Filippo ManfroniFilippo Manfroni - kosmomagazine.it

Abbiamo incontrato Filippo Manfroni, artista rappresentato dalla galleria Liquid Art System. Manfroni nasce a Rimini, si diploma in grafica pubblicitaria all’istituto d’Arte di Urbino e studia presso la scuola del fumetto a Milano. Il suo percorso artistico da pittore comincia negli anni 2000 da autodidatta.


Quando hai avvertito quella voglia irrefrenabile di “espellere” le tue emozioni e tutto ciò che assorbivi con i sensi? Questa è la tipica sensazione che avvertono tutti gli artisti: assorbire emozioni dal mondo, e poi espellerle su una tela.

Io fin da sempre. Ho vissuto a Milano sei anni e ho frequentato la scuola del fumetto, e quindi questa voglia di narrare c’è sempre stata, ma è giunta nel mondo della pittura solamente verso i 30 anni. La ricerca della pittura è cominciata da autodidatta, quando ho lasciato Milano e sono tornato a Rimini. Quindi, porto dietro delle lacune tecniche, che magari non si notano. Durante gli anni della scuola del fumetto, noi abbiamo imparato a fare i fumetti guardando e copiando. Questa lezione mi è servita a sviluppare l’osservazione, e quindi io ho osservato per tanto tempo gli artisti che mi piacevano. Imparare ad osservare è un dono, e poi si apprendono un sacco di cose anche solo guardando.

Opera di Filippo Manfroni (collezione “Mani”).
Credit: www.filippomanfroni.com

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Il corpo umano è predominante nelle tue opere. Ti emoziona di più la perfezione anatomica o la psicologia umana che si riflette sui movimenti e sulle espressioni?

La mia attenzione è sull’individuo, sull’essere umano e sulle sue difficoltà di esistere. Nella mia poetica non ho ancora utilizzato corpi deformi, perché non sono ancora arrivato a quella necessità. Perciò, io vado a raccontare un involucro esteticamente accettato. Ma, probabilmente in futuro andrò a fare ricerche meno apprezzate canonicamente. Al momento non so cosa potrei fare. Sono molto attratto dalla natura, anche se attualmente ho fatto poche opere sulla natura, pur apprezzandola e rispettandola molto. Non sono ancora riuscito a trovare una chiave per raccontarla. Probabilmente abbandonerò il corpo, in favore della natura.

Sono rimasto affascinato dalla tua collezione “profondo blu“. Vuoi mostrarci il tuo mondo dei sogni, oppure vuoi insegnare allo spettatore l’importanza del sogno? In questa tua collezione si avverte la libertà e la sensazione di “galleggiamento”, che annullano la gravità e il peso della vita terrena.

In quella ricerca lì c’è proprio l’abbandono in un involucro blu, che poi diventa acqua in una ricerca molto recente. Probabilmente, in futuro, anche qui il corpo sparirà. Per quanto riguarda il sogno, è una proiezione che hai portato tu, perché in quella collezione non parlo mai di sogni. La cosa che mi piace molto, e che ho notato in questi anni, è che io suggerisco con il titolo una chiave di lettura, e lo spettatore utilizza quella chiave per aprire i cassetti della propria memoria. E quindi elabora quello che io suggerisco attraverso i propri occhi e le proprie esperienze. Proprio come hai fatto tu, che hai portato il sogno nelle mie opere. A volte io cerco di creare un qualcosa di profondo nelle mie opere, ma alcuni spettatori vedono un qualcosa di ancora più importante nei miei lavori. Un qualcosa che è più profondo di quello che avevo inizialmente pensato.

In questa tua collezione “profondo blu” avverto quasi l’assenza del peso della vita…

Avevo cominciato quella serie su un fondo blu pensando all’abbandono, poi ho inserito l’acqua perché quando noi proiettiamo il corpo nell’acqua, cioè nel nostro immaginario, si mette in moto un senso di sospensione, e non di tragico abbandono.

Opera di Filippo Manfroni (collezione “Profondo Blu”).
Credit: www.filippomanfroni.com

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Per quanto riguarda il tuo percorso artistico, ti sei ispirato a qualche artista? C’è qualche artista che ami particolarmente?

Si, assolutamente. Io ho apprezzato tantissimo Klimt, Schiele e Kent Williams. Quest’ultimo faceva anche fumetti e, quando io frequentavo la scuola del fumetto, vedevamo i suoi lavori giovanili e ogni volta tutta la scuola rimaneva profondamente colpita dalle qualità di questo artista. Io mi sono approcciato alla pittura seguendo proprio lui, Kent Williams. Poi ho avuto altri riferimenti, e la ricerca è andata avanti per proprio conto.

Come vorresti che fossero le tue opere nei prossimi anni?

Ho ancora la visione un pò offuscata di quello che sarà il mio futuro percorso artistico. Per lungo tempo ho cercato di raffinare la pittura perché, essendo un autodidatta, la mia pittura era molto dura e goffa, ma al contempo era piena di energia. Negli anni ho rischiato di perdere la parte creativa, perché mi sono concentrato sul perfezionamento della pennellata. Oggi cerco di far coesistere l’energia, che caratterizzava le mie prime opere, con la pennellata raffinata perfezionata in anni di studio. Attualmente sto cercando di andare su pennellate sempre più dure, più piene. La mia ricerca sta viaggiando quasi verso l’impressionismo.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

In questo periodo sono stato molto impegnato, perché ho finito il terzo dei tre dipinti, che ho preparato per la galleria con cui lavoro adesso, Liquid Art System. Mi avevano chiesto tre opere grandi da portare a Miami a fine ottobre. Mi sarebbe piaciuto andare personalmente a Miami, ma non credo che riuscirò ad andare. Per quanto riguarda il futuro, vorrei fare tanta ricerca e dedicarmi alla pittura. Al momento ho una bella idea da portare su tela. A me piacciono molto i progetti lunghi, cioè quelli che coinvolgono 10-20 tele.

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