Serena e Venus Williams: i nomi che fanno tremare i più grandi campi da tennis mondiali. Sono le sorelle statunitensi che si sono scontrate alle finali di Wimbledon e dell’Us Open (2002 e 2003), che hanno raggiunto traguardi inarrivabili, tra cui numerose medaglie d’oro alle Olimpiadi, e che hanno rotto tutti gli schemi di una società da sempre malata: razzismo, classismo, maschilismo.

E’ una storia come poche ce ne sono al mondo quella di Serena e Venus, figlie di Richard Williams e Oracene Price. Una storia che parte da un sogno, quello del lungimirante padre Richard che prima ancora che le due figlie nascessero aveva già progettato il loro incredibile destino. Una storia che andrebbe ricordata e mai dimenticata.
Richard, straordinario uomo di colore che gestisce una piccola azienda a Compton (Los Angeles), non è un facoltoso uomo bianco che negli anni ’80 e ’90 può permettersi di far allenare le figlie nei lussuosi country club.

Nonostante ciò decide di inseguire il suo obiettivo con la determinazione di chi non ha nulla da perdere e allena lui stesso le figlie, istruendosi con libri e video sul tennis. Nel 1984 mette in campo, per la prima volta, Venus all’età di quattro anni e l’anno successivo porta con loro anche Serena. Da quel momento in poi le due sorelle non mollano più la racchetta.

Da un allenamento super rigoroso con delle palline da tennis usate che papà Richard aveva comprato a dieci centesimi l’una, Serena e Venus si ritrovano a scontrarsi durante la loro carriera ben trentuno volte sui campi di tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Australia, e tra le tante vittorie Serena si è aggiudicata ben ventitré tornei del Grande Slam in singolare e quattro medaglie d’oro olimpiche, mentre Venus sette tornei del Grande Slam in singolare e cinque medaglie d’oro olimpiche, qualificandosi come la tennista con più ori olimpici al mondo.

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Si può di certo affermare che queste due singolari e rivoluzionarie atlete, dalla pelle scura e lo sguardo vincente, hanno segnato la storia dello sport internazionale sconfiggendo a colpi di racchetta i pregiudizi sul colore della pelle, sulla classe sociale di provenienza e sul genere femminile, che continua oggi ad essere sottostimato. Ancora una volta lo sport ci insegna che niente è impossibile!

Articolo a cura di Valentina Pasquali

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