gino castaldo si raccontaGino Castaldo si racconta (foto gentilmente concessa dal suo Uff. Stampa) kosmomagazine.it

Gino Castaldo è un affermato giornalista e critico musicale, con alle spalle una carriera ricca di esperienze televisive e radiofoniche.

L’autore è tornato sulla scena letteraria con il nuovo libro Il cielo bruciava di stelle. La stagione magica dei cantautori italiani (Mondadori Editore). Un modo, tutto suo e tutto speciale, di ricordare l’epoca più amata della musica italiana, quella del grande cantautorato. De André, Battisti, Dalla sono solo alcuni degli artisti di cui parla Castaldo nel suo volume e che sono ancora oggi nel cuore della gente. Una musica vera e sincera, fatta di parole trasparenti, che non si riesce a dimenticare. Potrà mai tornare quel periodo? Ce ne parla il giornalista raccontandosi ai microfoni di Kosmo Magazine.


Sei uno dei giornalisti e critici musicali più noti dell’Italia, ma ti ricordi quando è nata questa fiammella per la scrittura e per la musica?

È nata da ragazzo, a me piaceva la musica e la scrittura. Mi piaceva, più che suonarla, scrivere di musica. Sono capitate diverse coincidenze, e all’epoca erano in pochissimi a fare questo lavoro. Ho iniziato a farlo, è successo naturalmente e ho avuto la grande fortuna di vivere di questo.

Sarai presente il 1 luglio al Lungomare di Libri che si terrà a Bari, dove presenterai il tuo libro Il cielo bruciava di stelle. La stagione magica dei cantautori italiani. Dove nasce l’idea per questo progetto?

Questo è libro nato da una chiacchiera con un editor di Mondadori: si pensava ad un libro da fare e io riflettevo a quale fosse il periodo giusto da raccontare. Ero fissato con questa idea: c’è stato in realtà un periodo abbastanza clamoroso durante la sequenza temporale del 79-80-81. Accadde qualcosa di speciale in quegli anni, ed è stato il momento culmine di un processo che ha portato la canzone d’autore al massimo livello. In quel periodo, le canzoni più belle erano proprio quelle più amate dal pubblico: a fine anno, nelle classifiche, c’erano loro. Lì ho capito che sarebbe stato quello il periodo giusto da raccontare. Adesso ci troviamo invece in un momento diverso: stiamo vivendo una rivoluzione radicale, un cambiamento che ha trasformato il modo stesso di immaginare la canzone e la musica.

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Il cielo bruciava di stelle di Gino Castaldo (foto gentilmente concessa dal suo Uff. Stampa) kosmomagazine.it

Da buon intenditore musicale, tra le tue pagine parli appunto di musica e dei più grandi artisti della musica italiana. Si nominano Lucio Dalla, Battisti, De André e molti altri, che sono stati dei veri Maestri per tantissimi artisti arrivati in seguito. Secondo te, quanto è cambiata la musica negli ultimi tempi? Quali differenze riscontri tra l’epoca attuale e quella del passato dal punto di vista musicale?

Da qualche anno, stiamo vivendo una piena trasformazione. Non c’è più nulla in comune con quel modo di fare canzoni, adesso c’è di tutto. Non si può di certo generalizzare, ma la tendenza è oggi quella di fare qualcosa di completamente diverso. Questi brani, probabilmente, non rimarranno: sono fatti in un altro modo e in un altro spirito.

In questo libro intrecci anche la musica con la storia, che ha molto spesso influenzato i pensieri degli artisti. Qual era secondo te la parte migliore di quell’epoca? Dove i grandi cantanti prendevano spunto per scrivere quelle poesie musicali, che sono poi rimaste nella storia della musica italiana?

Le canzoni attirano allo spirito del tempo per quello che è, ed è difficile distinguere il meglio dal peggio. La canzone era molto differente, la musica era naturalmente intrecciata a quello che accadeva. Gli artisti erano dentro alle cose ed era per loro del tutto naturale. L’arte di un certo livello ha insomma due caratteristiche: locale e universale. Molte canzoni hanno ancora oggi un significato, ma hanno anche un lato che le collocano nel loro tempo, che raccontano l’Italia di quel tempo.

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Gino Castaldo si racconta (foto gentilmente concessa dal suo Uff. Stampa) kosmomagazine.it

Ci sono moltissimi giovani che raggiungono oggi il successo grazie ai talent show o grazie ai mezzi virtuali. Tu cosa ne pensi?

Tutta la musica di adesso non è quasi mai uscita dai talent, ma da una rivoluzione digitale e di comunicazione. La musica è oggi figlia della rete e della comunicazione orizzontale che c’è. Su questo c’è poco da fare, ma trovo che ci siano delle aberrazioni. Avevo espresso un pensiero prendendo spunto da pezzo di Annalisa, Mon Amour: l’impressione era che fosse stato prodotto pensando a Tik Tok e ho pensato che, se fosse così, sarebbe stato pericoloso.

Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Faccio molta radio ed è una delle mie più grande passioni, spero di continuarla su Radio 2. Adesso parto con degli storytelling, inizio da lunedì e sto quasi tutto luglio in giro. Mi appassiono perché è un modo per stare a contatto con le persone.

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