Ci sono sguardi e sorrisi che vanno al di là della finzione, che trasmettono la realtà dei sentimenti e delle emozioni, che costruiscono importanti pensieri.
Sono gli sguardi e i sorrisi di chi recita restando sé stesso, trasmettendo molto di più di quanto la realtà riesca a fare.
Finzione e realtà sono spesso due mondi opposti, ma che possono unirsi in un unico luogo, attraverso la capacità di divenire piuma, delicata nella sua sensibilità e nella sua eterna dolcezza.
Nelle nostre pagine virtuali, oggi sono protagoniste le parole di Sabrina Paravicini, attrice, regista, scrittrice, sceneggiatrice e soprattutto donna che trasmette molto. La sua dolcezza e i suoi sguardi sorridenti trasformano la finzione in realtà, arrivando a penetrare nel mondo di chi guarda e di chi crede.

Sabrina esordisce nel 1992 con il film “Stefano Quantastorie” di Maurizio Nichetti e successivamente lavora come attrice con Mario Monicelli, Carlo Lizzani, Gianluca Tavarelli, Carlo Vanzina, Leonardo Pieraccioni. Diventa popolare con il personaggio di Jessica nella fiction “Un medico in famiglia” dove resta per quattro edizioni. Nel 2004 firma la regia di un lungometraggio di cui è interprete e produttrice “Comunque mia”, distribuito da Columbia Tristar. Dal 2015 è nel cast della seria cult “Zio Gianni” su Rai 2. E’ inoltre ideatrice e direttrice artistica del premio nazionale letterario Under30, dedicato a giovani autori sotto i trent’anni. Dal 2016 è co founder del magazine www.ilmondocane.it, il primo all digital media magazine online.

Lasciamo la parola a Sabrina Paravicini, con l’augurio più grande di continuare a regalare sguardi e sorrisi, contraddistinti per la loro dolcezza.


D: Come nasce in te la passione per il mondo della recitazione?
R: Nasce presto, a cinque anni, desideravo recitare, organizzavo spettacoli per i miei genitori, per i condomini del mio condominio, mi travestivo; mia madre mi mandò a fare danza classica, ci rimasi per 7 anni fino a 12 anni, ma non era quello che volevo fare. Così a 14 anni mi organizzai per entrare nel gruppo teatrale della scuola, e poi una volta a Milano cercai un’agenzia di attori e cominciai contemporaneamente l’università e a fare dei provini per spot pubblicitari.

D: Raccontaci della tua gavetta e delle tue esperienze antecedenti alle presenze che ti hanno resa nota.
R: Tanti spot pubblicitari a Milano, il film di Maurizio Nichetti con un piccolo ruolo, uno con Mario Monicelli, una parentesi come conduttrice su Italia Uno e poi nel 1996 mi chiamarono per girare Un medico in famiglia a Roma. Mi trasferii in una settimana, iniziai con una forte bronchite e tantissimo entusiasmo con il ruolo di Jessica che ho interpretato per 4 edizioni.

D: Sei diventata celebre grazie al ruolo di Jessica Bozzi nelle prime quattro stagioni di “Un medico in famiglia”. Cosa ricordi di quel provino?
R: Ricordo che feci il provino per Irene, il ruolo che poi fece Edy Angelillo; poi mi chiamarono e mi dissero: “Non ti hanno presa per il ruolo, ma ti vorrebbero per un altro, l’infermiera Jessica”. Ero spaesata, era un ruolo grande, forse anche più simpatico di quello di Irene, che poi già uscì di scena alla fine della prima serie. Ho amato molto Jessica, e credo sia stata amata molto anche dal pubblico.

D: In cosa ti vedi simile al personaggio che hai interpretato in “Un medico in famiglia”?
R: Sono un’ottimista, cerco di cadere sempre in piedi, mi abbatto ma dopo pochi minuti trovo un motivo per rialzarmi, sono spontanea. Credo che questo sia passato anche al pubblico.

D: Hai recitato anche in importanti film al cinema come “Quello che le ragazze non dicono” e “Il professor Cenerentolo”. Quali sono le differenze che hai colto tra questi due tipi di ambienti? Quale hai preferito?
R: “Quello che le ragazze non dicono” è stato il mio primo film da protagonista, è stata una bella esperienza e quando lo rivedo sento di avere fatto un buon lavoro. Con Leonardo Pieraccioni ho fatto un piccolo ruolo, mi piacerebbe tornare sul set con lui magari per un ruolo più “pieno”. Leonardo è un fantastico direttore di attori, generoso e disponibile; sul set è adorato da tutti, attori e troupe.

D: Oltre ai ruoli davanti alla telecamera ami anche la sceneggiatura e la regia. E’ più facile per te cimentarti in questo ruolo conoscendo anche l’aspetto da interprete?
R: Si sicuramente. Recitando sai cosa vuoi ottenere dagli attori e lo sai perfettamente, non ci si gira intorno, se ci sono dubbi e incertezze da parte di un attore sai anche come sostenerlo, comprenderlo, fare in modo che sia a proprio agio.

D: Quale tra il ruolo dietro e davanti le telecamere credi sia a te più affine? Perché?
R: Non lo so, devo ancora scoprirlo. Sicuramente la regia è un lavoro difficilissimo, che inizia mesi prima di girare e che termina mesi dopo l’ultimo giorno di set. Recitare però è bellissimo, dedicarsi al personaggio, farlo vivere, dargli anima e voce. Non so, davvero.

D: In quale genere di film ti vedi più adatta ma non hai avuto ancora occasione di cimentarti?
R: Vorrei fare un ruolo duro, una “cattiva” in un film drammatico; mi attira questa sfida.

D: Accetteresti per metterti alla prova un ruolo che non vedi adatto a te o di cui conosci poco?
R: Certo. Come tutti gli attori immagino.

D: Quali sono i tuoi futuri progetti?
R: Sto scrivendo un soggetto per un film e contemporaneamente scrivo la stessa storia per un romanzo, e poi ho aperto una società con mio fratello e altri due soci, un magazine on line alternativo, i pezzi sono tutti video, non si legge, ma si guarda, ecco il link www.ilmondocane.it.


Ringraziamo Sabrina Paravicini, con l’augurio più grande di continuare a regalare sguardi e sorrisi, contraddistinti per la loro dolcezza.

Recensione a cura di Stefania Meneghella
Intervista realizzata da Manuela Ratti
Pubblicazione a cura di Roberta Giancaspro

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