Ph. Laura Penna

“Qualcosa”

Facebook: Chiara Gamberale


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Ph. Laura Penna

Esistono luoghi innati che non hanno origini, né una propria natura, né un motivo per stare al mondo.

Esistono e basta. Senza bisogno di spiegarne l’essenza.

Esistono in una parte del cosmo che spesso ci fa paura, che ci costringe a restare tra il caos che la nostra mente conosce ma che la nostra anima rifiuta.

Dunque, preferiamo tuffarci nelle avventure della vita che fanno bene al corpo, raramente al cuore. Ma fanno bene soprattutto a quell’ego che tentiamo di riconciliare con il nostro spirito. Spesso, a volte, quasi sempre.

E’ stato questo il mio primo pensiero dopo aver letto un romanzo insolito, diverso, un romanzo che forse è stato scritto proprio in quel luogo innato che è Qualcosa per l’anima, per noi stessi. Il romanzo di cui parlo si chiama “Qualcosa”, appunto, della straordinaria autrice Chiara Gamberale (Longanesi Editore).

L’ho definito “insolito” per un motivo ben preciso. Sì.. perché il libro della Gamberale contiene significati profondi, che sono già presenti dentro di noi e che non riusciamo spesso a tirar fuori; ma ciò che colpisce più di tutto è che questo viene descritto utilizzando, appunto, mezzi “insoliti”.

Fumetti, disegni, parole che si riallacciano al bisogno di tramutare su carta emozioni, personaggi che hanno già un volto prima ancora di catapultarsi nella mente del lettore.

Si assaporano man mano le pagine, l’odore della storia, la necessità per la protagonista di salvarsi per poter così salvare anche un po’ gli altri.

L’autrice riesce non solo ad entrare, ma a tuffarsi completamente nei pensieri dei personaggi, in cui ognuno può immedesimarsi.

Il bisogno di essere “Qualcosa” e di specchiarsi con il “Niente”. Il bisogno di lasciarsi andare, abbandonare le maschere che fanno da sfondo all’intera storia, la necessità di apparire per essere “uguale”.

Ciò che ho appreso dalle sue pagine è, invece, l’importanza di non sentirsi “uguali”, ma di essere, appunto, “diversi”. Diversi mentre si cerca di affrontare la perdita di una persona cara, di conoscere un amico che è sempre stato al nostro fianco, e a volte anche di trovare un amore.

Per farlo, occorre tuffarsi nel “Niente”. Abbandonarsi a lui, fidarsi di ciò che è in grado di comunicarci. Non essere più “Qualcosa”, quindi, ma diventare per la prima volta “Uno”.

Il romanzo della Gamberale, dunque, lo definirei quasi un’opera d’arte: con il suo sfondo, gli ambienti da visitare, i personaggi da incontrare e una cornice. Una cornice semplice, ma che è in grado di racchiudere tutto il senso dell’esistenza, il senso del nostro vivere. E’ proprio vero, come lei stessa ha scritto, “è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura”.

E’ un immenso piacere lasciare la parola a Chiara, augurandole di continuare a sorprenderci.


D: Come nasce l’idea per il suo romanzo “Qualcosa”?
R: Da dove nascono tutte le idee per i miei libri: da un’urgenza emotiva che poi si trasforma in una sfida formale che stavolta è stata quella di confrontarmi con un genere come quello della favola cosiddetta per adulti.

D: Secondo lei, qual è il filo sottile che lega “Qualcosa” da “Niente”? E’ possibile salvarsi da questa lotta continua dell’anima? R: E’ possibile gestirla, anziché esserne gestiti, mettiamola così…Ma c’è bisogno di fare un percorso, proprio come fa la protagonista.

D: Il suo lo definirei, appunto, un romanzo dell’anima. Durante la stesura, com è riuscita ad entrare in maniera così profonda nei pensieri di ognuno di noi? E’ stata una scelta razionale o del tutto istintiva?
R: Grazie, prima di tutto…Credo che il segreto stia tutto in quell’urgenza di cui ti parlavo: sosteneva Pasolini che nulla può risultare necessario a chi lo legge se non è stato necessario a chi l’ha scritto.

D: Al principio, il “Niente” appare quasi come un aspetto negativo: restare in disparte e non vivere pienamente il mondo. Poi, pian piano, inizia a tramutarsi in un aspetto quasi fondamentale. Che ruolo ha il “Niente” nella sua vita e quanto questo, secondo lei, può incidere nella realizzazione dei nostri sogni?
R: Ha un ruolo fondamentale: mi permette di stare in contatto con le mie emozioni e per ognuno di noi questo è certamente fondamentale per realizzare i nostri desideri. E prima di tutto per capire quali sono.

D: Ciò che mi ha colpito particolarmente è stato l’inserimento implicito di Facebook (social network oggi ormai diffuso ovunque). Come pensa si possa fuggire da questo nostro desiderio di “apparire” e di rifugiarci in un mondo virtuale che non è pienamente il nostro?
R: Penso che dovremmo diventare un po’ più severi con noi stessi e difenderci…Non so, basterebbe darci delle regole per controllare i social solo tre volte al giorno, per dirne una. Perché il pericolo di essere usati dalla rete, anziché usarla, è grande.

D: A quale personaggio si rispecchia maggiormente?
R: Nella povera Qualcosa di Troppo…

D: Come descriverebbe in poche parole il legame che nasce tra Principessa Qualcosa e il Cavalier Niente?
R: E’ un legame di quelli che danno senso alla vita e alla ricerca di entrambi…

D: Secondo lei, qual è un modo per cercare di superare un lutto? Dovremmo tutti seguire il consiglio del Cavalier Niente?
R: Sì: e attraversare quel buco nel cuore per trasformarlo in un passaggio segreto…Cioè elaborare.

D: Qual è il messaggio principale che intende trasmettere al lettore?
R: E’ nascosto nelle parole del Cavalier Niente: è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura.


Ringraziamo Chiara, augurandole di continuare a sorprenderci.

Recensione ed intervista a cura di Stefania Meneghella

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