Abbiamo conosciuto Carrese nel 2015, quando la cantante ha partecipato alla terza edizione di The Voice of Italy nel team di Piero Pelù ed è arrivata al secondo posto in finale. Da allora, non si è più fermata e ha continuato – dritta per la sua strada – il suo fruttuoso percorso musicale. L’artista ritorna oggi nel panorama musicale italiano con il nuovo EP Valvola: un progetto, questo, che racconta la sua rinascita dopo un momento buio e doloroso.


Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

Il primo approccio è nato all’età di 11 anni; vengo da una famiglia molto appassionata alla musica. Loro mi hanno sempre stimolata: avevo sempre degli strumenti musicali intorno, e lì è nata la voglia di iniziare a studiare. Nell’adolescenza ho iniziato a cantare autonomamente e, crescendo e trasferendomi a Roma, ho capito che quella non era una passione ma una forma di comunicazione, qualcosa che mi aiutava a raccontarmi alle persone che erano a me vicine.

Il tuo percorso musicale è iniziato con The Voice nel 2015: cosa ti ha lasciato più di tutto quella esperienza e cosa è cambiato da allora?

È stato un punto di partenza, mai un punto di arrivo (come invece pensano molti ragazzi che partecipano ai talent). E’ stato un bellissimo percorso che porto nel cuore soprattutto per le persone che ho incontrato, come il mio coach Piero Pelù. Devo sicuramente ringraziare molto il talent, anche perché mi ha dato la possibilità di crescere artisticamente e umanamente (e anche di superare quell’insicurezza che mi rappresentava).

Parliamo del tuo EP Valvola, che è tratto da una tua vicenda personale: qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere con questo progetto?

Le canzoni sono state scritte in periodi diversi: le ultime durante una mia operazione al cuore. Non c’è un vero e proprio messaggio; ogni canzone ha una storia. Ho parlato di come io sia ritornata a star bene: la valvola è una cosa che mi è stata toccata e cambiata, ma rappresenta anche una valvola di sfogo. Ci tenevo che queste canzoni rispecchiassero gli ultimi periodi della mia vita.

L’Ep è stato anticipato dal singolo Squali, che hai realizzato in collaborazione con il rapper Gemello: com’è nato il vostro incontro e cosa ti ha insegnato lui professionalmente parlando?

Squali è un pezzo che ho scritto in uno dei momenti più brutti della mia vita, in cui ho attraversato dei periodi negativi sia fisicamente che psicologicamente. Ho scritto questo brano in 3 minuti, ed è una cosa che mi è completamente venuta spontanea. La mia produttrice mi ha fatto poi conoscere Gemello, perché il pezzo ci trasportava in un mondo che pensavamo potesse essere migliore con l’aggiunta di qualcuno che avrebbe inserito le sue parole. La sua strofa è così venuta giù in pochissimo tempo.

Questo EP è appunto una conseguenza di un periodo triste che hai vissuto, e da cui sei rinata. Cos’è per te la rinascita?

La rinascita non vuol dire cambiare; per me non si cambia mai. Ci si evolve in qualcosa di diverso. Questo succede quando noi ci apriamo a quello che abbiamo intorno; a volte prendiamo le forme delle cose e delle persone che vediamo. L’importante è restare con la propria sostanza. Io mi sento rinata non solo fisicamente – per aver risolto un problema – ma coinvolta da tutte le energie, dalle cose belle e dalle persone che mi sono intorno. Questo è senz’altro per me un periodo di rinascita.

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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

In questo momento mi sto godendo l’uscita del mio EP; non sto ancora scrivendo cose nuove. C’è in progetto l’organizzazione di un tour, e speriamo di riuscire a suonare in tutta Italia con delle date. Voglio per il momento le canzoni live sui palchi, e dopo tornerà sicuramente il periodo della stesura dei brani.

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