Guillaume RossignolGuillaume Rossignol - kosmomagazine.it

Abbiamo incontrato Guillaume Rossignol, un artista nato a Parigi e dal 2005 vive in Sabina (Lazio). Attualmente sta esponendo le sue opere in una mostra personale a Roma, chiamata “Oltre il Tempo“. Quest’ultima propone una serie di opere pittoriche con tecniche e soggetti vari, dagli ulivi ai paesaggi fino alla figura umana (alcune opere hanno richiesto oltre 20 anni di lavoro). La mostra, che sarà aperta dal 5 novembre al 4 dicembre, è allestita presso le sale del Centro di Santa Maria del Carmine a Roma (Piazza Venezia).


Un artista evolve la propria arte mescolando il proprio inconscio, lo stato d’animo presente nel momento della creazione dell’opera, e tutto ciò che ha osservato e percepito durante la propria vita. Se confrontassi le tue opere attuali con le tue opere passate, quali cambiamenti noteresti?

Sono due aspetti paralleli, legati e allo stesso tempo non legati. In realtà, sto dipingendo sempre la stessa cosa, fin dal mio primo dipinto. Dall’età di 16 anni sto cercando di percorrere sempre la stessa strada. Ciò che è evoluto nelle mie opere è il linguaggio. Noto un contrasto nelle mie opere: da una parte vedo evolvere il mio linguaggio, dall’altra vedo una continua ricerca sempre inerente allo stesso tema.

Hai scritto: “Non dipingo un soggetto, ma la relazione con un soggetto”. Nelle tue opere possiamo vedere un soggetto influenzato dal tuo inconscio, dal tuo stato d’animo del momento e da tutto quello che hai percepito nella vita? In altre parole, il soggetto che dipingi diventa quasi un tuo fratello?

Io penso che questo sia qualcosa di inevitabile. Aldilà dell’inconscio, se facciamo un paragone con la scienza, ultimamente si sono accorti che il modo con cui una persona osserva un soggetto, influenza il soggetto stesso. Per me la realtà che si cerca di rappresentare è connessa con chi la sta osservando. Per quanto riguarda la mia frase, il dipinto è anche influenzato dall’umore dell’artista: se oggi mi alzo con uno stato d’animo felice, dipingerò in un modo; se mi alzo con tante preoccupazioni, dipingerò in un altro modo. Possiamo dire che il mondo che ci circonda è quasi lo specchio di noi stessi. Noi riflettiamo al mondo il nostro stato d’animo. Per me quella frase significa: anziché ricercare un mondo obiettivo all’infuori di me, o un ‘me’ nel mio inconscio, mi sembra che ci sia quasi una relazione tra il soggetto e l’artista, che è molto reale e viva. Secondo me, gli artisti di tutte le epoche hanno sempre dipinto in questo modo, cioè tramite una relazione tra l’artista e il soggetto.

Olivo n° 6 di Guillaume Rossignol.
Credit: https://www.guillaumerossignol.com

Osservando le tue opere sulla natura, ai miei occhi appaiono quasi come un paesaggio fiabesco e, al contempo, si trasformano in un libro aperto. Attraverso queste tue opere, vuoi farci leggere gli insegnamenti della natura? Vuoi trasmetterci tutto quello che la natura ti ha insegnato?

Io sento sempre la necessità di cancellare l’intervento umano nei miei paesaggi. Ho cercato di dipingere delle case, ma è più forte di me: devo cancellare ogni intervento umano nella natura. Gli unici segni umani che puoi vedere nei miei paesaggi, sono degli alberi piantati in precedenza dall’uomo. Ma, anche in questo caso, non faccio vedere la presenza umana. Faccio questo perché voglio rappresentare l’armonia della natura e, secondo me, gli umani non hanno la stessa armonia della natura. Per quanto riguarda lo stato d’animo dell’artista, quando dipingo la natura sono sereno. Se la mattina ti alzi di cattivo umore, difficilmente ti metti a dipingere un paesaggio.

Le figure umane, invece, sono uniche e misteriose. Sembra che tu non voglia dirci le loro caratteristiche. Infatti, i loro contorni sono sempre sfumati. Sembrano dei volti dipinti su una nuvola. Per te rappresentano le figure umane nate nel tuo inconscio, e portate sulla Terra grazie alle tue mani?

Io cerco di unire due aspetti: una tecnica molto definita e, allo stesso tempo, un aspetto molto evanescente. Io amo far emergere, nelle mie figure umane, questi due aspetti. Quando osservi una mia opera puoi notare una grande definizione della tecnica e, al contempo, un contorno sfumato che contrasta la grande definizione. Tutto questo rispecchia il nostro stato mentale: ci sono cose chiare e cose meno chiare nella vita. Entrambe coesistono nelle mie opere, proprio perché coesistono anche nella vita quotidiana.

Red Face di Guillaume Rossignol.
Credit: https://www.guillaumerossignol.com

Hai studiato con tanti maestri in diverse città europee. Qual è l’insegnamento che ti è rimasto nel cuore, trasmesso da questi maestri?

Io penso che all’epoca, per un giovane appassionato di pittura come me, che sentiva la voglia di rimanere legato all’arte figurativa, non era facile non farsi attirare dalle altre forme d’arte. Nonostante questo, anche grazie ai bravissimi insegnanti, ho cercato di nutrire il mio linguaggio seguendo le figure del passato. Nella mia vita non ho mai cercato di essere originale a tutti i costi. Anzi, il mio lavoro è ricco di influenze. La mia è stata quasi una storia d’amore con gli artisti del passato. Sicuramente ho avuto la fortuna di incontrare persone, che sono state quasi dei ponti con il linguaggio del passato. Ho avuto maestri che mi hanno insegnato diverse discipline, come ad esempio la pittura, il lavoro sulla luce, l’anatomia ecc… Poi ho avuto un bravissimo maestro all’Accademia di Parigi, che insegnava morfologia. Per lui la morfologia era la nostra relazione col corpo. Le sue lezioni erano molto affascinanti, e veniva tanta gente a vederlo. Un altro maestro straordinario l’ho avuto a Budapest, in Ungheria. Ho avuto la fortuna di incontrare persone di grande spessore, i quali sono stati una scorciatoia nella comprensione del mondo dell’arte. Senza di loro avrei impiegato molto più tempo a capire le tecniche e il mondo dell’arte.

Quali sono gli artisti a cui ti sei ispirato?

Le chiamerei quasi una storia d’amore con gli artisti del passato. Ho cominciato ad osservare Van Gogh, gli impressionisti, le Avanguardie… Queste ultime sono state molto importanti, soprattutto per la libertà pittorica. Poi ho scoperto il primo Rinascimento italiano, con Masaccio, Donatello… L’ho scoperto durante i miei due anni all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ma il più grande miracolo è stato frequentare la città di Firenze.

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Attualmente hai una mostra in corso? Quali opere esponi?

Attualmente ho una mostra personale a Roma, chiamata “Oltre il Tempo“, nella quale presento alcuni miei lavori. La mostra è stata allestita vicino alla Chiesa Santa Maria del Carmine (Piazza Venezia), e chiuderà il 4 dicembre. Ho anche voluto coinvolgere un musicista, perché ho un rapporto molto importante con la musica. I due concerti si terranno il 27 novembre e il 4 dicembre (il giorno in cui chiude la mostra).

Come immagini le tue opere del futuro, quelle che dipingerai fra 5-10 anni? Le immagini simili a quelle di oggi, oppure vorresti evolverle con una nuova ricerca artistica?

Io penso che l’evoluzione continuerà. Penso che continuerò a dipingere sia il paesaggio sia la figura umana. Il mio augurio è riuscire ad andare verso una semplificazione, con l’obiettivo di dipingere l’essenziale.

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