simone riccioni si racconta

Simone Riccioni è un artista a 360 gradi, ma è soprattutto un amante del cinema in tutte le sue forme. Complice è la sua bellissima carriera.

Regista, attore, produttore e sceneggiatore, è adesso al cinema con il film Neve da lui diretto e interpretato. Una storia, quella che propone al grande pubblico italiano, che ha insito un significato speciale. Si parla di bullismo, ma anche e soprattutto di bellezza: quella stessa bellezza che spesso non vediamo, ma che è nascosta lì, nonostante i giudizi della gente.

L’artista si è raccontato ai microfoni di Kosmo Magazine, rivelandosi a cuore aperto e ripercorrendo le tappe più importanti della sua vita lavorativa.


Sei molto giovane e hai alle spalle già numerose esperienze. Ricordi però com’è nata la tua passione per la recitazione? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

Me lo ricordo bene, ed è stata una cosa molto particolare. Ho frequentato il Liceo scientifico a Macerata, stavo giocando a ping pong e ho iniziato improvvisamente a cantare: lo faccio sempre quando canto. È arrivato don Michele, che era il mio professore di diritto, e mi ha detto che nella vita avrei potuto cantare e recitare. Mi disse che mi avrebbe messo 3 come voto se non avessi provato quella strada. È nato tutto in maniera molto semplice: mi sono appassionato al teatro, all’arte del cinema e pian piano ho ammirato anche il mondo della produzione.

Sei attore, regista, produttore e sceneggiatore: come riesci ad alternare tutti questi ruoli? C’è uno, tra questi, che preferisci?

Quello che preferisco è la produzione e la creazione di un progetto, perché sono passato dall’ambire e dalla voglia di essere attore all’essere in produzione e alla regia. Nella vita, ci sono sempre momenti di crescita personali: mi piace tantissimo recitare ma mi piace tanto anche pensare di fare la produzione. La regia è stata qualcosa in più: quella che sto promuovendo è ad esempio una storia che mi toccava molto. È nata qui l’idea di diventare il regista ed è nata con questa storia. Mi ha appassionato tantissimo il pensare di vedere qualcosa che era tratto da quanto da me creato.

Presto sarai al cinema con Neve, un progetto di cui sei attore e regista. Dove nasce l’idea per questo film?

Nasce da una motivazione reale, sono nato e cresciuto in Africa da genitori missionari. Sono partiti per l’Uganda per dare una mano alle popolazioni africane, e io sono nato e cresciuto lì fino all’età di 7 anni. Quando sono arrivato in Italia, ho vissuto diverse situazioni di bullismo. Attaccavano la mia storia e mi prendevano in giro. Mi chiamavano scimmia, scimpanzé. Il bullismo è brutto perché capita senza motivazione. In Africa mi sentivo invece estremamente accettato e lì avevo tanti fratellini africani. Da questa ferita grande, durante il covid, ho iniziato a scrivere questa storia che voleva toccare il cuore della gente e tirare fuori un dibattito su questa problematica. Molte volte attacchiamo qualcuno senza sapere il vissuto personale. Il titolo ha un significato grande: è il nome della bambina protagonista del film ma dà anche l’idea di qualcosa di soffice, leggiadro, pulito.

Si parla di bullismo e cyberbullismo, due tematiche contro cui si sta lottando da tempo. Pensi che si stia muovendo qualcosa a tal proposito? Parlarne sta servendo?

La prima cosa che bisogna fare è parlarne, perché aver paura di parlare di problematiche è deleterio. Un bambino che non lo dice si trova solo, come la protagonista che decide di non parlarne. Pensare di avere qualcuno con cui potersi sfogare aiuta sempre. Ci sono 150 scuole che hanno aderito a questo progetto, e prossimamente andrò a incontrare ogni alunno. I primi che hanno visto il film sono rimasti entusiasti; c’è un bellissimo dibattito su questo e io rispondo anche via social.

Il film è ambientato nelle Marche, tuo luogo di set preferito da tempo. Secondo te, quanto il territorio delle Marche abbia influito nella creazione di questa storia?

Io adoro la mia regione, e credo sia poso conosciuta a livello nazionale. In realtà può offrire veramente tanto dal punto di vista della natura. Quando ho pensato a questa storia, ho pensato a questo borgo di 2000 persone, e sono contento di averla ambientata lì.

Quali sono le vostre aspettative per questo film?

Spero che le persone si possano immedesimarmi in questa bambina, dare un’occasione ai più grandi nei confronti dei più piccoli. Tante volte diamo un po’ per scontato le parole, il “non ci pensare” a un ragazzo non basta e diventa qualcosa di molto pesante. La parola più brutta è “brutto stupido”; se noi lo diciamo ad un adulto, il bambino resta mortificato. Importantissimo è stare di fianco a questi bambini.

Il cast girerà per le scuole con l’obiettivo di parlare di questi temi ai più giovani. Come la vedi la società tra 20 anni? I giovani di oggi potranno davvero fare la differenza?

Io credo che se continuiamo o iniziamo a seminare roba bella, i ragazzi inizino a capire che il mondo non ha solamente roba brutta. Il bello non fa notizia. Bisognerebbe invece fare notizia di cose positive, piuttosto che far vedere sempre le crudeltà del mondo. Far vedere ai ragazzi che esiste il bene, cercare di iniziare a creare una prospettiva dove c’è anche la parte bella.

Futuri progetti?

Sto scrivendo un altro film insieme ad altri sceneggiatori, e tra poco inizierà una fiction Mediaset. Deve uscire un film dove sono protagonista insieme a Paolo Calabresi, che si chiama L’Anima Salva. Ci sarà inoltre un film in cui ho fatto un cameo e in cui c’è Whoopy Goldberg. Lavorare con lei è stato un colpo al cuore e qualcosa di incredibile.

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