Il cantautore e produttore Armando Cacciato torna sulla scena musicale con un brano che mette in risalto la tematica sociale della legalità. Si tratta di Come John, un singolo che vuole in primis essere un connubio tra le vite di due personaggi molto distinti tra loro (ma che, proprio per questo, appaiono molto simili). Il primo è Stefano Saetta – ucciso il 25 settembre 1988 a seguito di un agguato mafioso avvenuto nella Statale Agrigento Caltanisetta – e il secondo è l’unico e inimitabile John Lennon. In questa intervista, l’artista ci spiega in che modo queste due vite siano riuscite ad influenzare così tanto le seguenti generazioni.


Com’è nato il tuo primo approccio alla musica? Quando hai capito che sarebbe stata la tua strada?

Il mio primo approccio alla musica è nato in età tenerissima. Ho iniziato a 4/5 anni ad avere una forte passione per il suono, perché a quei tempi avevo la cassetta di Bob Marley e il disco di Battiato, ‘L’arca di Noè‘. Tagliavo le parti di nastro, le giravo al contrario e mi piaceva curiosare su quello che poteva accadere attraverso la manipolazione del suono. Battiato ha determinato quello che è accaduto in seguito. La mia formazione da musicista avviene intorno a 15/16 anni, e proprio lì ho capito che non avrei potuto fare a meno della musica. Ho così comprato una batteria e ho iniziato a suonare come batterista. Il mio primo approccio è stato come batterista e ho poi allargato gli orizzonti alla forma cantautorale come Battiato, i Blue Vertigo e i Subsonica.

Parliamo del tuo nuovo singolo Come John: dove nasce l’idea per questo brano?

Musicalmente avevo questa sessione di accordi in mente già da diverso tempo. Ho pensato che volevo scrivere anche io un brano legato alle tematiche della legalità, incentrato sulla giustizia e sull’antimafia. Volevo parlarne, perché purtroppo nella mia regione spesso se ne parla. Vorrei ricordare che Stefano Saetta è nato a Canicattì e fu il figlio di un giudice assassinato: noi sentiamo molto forte questo sentimento anti-mafioso. Abbiamo molto ben impressa la cultura della legalità, e ho pensato di omaggiare un brano a lui. Se ne parlò poco, e volevo parlare di lui e di questo infausto destino che lo colpì, facendo un parallelo con John Lennon. Lui era molto appassionato ai Beatles; mi sono così immaginato questo incontro onirico tra lui e John Lennon: morirono entrambi in casi inconsapevoli, uno per mano di un mandato mafioso e l’altro da un mitomane che lo uccise per altri motivi. Sono entrambi andati via troppo presto dal mondo terreno inconsapevolmente: nel brano si celebra quindi la felicità, l’idea di bene e di perseveranza verso un mondo migliore che viene da un lato dettato dallo stesso John Lennon e dall’altro dall’impegno giuridico ma anche dall’innocenza e dall’inconsapevolezza di Stefano che rappresenta tutta la società civile e tutte le persone che patiscono di angherie da parte di prepotenti mafiosi.

In questa canzone parli di due figure molte diverse ma accomunate dallo stesso destino: cosa rappresentano per te questi due personaggi? Come mai hai scelto loro due come protagonisti del brano?

Stefano Saetta rappresenta tutti noi, e rappresenta anche me: tutti noi vorremmo inoltre essere come John Lennon. Vorremmo e dovremmo. Anche io sono appassionato dei Beatles, del messaggio pacifista che dava Lennon. E’ un rispecchiarsi in questa figura, che ha lasciato tanto grazie alla sua opera. Rimane viva l’idea che continua ad andare avanti anche quando non ci saremo più. Stefano rappresenta me, la voglia di fare, le aspettative per un futuro migliore. Lennon rappresenta in parte me ma soprattutto quello a cui vorrei ambire. Vorrei scrivere canzoni come lui.

Quello che unisce le due figure è appunto la musica: secondo te, quanto la musica può salvarci dalla cattiveria che spesso incontriamo?

La musica ci salva sempre poco, ma ci distrae abbastanza. In un mondo pieno di arte, musica, suoni, colori, anche per chi non ama divertirsi è sempre una fonte di distrazione. In un Paese in cui c’è una cultura, difficilmente ci può essere delinquenza e criminalità. Quando non c’è nulla iniziano dei meccanismi psicopatologici: la mente inizia a fare dei pensieri fuorvianti e poco umanitari. I più grandi genocidi sono sempre nati a causa della povertà, economica ma anche umana, sociale e morale. La musica aiuta infatti a sensibilizzare, ma può essere anche un messaggio di opportunismo per sfruttare il momento.

Cosa c’è dietro ogni tuo brano? Chi sono stati i tuoi maestri musicali?

Dietro ogni mio brano c’è sempre una storia, e i brani che scrivo sono piuttosto astratti. Uno degli ultimi brani l’ho dedicato a mia figlia, ed è più reale come concetto. Sono delle sensazioni, dato che quando scrivo sono piuttosto ermetico: ho uno stile molto brit rock, e la mia lirica deve abbracciarsi alla musica alla quale do molta importanza. Negli ultimi tempi, ho cercato di sviluppare inoltre il punto di vista letterario ed è difficile dire le cose importanti in poche parole.

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Quali sono i tuoi futuri progetti? Puoi anticiparci qualcosa?

Dovrebbe uscire il mio nuovo album, ci saranno anche altri inediti. Dovrebbe uscire agli inizi del 2023, spero non più tardi di febbraio. A dicembre uscirà invece un nuovo singolo, ma sto mantenendo un po’ il riserbo su questa notizia. Si affronta anche qui una tematica importante.

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