“Versicoli quasi ecologici”

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto !)del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo.E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume, 
non fatelo cavaliere 
del lavoro. L’amore 
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: come 
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.

 (Giorgio Caproni)
I dati UNEP (UNITED NATION ENVIROMENT PROGRAMME, Il programma ONU per l’ambiente) rivelano che ogni anno più di otto milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani causando danni agli animali, all’ecosistema, alla pesca e compromettendo, anche, il turismo balneare.
La questione è più grave di quanto possa sembrare.  
A testimoniarlo è la PACIFIC TRASH VORTEX o GREAT PACIFIC GARBAGE PATCH un enorme accumulo di spazzatura galleggiante situato nell’Oceano Pacifico. L’ estensione della sua superficie si stima varia tra i 700, 000 km2 fino ad arrivare a più di 10 milioni di km2. La sua scoperta fu resa nota, per la prima volta, in un documento pubblicato nel 1988 dalla National Ocean and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti.
Da cosa è composto questo TRASH VORTEX?
In questa area dell’oceano è presente un accumulo enorme di materiali non biodegradabili quali: plastica e rottami marini. Questi possiedono una biodegradazione molto lenta e complessa, tale da produrre un inquinamento pericoloso per l’intero Pianeta Terra.

Come si è formato?
I mutamenti delle correnti oceaniche provocano, alla volte, la perdita di interi contanier trasportati da “navi da carico” . Tra gli episodi maggiormente noti occorre annoverare quello del 1990. La nave HANSA CARRIER perse in mare 80, 000 articoli di scarpe prodotte  dalla Nike, che si arenarono lungo le coste delle HAWAII, BRITISH COLUMBIA, WASHINGTON e OREGON.
Il primo studio a mettere in luce le reali dimensioni dall’inquinamento prodotto dalla plastica fu pubblicato nel 2014. All’epoca si stimò che cinque tonnellate di rifiuti plastici galleggiavano nei nostri mari.
Nello stesso anno furono trecentoundici le tonnellate di plastica prodotte in tutto il mondo, una quantità di venti volte superiore rispetto al 1964. Un rapporto dell’ ELLEN MAcARTHUR FOUNDATION ha ipotizzato che entro il 2050 ci sarà più plastica che pesci in mare.
È ormai tardi per poter tornare indietro, ma mai del tutto, per iniziare a mutare le nostre abitudini, considerando che molti dei rifiuti dispersi in mare provengono dalle nostre case o città. Abbiamo bisogno di una Terra pulita capace di poter accogliere felicemente le generazioni successive; di una Terra che continui a splendere.
PS: Per queste vacanze estive ricordate di portare sempre con voi un sacchetto e raccogliere gli appositi rifiuti.
Siamo ospiti di questo paradiso, non i padroni.


Articolo realizzato da Marika Carolla

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