Adrian FartadeAdrian Fartade - kosmomagazine.it

Abbiamo incontrato Adrian Fartade, noto divulgatore scientifico, scrittore e youtuber. Fartade, che si è specializzato in storia dell’esplorazione spaziale, è seguitissimo anche sul suo canale YouTube “Link4Universe“, attraverso il quale si occupa delle più recenti scoperte in campo astronomico e dello sviluppo del settore astronautico. Riesce a far appassionare il pubblico di tutte le età, attraverso monologhi sull’esplorazione spaziale in planetari, scuole e teatri in giro per l’Italia. L’Associazione Culturale “Insieme Cultura”, presieduta dal giornalista Giuseppe Facchini, organizza a partire dal 18 novembre 2022 una serie di eventi a carattere culturale in tutto il Trentino-Alto Adige. La prima iniziativa si terrà presso il Teatro Comunale di Pergine Valsugana (Trento), e avrà come protagonista d’eccezione Adrian Fartade, il quale proporrà un monologo dal titolo “Luna: a love story“.


Cosa pensi dell’infinito? Come reagisce la tua mente dinanzi all’immensità dell’Universo? Ad esempio, vedere la Terra diventare una lenticchia accanto al Sole, oppure vedere il Sole diventare una lenticchia vicino ad una stella gigante.

Io lo trovo molto entusiasmante. E’ bellissimo vedere che un mondo così piccolo e fragile all’apparenza, abbia avuto condizioni stabili per miliardi di anni, e abbia permesso alla vita di prosperare. Ed è altrettanto bello vedere degli esseri viventi così piccoli, come noi, riuscire a comprendere come sono fatte le stelle dentro, come nascono, come muoiono e come sono i confini del Sistema Solare. Il fatto che siamo piccoli è ingannevole, perché anche i neuroni sono piccoli, ma è proprio grazie ai neuroni che abbiamo la consapevolezza di chi siamo. Carl Sagan diceva: “Siamo un modo per l’Universo di conoscere se stesso”.

L’associazione Culturale “Insieme Cultura”, dal 18 novembre 2022 organizza una serie di eventi in tutto il Trentino-Alto Adige. La prima iniziativa è dedicata alla scienza, e tu sarai il protagonista. Ci sarà anche un tuo monologo: “Luna: a love story”. Vuoi darci qualche anticipazione su questo evento e sul tuo monologo?

Viviamo in un momento storico incredibile perché, oltre alle tantissime innovazioni e scoperte, torniamo ad avere la possibilità di fare viaggi spaziali oltre la bassa orbita terrestre. Quindi, durante questo decennio rivedremo gli esseri umani camminare sulla Luna. E non solo: vedremo anche i primi passi per la costruzione di una base permanente al Polo Sud della Luna, dove abbiamo scoperto grandi depositi di ghiaccio d’acqua, che ci permetteranno di avere una permanenza umana sul lungo termine. Il mio spettacolo racconta un pò la nostra storia d’amore con la Luna: dal passato (dalle prime domande che gli umani si facevano, quando guardavano la Luna), alle missioni umane e robotiche e, successivamente, parlerò anche di futuro, cioè di tutto ciò che ci aspetta e delle prime città lunari.

Adrian Fartade

Una domanda che potrebbe collegarsi al tuo monologo è: l’essere umano è ancora un esploratore dell’ignoto? Oppure, la razionalità sta sostituendo il coraggio? Mi spiego meglio: nell’Era Apollo abbiamo visto una grande dose di coraggio, nell’affrontare il pericolo e, soprattutto, abbiamo visto il classico essere umano esploratore dell’ignoto (proprio come i Romani, i Vichinghi, Cristoforo Colombo…). Oggi tendiamo forse ad essere più razionali, cioè ci poniamo tante domande prima di intraprendere un viaggio verso l’ignoto. Molte persone si domandano anche se sia giusto o sbagliato viaggiare nello Spazio. Cosa ne pensi?

Io penso che siamo molto più avventurieri oggi, rispetto al passato. Perché quello che stiamo facendo ora è molto più difficile di qualsiasi altra cosa che abbiamo fatto prima. I rischi ci sono sempre, e ogni generazione cerca di limitare i rischi, in base alle percezioni che ci sono nella propria epoca. Ad esempio, mettersi la cintura prima di guidare, non significa non essere coraggiosi; se attraversi col rosso non significa che sei coraggioso. Il fatto che noi abbiamo le tecnologie per fare cose in maniera più sicura, non significa essere meno coraggiosi. Queste tecnologie, che ci danno più sicurezza, ci permettono di pensare di andare anche su Marte. Io credo che, quando guardiamo indietro, tendiamo sempre a ‘romanticizzare‘ il passato e a dire: “prima tutto era migliore”.

In realtà, Cristoforo Colombo era sicuro che la Terra fosse molto più piccola, e invece non era così. Quindi, Colombo non è partito verso l’ignoto, perché lui era sicuro di viaggiare in un mondo molto più piccolo. Lui non pensava che il suo viaggio fosse verso l’ignoto. E’ infatti morto senza sapere di aver scoperto la Terra nuova (un nuovo continente). Oggi, quando pensiamo a quelle epoche diciamo: “Ah il grande esploratore Colombo…”. Forse erano molto più coraggiosi e ingegnosi gli esploratori polinesiani, perché hanno attraversato l’Oceano Pacifico e, al contempo, non avevano un’idea di cosa avrebbero trovato, o se l’avrebbero trovato. Loro viaggiavano proprio verso l’ignoto.

Quali saranno i tuoi prossimi eventi?

Continuerò ad andare in giro per l’Italia a fare spettacoli. Uno dei progetti a cui sto lavorando e a cui ci tengo tanto, si chiama la “Scuola delle Stelle“, per il quale sto cercando di raccogliere fondi per costruire una scuola in Niger, nel deserto del Sahara. Se riusciamo a raccogliere fondi entro Natale, possiamo realizzare una scuola per le generazioni a venire.

Tu hai scritto molti libri. Mi piacerebbe soffermarmi sul tuo libro “Su Nettuno piovono diamanti“. Il motivo è semplice: ci fai conoscere le meraviglie “nascoste” del nostro Sistema Solare. Come sappiamo, Marte e la Luna si prendono sempre le prime pagine; invece Nettuno, Urano, la Fascia degli Asteroidi, le lune di Giove e Saturno, per non parlare di Plutone… a queste meraviglie ci ha pensato Adrian con il suo libro! Come riesci a farci innamorare anche di questi mondi lontani, freddi e apparentemente non importanti?

Io, semplicemente, cerco di trovare modi nuovi per mostrarli e raccontarli. Penso che siano meravigliosi a prescindere da me. E poi sono le persone ad essere vicine a certi temi, come ad esempio l’esplorazione dell’ignoto (come dicevi prima), o lo stupore nel guardare mondi attorno a pianeti giganti. Come sappiamo, ci sono delle lune attorno ai pianeti giganti, che potrebbero avere la vita. C’è una luna con centinaia di vulcani giganteschi. C’è un posto con laghi di metano liquido… Quindi, sono mondi meravigliosi, che riescono da soli ad attirare le persone.

Com’è nata la tua passione per le missioni spaziali, e quando hai capito che il tuo futuro sarebbe stato la divulgazione scientifica?

In realtà c’è sempre stata, non è nata in un preciso momento. Io sono sempre stato appassionato di tutto ciò che mi dava il senso dell’avventura. E l’avventura che mi ha sempre emozionato di più è quella spaziale. Io ho fatto anche teatro, poi mi sono laureato in Storia e Filosofia e, successivamente, mi sono specializzato in storia dell’esplorazione spaziale. Tutto il resto è arrivato assemblando i vari tasselli: incominciando a raccontare, in modo teatrale, tutto ciò che mi meravigliava nel Sistema Solare. E poi dopo è diventato divulgazione scientifica.

In questo video Adrian ci spiega la missione della NASA Artemis 1 e il super razzo NASA SLS (il più grande al mondo e il più potente della storia), il quale riporterà l’umanità sulla Luna, con l’obiettivo di costruire una base lunare permanente e, successivamente, prepararci per lo sbarco su Marte.
Credit: link4universe (il canale di Adrian Fartade su YouTube)

Non posso non farti una domanda sulla tua passione più grande: i crateri. Perché li ami così tanto, e cosa diresti ad una persona per farla appassionare ai crateri?

I crateri sono un pò come i gatti: al primo sguardo sembrano un pò tutti uguali. In realtà, i crateri sono diversi fra loro. Chi ha avuto i gatti sa che hanno personalità uniche e caratteristiche uniche, pur sembrando simili. La medesima cosa accade con i crateri, perché il modo in cui si formano dipende dall’oggetto che colpisce la superficie, e anche dalle caratteristiche della superficie stessa. Quindi, se un oggetto colpisce una superficie fatta di metalli, di ghiaccio o di roccia, automaticamente, cambierà anche il cratere. Se all’interno della superficie ho un blocco di granito, un terreno bagnato o un terreno stratificato, il cratere che avremo sarà diverso.

Poi i crateri sono incredibilmente utili, anche perché scavano all’interno della crosta, dopo l’impatto dell’oggetto sulla superficie, lasciando sui loro bordi tutti gli strati del sottosuolo, che con l’impatto sono venuti a galla. Perciò i crateri sono come dei libri, che ci raccontano la superficie e il sottosuolo di un pianeta o di una luna. Ad esempio, su Marte ci sono dei crateri che, in passato, sono stati inondati dalla lava, poi dall’acqua, poi dal ghiaccio e ora dalle dune di sabbia. Questo vuol dire che i crateri vengono anche modellati nel tempo. Quando studiamo i crateri di un pianeta o di una luna, è come studiare davanti alla Biblioteca di Alessandria, la quale potrebbe raccontarci migliaia di eventi storici. Anche sulla Terra avevamo molti crateri, ma gli eventi atmosferici hanno distrutto la maggior parte di loro. Sulla Luna, invece, abbiamo crateri antichi ancora integri, risalenti all’epoca dei crateri terrestri perduti. Perciò, studiare i crateri lunari serve anche per conoscere la storia del nostro pianeta.

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Attualmente, le missioni di grandissima importanza ce ne sono a decine. Ci troviamo in un momento d’oro dell’esplorazione spaziale. Stiamo per ritornare sulla Luna, con l’obiettivo di costruire basi lunari permanenti, e per prepararci allo sbarco su Marte. Andremo a prendere dei campioni da Marte, e li porteremo sulla Terra entro il 2032. Manderemo un drone su Titano. Attualmente un piccolo elicottero sta volando su Marte. Sta per compiere il suo primo volo il razzo più grande al mondo, e il più potente della storia, il quale riporterà l’umanità sulla Luna… Come spiegheresti l’importanza di queste missioni spaziali, a coloro che considerano le missioni spaziali non necessarie?

In effetti non sono necessarie. Chi pensa che queste missioni non sono necessarie, ha ragione. Il punto è “a che serve a noi, come umani, fare cose che non ci servono?”. Quando parliamo di cosa ci serve, cerchiamo di capire se è utile e quanto costerà. E’ come dire: “per avere un essere umano funzionante, ci servono solo acqua, aria e cibo, tutto il resto non è necessario”. Però tutti sanno che non è così. Ad esempio, durante la Pandemia, c’era chi aveva voglia di uscire. Ma non era necessario. Anzi, era più utile rimanere a casa a lavorare, perché il lavoro porta il guadagno. Oppure, perché uscire con gli amici a ridere e scherzare? Rimanere a lavorare è più utile. In realtà, la passeggiata o stare con gli amici ci fa stare meglio psicologicamente e ci rende più felici.

Gli effetti positivi delle missioni spaziali non sono immediati. Viaggiare nello Spazio è così importante perché ci permette di sviluppare nuove tecnologie (ad esempio, per andare sulla Luna dobbiamo risolvere dei problemi, che non troveremmo se rimanessimo sulla Terra: come i microchip nati per miniaturizzare i computer, poiché i computer terrestri non entravano nella navicella, e questo ci ha portato ad avere i computer digitali). Poi noi abbiamo bisogno di avere dei dati dallo Spazio, per riuscire a capire come stiamo qui sulla Terra: dall’agricoltura al meteo, compreso il cambiamento climatico. E non solo: le missioni spaziali ci servono anche per la conoscenza. Mandare un drone su Titano, per studiare i laghi di metano, può sembrare inutile, ma quella conoscenza ci da un modo per collaborare insieme, per unire noi umani sulla Terra. E poi ci fornisce un bagaglio di conoscenza scientifica e ingegneristica, che ci permette di fare missioni e scoperte ancora più grandi.

Chiaramente, sulla Terra ci sono cose più urgenti da fare, come ad esempio curare le persone che muoiono di malaria, di fame, di sete… e noi mandiamo sonde su Saturno. Il problema è che la scienza non è in competizione con i problemi del mondo. Noi dobbiamo riuscire a fare entrambe le cose. E’ come dire: “Non passeggio più e non esco più con gli amici, perché non riesco a trovare il cibo da mangiare”. Per trovare un lavoro, che ti consente di mangiare, hai bisogno di stare bene psicologicamente. Sulla Terra abbiamo tutti i soldi e tutte le capacità necessarie per fare entrambe le cose. Molte tecnologie spaziali sono fondamentali per tirare fuori dalla povertà miliardi di persone, come ad esempio i satelliti che forniscono informazioni sui terreni agricoli, agli agricoltori delle piccole nazioni. Infine, le missioni spaziali fanno sentire gli esseri umani “terrestri“, senza confini geografici.

Per quanto riguarda i costi, il budget dedicato alle missioni spaziali dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea), è meno della metà di quello che spendiamo in profumi o in gelato all’anno in Europa. A ogni italiano le missioni spaziali costano circa 10 euro all’anno. Quindi, parliamo di cifre irrisorie. Dobbiamo anche ricordarci che, per ogni euro speso in Europa per le missioni spaziali, c’è un ritorno economico di 3 euro. Spendi 1 euro e ne ritornano 3 euro.

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