce visibile, cioè con onde corte e strette, ma strada facendo si sono allungate, diventando luce infrarossa.

L’ottica del James Webb.
Credit: NASA’s Goddard Spaceflight Center
  • Cover image credits: NASA, ESA, CSA, and STScI. Image processing: J. DePasquale, A. Pagan, and A. Koekemoer (STScI)

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