Benjamin C. Bromley Dust as a solar shieldBenjamin C. Bromley - kosmomagazine.it

Abbiamo incontrato Benjamin C. Bromley, Professore di Fisica e Astronomia presso la University of Utah di Salt Lake City (Utah, USA). Lui è l’autore principale di uno studio condotto dagli astronomi del Center for Astrophysics | Harvard & Smithsonian e dell’University of Utah, i quali propongono di utilizzare la polvere lunare o la polvere cosmica come scudo solare. In altre parole, la loro idea è portare la polvere lunare tra la Terra e il Sole, con l’obiettivo di diminuire la radiazione solare che arriva sulla Terra e, al contempo, far abbassare la temperatura del nostro pianeta per combattere il cambiamento climatico.

Per leggere l’articolo ufficiale della ricerca, pubblicato sulla rivista Plos Climate, clicca QUI.


La vostra idea è prendere la polvere cosmica e collocarla tra il Sole e la Terra, per diminuire l’irraggiamento solare sul nostro pianeta. Secondo i vostri calcoli, quanta polvere cosmica ci vorrebbe per realizzare questa idea?

Per diminuire la radiazione solare dell’1,8% sul nostro pianeta, occorrerebbero decine di milioni di tonnellate di polvere cosmica (lunare o asteroidale). Abbiamo esaminato tutti i modi per ridurre tale quantità, e così siamo riusciti a trovare alcuni metodi promettenti (ad esempio, potremmo utilizzare il carbone o le fibre di vetro). Tuttavia, le milioni di tonnellate rimangono la stima migliore. Per comprendere meglio la quantità di cui stiamo parlando, questa quantità di polvere è paragonabile alla produzione annuale di una miniera a cielo aperto sulla Terra. In altre parole, la polvere che servirebbe per diminuire dell’1,8% la radiazione solare sulla Terra, sarebbe sufficiente a riempire uno stadio sportivo.

La polvere cosmica sarebbe in grado di rimanere nell’orbita terrestre o sarebbe attratta dalla gravità del Sole e di altri pianeti?

Ottima domanda! Le orbite di polvere che abbiamo considerato forniscono solo temporaneamente ombra alla Terra, principalmente perché non sono stabili: l’equilibrio delle forze gravitazionali per mantenere i granelli di polvere in posizione è fragile, e c’è la radiazione del Sole che allontana ulteriormente i granelli. La gravità del Sole e della Terra, e alla fine degli altri pianeti, finisce per disperdere la polvere in tutto il Sistema Solare, contribuendo ad aumentare il quantitativo di polvere interplanetaria solo di una piccola frazione.

Rappresentazione artistica che mostra come un veicolo spaziale potrebbe espellere materiale da un asteroide, riversandolo nello Spazio vicino la Terra.
Credits: Charlotte Lücking, based on images from ESA and NASA

Un’altra idea consiste nell’espellere balisticamente i granelli di polvere dalla superficie lunare su una traiettoria libera verso L1. A quale velocità dovrebbero essere lanciati dalla superficie lunare? Per quanto tempo la nuvola di polvere rimarrebbe tra il Sole e la Terra?

Le velocità di lancio dalla superficie lunare sono di circa 1,5 km/s, oltre 5000 km/h. Il meccanismo di lancio dovrebbe probabilmente essere elettromagnetico, come un cannone ferroviario. Sulla Terra sono stati costruiti dispositivi in grado di raggiungere la velocità richiesta, e sono state proposte tecnologie che potrebbero essere implementate sulla Luna. Nonostante tutto questo sforzo, i singoli granelli di polvere persisterebbero solo per alcuni giorni prima di essere deviati dalla pressione della luce solare. Il rifornimento è essenziale, che è incluso nella nostra stima della massa totale.

Se poteste realizzare questa idea, quale temperatura raggiungerebbe la Terra? Il nostro pianeta riuscirebbe a raffreddarsi?

Dal momento che non sono uno scienziato del clima, non sarei in grado di speculare sui dettagli dell’impatto che avrebbe questa idea, qualora fosse realizzata. Il livello di attenuazione dell’1,8% deriva dalla considerazione degli esperti, i quali ritengono che una tale diminuzione della radiazione solare aiuterebbe ad arginare il cambiamento climatico. Secondo la mia opinione inesperta, non mi aspetterei di vedere la Terra diventare significativamente più fredda in media. Quello che mi aspetterei invece è un pianeta che non diventi significativamente più caldo: la nostra idea potrebbe costituire solo una tregua temporanea dagli effetti del cambiamento climatico, perciò non deve essere vista come una soluzione a lungo termine. La vera soluzione del problema deve arrivare dal duro lavoro da fare qui sulla Terra, diminuendo le emissioni di gas serra.

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Come è nata la tua passione per l’Astrofisica? Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Grazie per avermelo chiesto, nessun altro lo ha fatto! Il mio primo progetto in astrofisica, quando ero uno studente universitario, è stato quello di esaminare i dati di un satellite a raggi X, esplorando le condizioni presenti in un guscio di gas caldo e in espansione proveniente da una stella che era esplosa. Da una piccola quantità di informazioni, ho imparato che potevamo dedurre molto sulla stella che è esplosa e sul suo ambiente. Era come essere un detective, alla ricerca di indizi sottili nella vastità dello Spazio. Quella esperienza è stata la fonte della mia passione.

Mi piace molto conoscere la ricchezza dell’universo in cui viviamo studiando cose esotiche lontane: pianeti lontani, stelle in rapido movimento e persino buchi neri. L’astrofisica, nel suo cuore, è l’esplorazione, che ci aiuta a comprendere ed espandere il nostro mondo. Come illustra il nostro lavoro, potrebbero esserci legami ancora più diretti tra l’astrofisica e ciò che accade qui a casa.

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